LE PAROLE DEL CAMBIAMENTO

La parola ai giovani di Giovanni Caccamo

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Giovanni Caccamo, Cantautore con la passione per l’Architettura oppure Architetto con la passione per la musica?

Oppure è solo un trentenne che, in questo momento incerto per i giovani, ha avuto le idee abbastanza chiare per intraprendere una strada e, con coraggio e determinazione, perseguirla fini a raggiungere dei traguardi. Consapevole di poter dare di più sta continuando questo percorso all’insegna delle parole, con le quali, come cantautore con qualcosa da dire, gioca da tempo.

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È stato ospite dell’Università del Salento, dove ha presentato questa pubblicazione edita niente meno che da Treccani e con prefazione, niente meno che di Papa Francesco.

Potrei finirla qui, perché a questo punto è d’obbligo approfondire leggendo il libro piuttosto che parlandone, ma non posso, perché l’incontro è stato talmente interessante da meritare di più.

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Il giovane Caccamo confronta la sua generazione con quella precedente attraverso il dialogo con Cristina dell’Acqua, a sua volta scrittrice e docente di greco e latino (giocare con le parole è il suo lavoro).

Per il cantautore la parola di cambiamento è stata GRATITUDINE ed è stato davvero interessante seguire il suo ragionamento al riguardo.

La similitudine che ha usato è stata molto efficace ed entusiasmante. Immaginare la emozioni come una plancia di aereo con un centinaio di lucine di cui solo 4 o 5 rosse (Tutte il resto verde a significare che va quasi tutto bene), quelle (poche) che non vanno come vorremmo ci condizionano. Tendiamo per natura a concentrarci su queste ultime dando per scontato ciò che invece dovrebbe procurarci gioia e serenità. Per riattivare il tutto e creare la giusta armonia sarebbe utile ogni tanto fare un esercizio, cioè spegnere qualche situazione positiva per sentirne la mancanza ed apprezzarla.

Questo è qualcosa che in pandemia, quando dall’oggi al domani non abbiamo più potuto svolgere la vita come eravamo abituati a fare, abbiamo inconsciamente fatto. Infatti, ciò che ci mancava erano tornate ad essere le cose semplici che fino al giorno prima davamo per scontate.

Fare una passeggiata, abbracciare gli amici, stare in compagnia delle persone che amiamo.

cms_30659/2_1685246944.jpgQuindi, per sintetizzare, il consiglio è quello di concentrarsi su ciò che si ha invece che su quello che ci manca, così da apprezzare le molte cose belle che abbiamo la fortuna di avere.

Invertire il modo di pensare, non più “perché dovrebbe” accadere una determinata cosa, ma “perché NON dovrebbe”. Cambiando il punto di vista si vive in modo positivo.

Dare il giusto peso alle cose, soprattutto se ci fa star male, serve a ridimensionare ciò che abbiamo intorno e collocare nella giusta prospettiva ogni avvenimento. La vita è una questione di priorità, e siamo noi a dare importanza alle cose attorno a noi.

Si è parlato infine della parola morte, c’è un modo positivo di pensarla? Si, perché questa prospettiva rende preziosa la vita proprio perché ha un limite, quindi bisogna Viverla (non basta essere vivi).

È stato un incontro in cui i giovani, che oggi si sentono soli e senza prospettive, hanno avuto modo di confrontarsi per poter guardare al futuro con una nuova speranza, perché in realtà ciò è possibile con le giuste Parole ed il corretto uso che se ne fa.

Il consiglio è di vivere in modo rilassato. La nostra fragilità ed i nostri limiti ci devono fare tornare al Carpe Diem “Psicofarmaco” di Orazio di cui il consiglio è sempre stato quello di Non esaltarsi troppo nei momenti di gioia e non abbattersi troppo negli avvenimenti negativi.

(Foto scattata dall’autrice)

Simona D’Amanzo

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