LE PANDEMIE E GLI ANTICHI RIMEDI NELLE CARTE D’ARCHIVIO

Il download del libro edito dal MIC scaricabile gratuitamente

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cms_24390/0.jpgConoscere e approfondire le “ricette” che sono state messe a punto per contrastare i terribili effetti delle pandemie susseguitesi nei secoli.

È il fine che si è prefisso il team degli archivisti di Stato attraverso la sapiente valorizzazione di preziosi documenti d’archivio raccolti nel volume “Epidemie e antichi rimedi tra le carte d’archivio”, edito dal Ministero della Cultura e scaricabile al link:

https://media.beniculturali.it/mibac/files/boards/be78e33bc8ca0c99bff70aa174035096/Card/Epidemie/Libro%20MIC%20Epidemie%20Archivi%20-%20DGA_LIGHT.pdf

E’ un testo attraente che si legge con piacere anche per la splendida trasposizione grafica.

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Ripercorre, attraverso i documenti custoditi negli Archivi di Stato e non solo, alcuni accadimenti legati al tema storico delle pandemie - la peste, il colera, il vaiolo, l’influenza spagnola del XX secolo, gli ultimi casi di peste bubbonica alla fine della Seconda Guerra mondiale e altre epidemie - nonché alle misure di contrasto, sia politiche sia sanitarie, adottate nei vari luoghi di un Italia ai primi vagiti, quell’Italia in cui veniva riposto il sogno di generazioni di uomini e donne animati dall’autentico anelito di ritrovarsi indipendenti dalle dominazioni straniere che ne avevano martoriato il territorio.

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Nel lavoro svolto dagli Istituti archivistici italiani è apprezzabile nell’accurata selezione di testimonianze cartacee la ricerca sociolinguistica in virtù della quale si scopre che parole quali quarantena, chiusura forzata e distanziamento sociale fossero presenti già nel XV secolo.
Sul punto il Ministro Dario Franceschini nella prefazione del libro evidenzia che non a caso, anche il medico della peste della stampa seicentesca - riprodotto nella copertina del volume - indossa un dispositivo protettivo a forma di becco, tipico della sua divisa, utilizzato per contenere essenze aromatiche e polveri varie che si credeva agissero come filtro per impedire il passaggio dei batteri infettanti.

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Un tema del passato che risulta di straordinaria e sorprendente attualità. Allora, come ora, i divieti di circolazione delle merci e delle persone, la chiusura dei mercati e delle scuole, le misure di distanziamento sociale, i provvedimenti delle autorità pubbliche per arginare il diffondersi dei contagi, le relazioni ufficiali sulla salute pubblica, le patenti di sanità per le navi, gli editti locali e nazionali provocavano le reazioni della popolazione, sempre ispirate e animate da un coacervo di pulsioni dettate da scetticismo e scoramento.

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Proprio questo sciame sentimentale è foriero di spunti di riflessione che non compulso per non limitare il piacere della personale valutazione de qua. Mi limito a richiamare i nobili sentimenti sottesi ai biglietti anonimi che accusavano le autorità di avere intenzionalmente diffuso l’epidemia. Ciò a conferma che un certo tipo di comportamenti appartiene al DNA del genere umano: calunnia e adulazione sono nei sapiens una prerogativa, dalle strabilianti potenzialità impermeabili a spazio ed ere.

Sfogliando le pagine si scoprono anche i documenti redatti dai notai ai moribondi e le incisioni raffiguranti santi protettori come Sant’Eustachio invocati dai fedeli per guarire le infezioni. Interessanti sono i progetti di ampliamento per gli ospedali, le cure, i rimedi, le dispute scientifiche, le locandine promozionali della vaccinazione e di sostegno delle istituzioni sanitarie nazionali e internazionali come la Croce Rossa.

L’opera è uno scrigno di testimonianze a mio avviso suggestive del significato che assume l’indagine storica. La memoria, lo si sa, restituisce le cose non come esse sono state, bensì come di volta in volta esse sono state recepite, colte e vissute.

Buona lettura.

(fonte testo e immagini: https://cultura.gov.it/)

Antonella Giordano

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