LO STUPRO E’ STUPRO, SENZA GIUSTIFICAZIONI

La vicenda delle studentesse americane violentate a Firenze scuote l’opinione pubblica

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Dopo la confessione del carabiniere, che ha parlato di "rapporto consenziente", arriva un’ulteriore svolta nelle indagini sulle accuse di stupro a Firenze. Le due ragazze americane sarebbero state abbordate al bar della discoteca. A dichiararlo è un testimone, che ha notato le giovani - barcollanti per l’alcol - accanto agli agenti. Gabriele Zanobini, avvocato di una delle due studentesse, spiega invece che le due ragazze non erano pienamente lucide per via dell’alcol, e quindi non hanno potuto dare il consenso per il rapporto sessuale: “la violenza sessuale non si consuma solo con la violenza fisica o con la minaccia. Si consuma anche, e lo dice il codice penale, abusando delle condizioni di inferiorità psichica o fisica al momento del fatto”. Secondo Zanobini, quindi, allo stupro si aggiunge l’aggravante dell’abuso di potere. Secondo il legale, esiste poi un’aggravante nei confronti dei due carabinieri, prevista dall’articolo 61 del codice penale, che punisce "il fatto commesso con abuso del potere o con violazione dei doveri inerenti una pubblica funzione: qui siamo di fronte a due pubblici ufficiali che avrebbero dovuto proteggere e non abusare delle ragazze".

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Nei confronti dei due carabinieri l’Arma ha "disposto un provvedimento di sospensione precauzionale dall’impiego". È quanto ha fatto sapere il comando provinciale dei carabinieri di Firenze, specificando che il provvedimento "è già stato notificato agli interessati". Ora sui fatti indagherà la magistratura, a cui spetta raccogliere prove, valutare le deposizioni e accertare la responsabilità.

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Questi ultimi giorni ci hanno consegnato un dibattito disgustoso e oltraggioso nei confronti delle vittime di Firenze, utilizzate per tentare di conquistare qualche voto alimentando paure. La denuncia di stupro da parte delle due giovani americane è stata accolta con molta prudenza e una moderata reazione emotiva sia da parte dell’opinione pubblica che della stampa, anche se la notizia che due rappresentanti delle forze dell’ordine possano essere responsabili di uno stupro, dovrebbe suscitare se non indignazione profonda, almeno parecchio allarme sociale. Giornali che hanno sempre ignorato il femminicidio hanno usato il tema per alimentare odio.

Leoni, e purtroppo anche leonesse, da tastiera hanno invaso il web con ingiurie e sentenze. Così, nell’arco di poche frasi, si passa dalla castrazione per gli stupratori (trattamento riservato soprattutto agli stranieri) alla giustificazione dello stesso stupro con il comportamento della donna (era una poco di buono, se l’è cercata). Una contraddizione evidente che però convive nella perfetta armonia dell’ignoranza emotiva, dell’assenza di cultura della convivenza tra i generi, della storia dei diritti umani, dell’educazione sessuale.

cms_7165/4.jpgE il messaggio che si trasmette è che, in fondo, applicare la legge significa essere troppo buoni, stupidi e inefficaci; che esigere processi e giustizia è un fastidioso retaggio di una parte politica imbelle; che segnare la netta distanza tra chi uccide, violenta, umilia e il resto della società con l’esercizio della legge in nome del popolo italiano è solo roba da vecchi. Allo stupro, anche quello consumato dentro le mura domestiche, non vanno concessi alibi o giustificazioni. Di nessun tipo. I media dovrebbero fare una lettura e una analisi competente del fenomeno e invece troppe volte alimentano pregiudizi suscitando reazioni di pancia, o strumentalizzano uno dei peggiori crimini commessi contro le donne, per alimentare discriminazioni, paure e razzismo. Mettere al centro i comportamenti delle donne – come nel caso delle due americane stuprate a Firenze - che denunciano uno stupro, come fossero vestite, quali abitudini sessuali avessero, ecc è pericoloso perché diventa un modo per rovesciare le responsabilità. Lo stupro è stupro. Sempre. E tutti dobbiamo essere dalla parte di chi ha subito le violenze, a prescindere dalle generalità dei suoi torturatori.

Mary Divella

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