LO SCIAMANO (II^ PARTE)

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Nell’articolo precedente, abbiamo visto l’etimologia del termine Sciamano, nonché le sue origini e le sue funzioni.

Oggi andiamo ad approfondire l’aspetto spirituale di questa figura, cercando di contestualizzarla nel tessuto contemporaneo.

Tutto può riassumersi in una parola: CONSAPEVOLEZZA. Con questo intendo dire che è fondamentale riappropriarsi del proprio Sé profondo, riprendendo contatto con il proprio corpo e la propria energia.

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Facendo ciò, talenti e potenzialità vengono riattivati, innescando da un lato il processo di guarigione e producendo, dall’altro, un nuovo senso della Vita.

Come arrivare a questo cambiamento? Attraverso la più alta e potente forza trasformatrice che esista: l’AMORE.

Lo Sciamano è colui che segue la via dell’Amore, per se stesso, per il prossimo e per tutto il Creato. Camminando su questa via e insegnandola ad altri, manifesta il denominatore comune di tutte le cose, riportando all’Uno ciò che è diviso. Non soltanto all’esterno di sé ma anche - e, direi, soprattutto - all’interno. È ritrovando l’unità, in se stessi e al di fuori di sé, che si produce il “miracolo” della guarigione.

Ecco che la guarigione, così intesa, non ha nulla a che vedere con la medicina, quale “scienza che ha per oggetto lo studio delle malattie, la loro cura e la loro prevenzione” (Dizionario). Al contrario, qui si risale alla sorgente stessa della sofferenza, per sanarla e riequilibrarla ancor prima anche abbia degli effetti a livello fisico. O, qualora li abbia già prodotti, per ripristinare la salute dell’individuo nella sua interezza, corpo-mente-spirito.

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Ciò che contraddistingue lo Sciamano sono la serietà e la dedizione per questo aspetto della vita. Così come i sacerdoti - in qualche maniera a loro assimilati - gli Sciamani dedicano la loro vita a questa pratica spirituale, rispondendo ad una vera e propria “chiamata dall’alto”

Lo Sciamanesimo insegna che ogni cosa vivente è dotata di spirito, oltre che di una forma fisica. Non solo, tutti siamo interconnessi attraverso l’Akasha e una coscienza collettiva (vedi i miei articoli su questo argomento).

Anche se non ne siamo perfettamente consapevoli, abbiamo tuttavia la percezione di questa dimensione di "altri" Mondi. I bambini, fino a una certa età, riescono addirittura a vederli, ma i condizionamenti della nostra società materialista, presto o tardi hanno la meglio sul prosieguo della vita spirituale.

Quello tra il mondo visibile e invisibile è un velo sottile che, però, può essere sollevato soltanto se ci si sintonizza sulla giusta frequenza.

Vedere e muoversi tra queste dimensioni è la vocazione dello Sciamano.

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Sciamanesimo è sinonimo di profonda connessione dell’uomo con la natura e tutti gli esseri viventi. E ciò che contraddistingue la pratica sciamanica, è il contatto continuo e diretto dello Sciamano con i suoi spiriti guida, che gli permettono di viaggiare nei mondi spirituali. Difatti, quando lo sciamano entra in trance, il suo corpo rimane in questa dimensione terrena mentre lo spirito si muove in quella degli spiriti.

Non è una passeggiata di piacere, anzi, gli sciamani spiegano che è facile perdersi; per questo motivo, essi vengono affiancati dagli spiriti degli animali, che li accompagnano e li guidano nel viaggio.

Il cosiddetto “viaggio sciamanico” è parte essenziale della missione dello Sciamano. Ma in cosa consiste e qual è la sua utilità? È quella di fornire assistenza spirituale a sé stessi e al prossimo, canalizzando aiuto, consigli e guarigione per il maggior bene dell’individuo.

È proprio questa finalità etica che distingue lo Sciamano da altri tipi di figure che promettono miracoli volendo, però, manipolare la realtà.

Lo Sciamanesimo è una via che conduce all’ ascolto di sé, alla riconnessione con la propria anima, e non una fuga dalle responsabilità umane e sociali.

“Siate nel mondo senza essere del mondo”, diceva il Cristo. Ed è esattamente questo che lo Sciamano vive giorno dopo giorno.

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LO SCIAMANO (I^ PARTE)

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Simona HeArt

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