La Roma spacca-tutto dalle tante voci

A cinque giorni dall’ufficializzazione del sostegno a Marchini da parte di Forza Italia, le sorprese non finiscono e al banchetto di nozze in qualità di testimone prende parte anche Francesco Storace, sfilandosi dalla corsa alla poltrona di sindaco e divenendo il numero uno di una lista sostenuta, oltre che dal suo partito, da due nomi pesanti nel panorama della destra: Gianfranco Fini e Gianni Alemanno.
Così se Giorgia Meloni è accusata di aver tenuto rapporti con chi nelle oscure trame di Mafia Capitale è rimasto imbrigliato, per par condicio qualche chiacchiera la si dovrebbe spendere pure per il bell’ingegnere sulla cui declamata libertà dai partiti, qualcuno avrebbe da ridire. Ma la classe si sa non è acqua e alle accuse un gentleman non sempre risponde perché tutto gli si potrebbe perdonare fuorché una caduta di stile.
E se azzurri e neri attorno a lui fanno quadrato, l’unico canto fuori dal coro è proprio quello di Giorgia che, qualche gola temeraria suggerisce, rischia di rimanere da sola. Si perché Salvini, che a Roma di voce in capitolo non ne ha molta, guardando al nazionale, ha più interesse a tenersi buoni i rapporti con il vecchio Silvio che non con lei.
Intanto Alfio marcia e risale la china. Ma chi è l’uomo bello e riservato che fa impazzire le over 40?
56 anni, due matrimoni e cinque figli, nasce da una famiglia di “palazzinari rossi”, come direbbero i romani per designare i costruttori legati al PCI. Una formazione di quelle perbene, stile gesuita presso gli istituti Massimo e San Giuseppe De Merode di Roma, una laurea in Ingegneria, la figura del nonno accanto nei momenti salienti e una fede profonda “vissuta come dono interiore al di fuori di schemi o appartenenze” da coniugare con “una visione laica e libera”.
Guida l’impresa di famiglia e diviene nel ’94 membro del Consiglio di Amministrazione RAI, nominato dai presidenti di Camera e Senato. È un vero peccato che Irene Pivetti si trovi a guidare una lista in sostegno di Meloni sindaco, se fu proprio lei all’epoca, da presidente della Camera, a sostenere la nomina di Alfio in RAI…
Ma Roma, si sa, i miracoli “se nun fa la stupida” sa farli…
Purché la coalizione in sostegno di Marchini stia attenta a non acclamare “li mejo grilli pe’ fa cri cri” perché la città sa anche essere malandrina e potrebbe esaudirla…Tante e importanti le esperienze accumulate da Alfio nel corso degli anni. Dall’amministrazione di Roma 2000 S.p.A. alla presidenza del Board Italiano dello Shimon Peres Center for Peace, passando per i C.d.A. di Banca Roma e Unicredit. È attualmente socio della Fondazione “Italiani Europei”, presieduta prima da Giuliano Amato e poi da Massimo D’Alema.
Se Virginia Raggi è accusata di esser stata praticante dello studio legale che ha difeso Previti, pur strizzando l’occhio a sinistra, il centrodestra gli occhi sul passato di Marchini deve esserseli coperti entrambi...Suvvia siamo nell’era del civismo in cui un candidato lo si sceglie per la capacità di amministrare. E la prima idea di Alfio è stata quella di un Senato capitolino con tanto di membri a vita. Qualche nome? “Enrico Vanzina, per esempio”. Al suo programma una squadra di esperti sta lavorando da tempo e c’è chi giura sia stato realizzato con la dovizia propria di chi questa città l’ama davvero.
Ma ai programmi in verità lavorano alacremente tutte le forze in campo. Non ultimi i Cinque Stelle, attualmente ancora in testa ai sondaggi, nonostante le risorse finanziarie sicuramente più contenute rispetto a quelle messe a disposizione del neo-approdato alla corte berlusconiana. E se il centrodestra compatto del tutto non lo sarà mai, i grillini di contro “non arretrano di un centimetro” per dirla con Raggi.
Si d’accordo Virginia qualche colpo l’avrà anche sbagliato, soprattutto all’inizio, ma dietro di sé ha un Movimento compatto fatto di donne e uomini della porta accanto, di quelli che la città la vivono quotidianamente, prendendo i mezzi, facendo la spesa, accompagnando i figli a scuola, alzandosi presto per andare al lavoro.Se agli inizi il Movimento poteva apparire genuino, ma un po’ sprovveduto, ora, complice l’esasperazione nei confronti di una vecchia politica di poca sostanza e molti interessi, sta imbarcando un numero di professionisti destinato a crescere.
Così se il centrodestra ad occhi inesperti sembra in fase di riunione e il PD appaia ben saldo sul sostegno a Giachetti, un magma sotterraneo ribolle da tempo, rischiando di portare in superficie una realtà diversa. Che questa campagna elettorale abbia spaccato qualcosa che difficilmente potrà rifondersi è certo. L’ideologia dei vecchi partiti a Roma non esiste più.
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