La Cerimonia del ventaglio al Quirinale

Per l’informazione è tempo di bilanci prima della pausa estiva

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E’ un rito antico quello del ventaglio, una cerimonia che risale al luglio del 1883, quando, secondo le cronache dell’epoca, il presidente della Camera Giuseppe Zanardelli, lamentando il gran caldo, scherzosamente si dichiarò invidioso nei confronti dei giornalisti presenti nell’Aula di Montecitorio che smanettavano freneticamente con dei ventagli per darsi refrigerio. Per tutta risposta, qualche giorno dopo i giornalisti parlamentari regalarono al Presidente un piccolo ventaglio di carta corredato delle loro firme.

Da quel giorno l’appuntamento si ripete puntuale caricandosi ogni anno di una fonte inesauribile di significati ed interpretazioni condizionate dalle dinamiche del momento, dagli equilibri politici, dalla situazione internazionale ma anche dalla cronaca, proprio com’è successo durante la Cerimonia di quest’anno: “L’Italia non può somigliare ad un far west dove un tale compra un fucile e spara dal balcone colpendo una bambina e rovinandole la salute ed il futuro - ha commentato il Presidente Sergio Mattarella, indignato dal recente fatto di cronaca che ha coinvolto gravemente la bimba rom di un anno. “Questa è una barbarie e deve suscitare indignazione” ha rincarato il Presidente.

Tra gli argomenti trattati da Mattarella non è mancato un passaggio sulla questione della gestione europea dei flussi migratori, una riflessione sull’importanza del rispetto degli equilibri tra diritti e doveri di ciascun cittadino così come previsto dalla Costituzione, del fondamentale ruolo della pubblica amministrazione che, nell’imparzialità della sua funzione, deve essere rivolta al servizio di tutti i cittadini, e delle criticità del web. “Siamo tutti consapevoli che vi sono usi distorti, talvolta allarmanti, del web – ha detto Mattarella – vi appaiono segni astiosi, toni da rissa, che rischiano di seminare, nella società, i bacilli della divisione, del pregiudizio, della partigianeria, dell’ostilità preconcetta che puntano a sottoporre i nostri concittadini a tensione continua. Sta a chi opera nelle istituzioni politiche, ma anche a chi opera nel giornalismo, non farsi contagiare da questo virus, ma contrastarlo, farne percepire a tutti i cittadini il grave danno che ne deriva per la convivenza e per ciascuno. Vi è il dovere di governare il linguaggio – ha aggiunto il Capo dello Stato – con il coraggio, se necessario, di contraddire opinioni diffuse”.

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Poi il Presidente ha ricordato la funzione degli organi di stampa deputati a promuovere un sano esercizio critico attraverso una libera ed imparziale informazione.

La libertà di informazione e i diritti che vi sono collegati e il sostegno, funzionale ad assicurarla in concreto, alimentano il circuito democratico. La libera stampa è uno degli elementi che contrassegnano l’Europa e costituisce un suo grande contributo alla civiltà del mondo. Voi accompagnate, narrate, analizzate, criticate le vicende della vita politica e istituzionale e, in questo modo, contribuite alla sua qualità e al suo buon livello. Una vita politica e istituzionale che fosse priva di questa condizione sarebbe inevitabilmente distorta e a rischio di involuzioni”.

Leggendo questo stralcio del discorso del Presidente Mattarella riportato dall’agenzia televisiva parlamentare Vista, il pensiero scorre a ritroso le cronache degli ultimi mesi appena trascorsi che parlano di attacchi codardi perpetrati ai danni di onesti lavoratori dell’informazione e di intimidazioni subite da giornalisti costretti a vivere da anni sotto protezione. L’analisi che ne scaturisce parla di vulnerabilità di un sistema che non sempre riesce a garantire massima libertà di espressione, minando la democrazia di informazione e creando presupposti per una pericolosa deriva dell’esercizio critico.

ItaliaLeaks è la sfida lanciata dall’Agi, una piattaforma on line protetta per consentire a chiunque di comunicare anonimamente con la redazione dell’agenzia di stampa, inviando documentazioni, foto e video per denunciare e combattere la corruzione e le pratiche illegali.

Chiunque può collegarsi con la redazione dell’Agi e denunciare le organizzazioni criminali come Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e Camorra mantenendo la riservatezza più assoluta. L’Agenzia pubblicherà solo ciò che potrà verificare al di là di ogni ragionevole dubbio.

Il primo canale con cui si parte prende il nome di MafiaLeaks ed è dedicato alle denunce contro le organizzazioni criminali che operano nelle regioni italiane e all’estero. Si parte dalla mafia perché i livelli di intimidazioni e minacce nei confronti dei giornalisti registrano 99 episodi dall’inizio del 2018, un dato piuttosto eloquente per dare l’idea di quanto sia diventato difficile e pericoloso raccontare crimini e affari delle cosche.

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Sandro Ruotolo, Lirio Abbate, Roberto Saviano, Giovanni Tizian, Federica Angeli, Paolo Borrometi, Michele Albanese sono solo alcuni dei colleghi tra i 19 giornalisti che attualmente in Italia vivono una vita blindata.

A voler allargare lo sguardo ai fenomeni internazionali, le grandi inchieste che hanno fatto tremare i mercati finanziari sono partite dalle rivelazioni dei whistleblower. Senza la cooperazione tra i giornalisti di tutto il mondo, che si sono associati per analizzare, contestualizzare, verificare e raccontare il contenuto di milioni di documenti, il sacrificio di uscire allo scoperto di personaggi come Edward Snowden o Antoine Deltour sarebbe stato inutile.

Molto spesso si tratta di cittadini ritenuti eroi dall’opinione pubblica ma perseguitati dagli Stati colpiti, che hanno presentato loro il conto.

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Lavoreremo in pool – assicurano in Agi – perché siamo convinti che più dello scoop oggi sia importante un lavoro di squadra che consenta di non lasciare soli i colleghi in prima linea contro le mafie e il malaffare sul territorio. Si parte con la mafia, ma dalla piattaforma sarà possibile inviare segnalazioni anche su altri settori. Non sarà un lavoro facile ma siamo convinti che la verità e il giornalismo d’inchiesta abbiano ancora, e forse oggi più che mai, un ruolo fondamentale nel proteggere la democrazia, la libertà di parola e la libertà di tutti i cittadini”.

Maria Cristina Negro

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