LE SPIGOLATURE ECONOMICHE DELLA SETTIMANA
Sei cose da tenere d’occhio

Nessuna ricetta magica per ridurre il debito
Che il futuro economico non sarebbe stato roseo, lo si sapeva sin dai tempi in cui il debito si era iniziato ad accumularlo. A cuor leggero, col senno di poi o forse con un progetto di cambiamento che non si sarebbe peritato dal sortire effetti poco rassicuranti. Oggi c’è ed è un freno per la crescita. “Non c’è una ricetta magica per ridurlo” ha detto il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel suo intervento al Festival Economia di Trento, sottolineando che “gli squilibri quando si accumulano si finisce per pagarli tutti insieme”. Per abbatterlo, occorre andare avanti “posta per posta, elemento per elemento”, attuando una spending review “dal basso, chiedendosi cosa serve e non serve oggi”. Deve chiederselo l’economia, ma soprattutto la politica, in vista della possibilità concreta di un voto anticipato. Al momento “non è neanche chiaro – ha detto ancora il governatore – il sistema che si sta proponendo”. E all’incertezza i mercati non possono che replicare con nervosismo. “Adesso le difficoltà più grosse possono essere sul piano delle riforme”. Ma, come ha ricordato, “nell’esperienza storica” l’Italia con il proporzionale ha sperimentato un’economia in crescita. Certo è che per tornare a sperimentare fasi positive, la quadra deve essere trovata in seno all’Ue. Parola d’ordine: coesione.
I conti di Padoan
“L’ultima cosa che vuole fare un ministro delle finanze è sprecare la manovra, che è la cosa più importante dell’anno di lavoro”. Parola di Pier Carlo Padoan che al Festival Economia di Trento, ha aggiunto: “Il mio compito in questa data condizione politica è di lasciare il paese con i conti pubblici in sicurezza, e questo mi sento in grado di dirlo". Chiunque farà la legge di bilancio, gioverà del lavoro preparato dalla manovrina e dallo sconto chiesto a Bruxelles. “Il cuneo fiscale in Italia è stato abbassato nel primo momento in cui il Governo Renzi è entrato nel Paese”. Del resto gli effetti del presente, non possono che basarsi su un lavoro pregresso che il Ministro sottolinea fatto, a cominciare dai provvedimenti di sgravi per famiglie e imprese. “Nella situazione affastellata e complessa di questi anni c’è un luogo comune che mi dà fastidio, che ci siano scorciatoie, che si può abbattere il debito domani, che si può reintrodurre flessibilità lasciando l’euro, o ottenere 300 miliardi di introiti dal patrimonio immobiliare. Io non le ho trovate le scorciatoie, anzi ho trovato che se uno le prende finisce male. I problemi sono risolvibili ma non ci sono bacchette magiche. Chi le propone o non ha fatto analisi completa o l’ha fatta e ha deciso di ignorarla”.
Oltre un minore su dieci era povero nel 2015
Nel 2015, oltre un minore su dieci viveva una situazione di povertà assoluta. A dirlo è Bankitalia nell’ultima relazione annuale. Gli anni della crisi hanno visto l’incremento della povertà, soprattutto tra le famiglie numerose, con due o più figli. La causa sta nella perdita del reddito da lavoro di uno o entrambi i genitori. Più sereni gli anziani “per effetto della maggiore stabilità dei redditi da pensione”. Si fa strada intanto la prospettiva di misure in sostegno delle fasce povere. Una volta verificate “le effettive condizioni di bisogno - sostiene Bankitalia - bisognerà “porre in essere adeguati servizi” che garantiscano “una maggiore inclusione sociale, in aggiunta ai trasferimenti monetari”.
Brindisi diplomatico al Greco di Tufo
In occasione dei 25 anni delle relazioni diplomatiche tra Italia ed Azerbaijan, il Salone Margherita di Roma, si inebria degli effluvi di alcuni pregiati vini dell’Irpinia, presentati dall’azienda vitivinicola avellinese “Sella delle Spine di Caggiano Luigi”. Calici di Greco, Fiano e Taurasi Vigna dell’Angelo, si sono levati, tra le danze e i complimenti del paese caucasico. Sapori caldi e decisi che narrano in fragranza la fiera storia dei vitigni del Sud, apprezzati in tutto il mondo. E l’export italiano registra un trend in crescita che già lo scorso gennaio si era attestato al 9% rispetto all’anno precedente. Dai dati dell’Italian Wine and Food Institute si rileva inoltre, nel primo trimestre, un aumento dell’1,3% in quantità e dell’1,5% in valore, della vendita verso gli Stati Uniti. L’Italia mantiene dunque la sua leadership, con una qualità che si conferma superiore.
Come il terrorismo incide sull’economia
Il terrorismo transnazionale di matrice islamica può potenzialmente produrre un rilevante impatto sull’economia. Non solo per i danni diretti provocati durante gli attentati, ma per quelli indiretti, più subdoli e pericolosi, in grado di riverberarsi sui mercati nazionali ed esteri. Gli effetti delle regolamentazioni e dei controlli derivanti dalle misure antiterroristiche, in un’economia globalizzata, possono essere devastanti. Se, sul piano individuale, un attentato modifica la propensione al risparmio, all’investimento e ai consumi, sul piano macroeconomico, la percezione di incertezza, può innescare un andamento a spirale ribassista: il mercato detesta l’insicurezza. È al cagionamento di danni permanenti alle economie che mirano i terroristi. Al susseguirsi di attacchi ripetuti, si avvertirà l’esigenza di incrementare i settori militare e della sicurezza, incidendo negativamente sul welfare, sulle misure in sostegno della crescita e inducendo uno schema di chiusura, le cui conseguenze ricadrebbero sulla movimentazione delle merci e sugli spostamenti delle persone. Se il mondo vivesse in armonia, il reddito globale crescerebbe del 30%, secondo i dati rilevati dall’Istituto per l’Economia e la Pace. Vero è però che gli effetti recessivi di un attacco - la storia recente l’ha dimostrato - sono di breve durata. E lo spirito di coesione che l’Europa sembra aver ritrovato dal G7 di Bari, ha allontanato lo spettro di un’eventuale sospensione di Schengen o, peggio, di un blocco permanente della libera circolazione che, nel lungo periodo avrebbe potuto determinare una flessione degli scambi compresa tra 10 e 20% con ripercussioni sui flussi finanziari e sugli investimenti, difficili da stimare. Insomma, l’UE sembra aver scelto l’opzione più sensata, viatico di un impegno unitario e coordinato nella messa in atto di operazioni per il contrasto effettivo del terrorismo.
Ritratti dell’economia. Chi era Luigi Einaudi
Esponente del pensiero liberista e federalista europeo, Luigi Einaudi (Carrù 24 marzo 1874 – Roma 30 ottobre 1961) è stato fervido sostenitore della mutua implicazione tra liberalismo e liberismo, ritenendo le due caratterizzazioni reciprocamente dipendenti. Rifacendosi agli anglosassoni John Stuart Mill e John Locke, esaltava l’individualità, la libertà d’iniziativa e il pragmatismo. Un liberista completo, a suo avviso, doveva necessariamente essere anche liberale, per realizzare nella società il suo ideale di libertà economica e commerciale. Un regime statalista non avrebbe potuto che portare alla stagnazione, nella repressione dell’individuo che può perfezionarsi solo se libero di autorealizzarsi.
Se l’Illuminismo, che pur gettava le basi della libertà economica, vedeva la proprietà – si pensi agli asserti di Kant o di Montesquieu – come l’unico mezzo per affermare il talento umano, Einaudi correlava la meritocrazia all’economia di mercato: l’individuo più competente o creativo può rendere migliore l’azienda. Nell’autorealizzazione si celano, è vero, i presupposti dello scontro tra interessi concorrenti, ma la lotta che ne deriva non è che origine di progresso. Nel mondo di Einaudi gli uomini si assumono la responsabilità delle proprie imprese economiche, senza gravare sugli altri, come invece accade in uno stato assistenziale. Una società libera necessita di istituzioni minime, basate sulla trasparenza e facilmente utilizzabili dal cittadino. Il modello che meglio si adatta a tale teoria è il decentramento. Einaudi puntava infatti a un federalismo europeo, con una sola politica economica e un forte esercito unitario, capace di tenere a bada le pressioni da Oriente, nonché di confrontarsi pariteticamente con gli USA.
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