LE NUOVE FRONTIERE DELLA MODA

OLTRE NEW YORK LONDRA MILANO PARIGI

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Chi fosse ancora convinto che la vecchia Europa o l’America fossero l’ombelico del mondo della moda e che a dettare legge sulle prossime tendenze siano solo le fashion weeks di New York, Londra, Milano e Parigi appena terminate si sbaglia di grosso!...perché in molte città del mondo si tengono fashion week tra cui quelle da non sottovalutare e da tenere d’occhio sono, senz’altro, quelle tenutasi a Tokyo e Seul.

Partiamo dal Giappone paese per eccellenza delle “cose strane”, dei trend più bizzarri e lontani dai nostri gusti, la sua capitale Tokyo è il crocevia di stili e tendenze che nascono dallo street style, passeggiare per la capitale è come andare al luna park e rimanere stregati dalle mille luci e dai tanti ragazzi che la popolano ognuno interpretando il proprio stile. E’ la capitale per eccellenza dello street style e da dove sono arrivate a noi molti trend che oggi fanno parte del nostro modo di vestire (uno su tutti il mix and match).

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Le tendenze più forti che sono emerse sono state: l’unisex e l’oversize, infatti una nota azienda low cost non ha perso tempo e pochi giorni fa ha lanciato una linea unisex chiamata Ungendered per il consumatore di “genere fluido” che non si sente né femmina né maschio!...Divagazioni a parte ritornando alla moda giapponese i portavoce più autorevoli di questo mood trasportato dalla strada alle passerelle sono stati il marchio DressedUndressed, marchio giovane, fondato nel 2009 da Takeshi Kitazawa e Emiko Sato

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e dallo stilista Yohji Yamamoto che ha presentato una collezione pensata per le donne, ma che può adattarsi anche al pubblico maschile, spiccano su tutti i blouson e i cappotti accompagnati da originali t-shirt con stampe disegnate dallo stesso stilista.

La Corea del sud ha sviluppato velocemente una richiesta predominante del lusso come status sociale del nuovo benessere e molti stilisti hanno puntato soprattutto nell’assecondare l’importanza fondamentale che ha il vestirsi per i coreani per affermare il proprio stile con abiti di alta qualità.

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Lo stilista di punta della Corea del sud, amato follemente dai giovani è certamente Younchan Chung che ha creato il marchio The-Sirius, la sua ispirazione la trae dalla grafica, dalla fotografia e dall’arte più estrema, per lo stilista un capo deve essere versatile e portabile, ma esclusivo e qualitativamente eccellente. Il tessuto principe delle sue collezioni è la pelle, sicuramente è stato lo stilista che ha suscitato più curiosità sia da parte del pubblico che da parte dei buyer.

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In Cina c’è una fashion week sia a Pechino che a Shenzhen, ma la più grande e la più sponsorizzata è quella di Pechino, forse meno spettacolare ed innovativa perché molto occidentalizzata, la moda cinese non vuole piacere solo ai cinesi, a differenza di quella giapponese o coreana che per ora punta solo ad assecondare e conquistare il gusto del proprio popolo. La tradizione cinese la si può ancora ritrovare nelle stampe dei tessuti e negli stessi tessuti usati, uni su tutti, la pregiata seta cinese. Previsioni economiche ci dicono che la richiesta di beni di lusso dei cinesi crescerà ancora nei prossimi anni nonostante la crisi economica che in questo momento pervade il paese e forse le cose stanno cambiando, i cinesi cominciano ad organizzarsi creando propri brand del lusso e facendo crescere stilisti cinesi che possono contare nel grande aiuto economico dello stato per le proprie imprese, stato che comincia ad intravedere il grande valore economico che la moda può avere per lo sviluppo del paese, ecco perché è stato particolarmente attivo quest’anno nel promuovere le settimane della moda nel suo paese. La moda italiana dovrebbe cominciare già da subito a correre ai ripari anche se (per ora) il made in Italy ha un forte ascendente sui ricchi cinesi mai sedersi sugli allori soprattutto se si parla di cinesi!

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Dove la camera nazionale della moda italiana e soprattutto il suo presidente Mario Boselli hanno brillato per spirito anticipatore ed imprenditoriale è stato per la seconda edizione dell’Arab fashion week che si è tenuta dal 16 al 19 marzo a Dubai, ma presentata già presentata a febbraio a Milano con l’auspicio che la settimana della moda araba sia una grande opportunità per la moda italiana di eccellenza, la moda italiana è stata protagonista di Dubai consapevole che i consumatori hanno nuove esigenze, nuove concezioni di stile, prontamente soddisfatti dagli stilisti italiani. Molto si è detto e scritto su questa settimana araba, molte sono state le critiche agli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana per aver creato una linea destinate alle donne e uomini arabi, solo fuffa a mio modestissimo parere, qui non si sta parlando di politica o di mettere in discussione i nostri valori occidentali, qui si parla di moda e di conquistare nuovi potenziali consumatori che se non sarà il made in Italy ad intercettare qualcun altro farà al posto nostro, di questo devono tener conto la troppa gente, pseudo addetti ai lavori o pseudo politici che hanno scritto e parlato di un mondo che non conoscono: quello della moda che non ha niente a che vedere con la politica o le idee personali che ognuno può avere verso la cultura araba. Forse i due stilisti sono gli unici, tra gli stilisti italiani, che hanno saputo intercettare il gusto di due enormi bacini di espansione per la moda italiana: l’Asia e il mondo arabo dunque io dico chapeau!

Ma una fashion week non si nega proprio a nessuno e quindi spuntano, come funghi nel campo della moda, a Mosca, ad Istanbul a Beirut, Melbourne e Sydney, Toronto, Mumbai, Tel Aviv, Copenaghen e Stoccolma, Amsterdam, Madrid e Berlino…e persino l’Africa è stata contagiata dal “mal di moda” istituendo la Ghana fashion week.

Questo articolo è stato concepito per dare una sveglia alla vecchia e cara Europa che con Parigi e Milano crede ancora di detenere il monopolio del pret-à-porter e dell’alta moda, ma per quanto ancora mi chiedo? Grandi fermenti e grandi spinte arrivano da lontano, la moda “europea” dovrebbe far crescere al proprio interno nuovi stilisti molto più affini allo street style e alle influenze che giungono da esso, altrimenti saremo necessariamente surclassati, se oggi sono ancora brand del lusso francesi e italiani i più venduti nei paesi asiatici ed arabi, domani la musica potrebbe dolorosamente cambiare, mettendo a repentaglio un settore economico, come quello della moda, che dà da vivere a molta gente nel vecchio continente. Dobbiamo smettere di avere la puzza sotto al naso e snobbare sistematicamente quello che arriva dagli altri paesi, ma cominciare seriamente a capire ed intercettare cosa veramente piace e “va di moda” tra i giovani coreani o giapponesi o libanesi senza etichettarli semplicemente come dei tipi stravaganti che vestono in modo stravagante. Rischieremmo di perdere un treno molto importante per la nostra economia mentre i governanti di questi paesi hanno capito invece benissimo l’importanza di questo settore puntando molto nella crescita e nell’espansione di un mercato locale del lusso.

Essendo oggi, insolitamente, affetta dalla sindrome del “grillo parlante” voglio concludere questo articolo con una riflessione che apparentemente può non c’entrare niente con la moda e le sue tendenze, ma che secondo me invece è fortemente correlata alle donne e al modo di concepire il corpo della donna dalle donne.

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Come certamente molte di voi anch’io seguo alcuni personaggi popolari sul social media Instagram e oggi mi sono imbattuta in una raffica di commenti poco gradevoli, e sono buona, verso la conduttrice televisiva Caterina Balivo, il motivo? La sua non perfetta forma fisica (a loro dire) in alcune foto che la conduttrice ha postato in costume da bagno durante una sua vacanza alle Maldive (ora giudicate voi guardando le foto incriminate), ma la cosa che più mi ha fatto male è stato constatare che questi commenti erano stati scritti da donne! E poi ci lamentiamo contro i giornali di moda perché in copertina hanno donne troppo magre? Apostrofare la conduttrice di essere sfatta e con la pancetta ha dell’assurdo, avercele donne sfatte e con la pancetta come Caterina Balivo! Donne svegliamoci! Come possiamo pretendere un cambiamento da parte del mondo della moda se non siamo noi le prime a cambiare prospettiva? Oggi la nuova moda delle ragazzine sui social è postare una propria foto con un foglio A4 perché si è davvero “giuste” se il proprio punto vita misura quanto i margini del suddetto foglio, lo trovate assurdo? Beh se si continua ad additare donne che vestono la taglia 42 come sfatte e grasse il risultato è questo e sarà sempre peggio e chi ne pagherà le conseguenze saranno soprattutto le più giovani. Credo che sarebbe meglio misurarsi il cervello anziché il punto vita.

T. Velvet

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