La cinica tracotanza dei piccoli bulli
Il volto malvagio di un’infanzia distorta

“Vostro figlio è gay perciò fa queste cose”. Sono le parole con le quali un branco di ragazzini ha tentato di giustificare la violenza sessuale esercitata ai danni di un tredicenne affetto da un lieve disturbo dell’apprendimento. Quattro interminabili anni segnati dalla paura, dal dolore, dalla sensazione di vergogna. Perché questo si prova quando si viene dissacrati nel corpo immacolato. Un mostro inizia a camminarti accanto, confinandoti in una prigione di bugie e di comportamenti innaturali. È il senso di colpa, immotivato, certamente. Ma a quell’età, la cui spensieratezza non dovrebbe essere turbata che da un brutto voto a scuola o da una scaramuccia fra coetanei, non si è capaci di gestirlo.
È accaduto a Giugliano, un comune del napoletano con poco più di centoventitré mila abitanti, stretti tra l’abusivismo edilizio e un passato recente di infiltrazioni camorristiche. Un insudiciamento incuneatosi nelle terre confinanti con Villa Literno, sede per anni di una discarica abusiva, e in qualche stortura dell’animo collettivo. Giugliano, in pochi lo sanno, ha infatti un’essenza fiabesca che rivive in ogni Natale, per celebrare Giovan Battista Basile, abitante del luogo, che, nei primi anni del Seicento, scrisse lo trattenimiento de le piccerille “Lo Cunto de li Cunti”, una raccolta di cinquanta racconti, tradotti e rielaborati da favolisti del calibro di Perrault e dei Fratelli Grimm. Una funzione pedagogica importante quella della favola, strumento educativo che, se ben somministrato, è capace di sortire effetti strabilianti. Apre la mente e induce, con la sua morale, il rispetto del mondo.Hanno dai 13 ai 17 anni quei piccoli aguzzini che alla vita non hanno imparato a dare valore. Atti osceni, vessazioni e un vocabolario di minacce, appreso forse dai meandri più oscuri della strada. Gli stessi dove una creatura innocente è stata, senza pietà alcuna, ripetutamente abusata. Traendo forse, da quel gesto ignobile nel suo spietato sadismo, soddisfazione.Un vicolo isolato del centro, l’abitazione di uno dei componenti e poi il campetto di calcio dietro la chiesa. Luoghi di dolore e umiliazione. Da dimenticare. Cosa è andato storto nell’educazione di quei ragazzi? Undici per l’esattezza, alcuni provenienti da famiglie disagiate. Le accuse per i maggiori di anni quattordici vanno dalla violenza sessuale al sequestro di persona. Per otto di loro è scattato l’accompagnamento in comunità.
Gli abusi, accertati dalle perizie mediche, sono cessati grazie alla prontezza della mamma e all’intervento dei Carabinieri, guidati dal capitano Antonio De Lise. Erano iniziati nel 2013. Un paio d’anni, poi un’interruzione, durata fino allo scorso dicembre. Agli inizi di gennaio all’orecchio della madre erano arrivate parole d’allerta: “Vedi chi sono gli amici di tuo figlio”. Ha iniziato a seguirlo di nascosto, a fare sopralluoghi, fino a quando davanti ai suoi occhi si è svelato l’orrore, in tutta la sua crudeltà. Una scena che mai avrebbe voluto vedere. “Non ci sono parole per commentare - ha detto il sindaco Antonio Poziello - L’idea che a compiere le violenze sia stato un ’branco’ di minori, di cui due con meno di 14 anni, e che siano andate avanti per ben quattro anni lascia sgomenti”. “L’Amministrazione comunale ha già avviato una serie di interventi ed attività per il contrasto e la prevenzione del bullismo – ha evidenziato l’Assessore alla Legalità, Adolfo Grauso - Lunedì, la Giunta approverà una Delibera, cui lavoriamo da tempi, per l’istituzione di uno sportello finalizzato alla prevenzione del bullismo in collaborazione con le istituzioni scolastiche”.
Un fenomeno preoccupante nel quale si riverbera, in tutta la sua crudezza, la fatiscenza culturale che lascia morire l’anima di stenti e ingozza a pane e rabbia la sinistra propensione alla malvagità.
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