La corsa all’indebitamento delle famiglie italiane

Gli italiani accrescono i debiti in linea con i loro colleghi dei “Paesi evoluti”, rallentati solo dalla crisi

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L’Ocse calcola una variabile afferente l’indebitamento delle famiglie, ovvero l’andamento del debito dei privati, come percentuale del reddito disponibile. Con riferimento ai Paesi OCSE, è possibile verificare che 19 dei 29 stati hanno un livello di indebitamento delle famiglie elevato rispetto al reddito disponibile. Occorre pertanto sottolineare che la stragrande maggioranza delle famiglie nell’interno dei Paesi ad alto reddito vive con un indebitamento che supera il valore del reddito. La Danimarca è al primo posto con un valore del debito delle famiglie pari a 285,5% del valore complessivo del reddito disponibile, l’Olanda è al secondo posto con un valore pari a 259,5%, la Norvegia è al terzo posto con un valore pari a 229,3%. Seguono la Svizzera con un valore pari a 212,8%, l’Australia con un valore pari a 211%, il Lussemburgo con un valore pari a 184,4%, la Svezia con un valore pari a 181,3%, La Corea con un valore pari a 180,4%, il Canada con un valore pari a 178,4%, l’Irlanda con un valore pari a 171%, il Regno Unito con un valore pari a 152,7%, il Portogallo con un valore pari a 135,3%, la Finlandia con un valore pari a 133,1%, la Spagna con un valore pari a 118,00%, il Belgio con un valore pari a 116,4%, la Grecia con un valore pari a 111,6%, gli Stati Uniti con un valore pari a 110,9%, la Francia con un valore pari a 109%, il Giappone con un valore pari a 108,8%.

Tuttavia, vi sono anche alcuni Paesi che hanno un valore dell’indebitamento delle famiglie ridotto rispetto all’andamento del reddito disponibile. In modo particolare, la Germania ha un valore del debito delle famiglie rispetto al reddito disponibile pari a 93,4%; l’Austria con un valore pari a 91,6%; l’Italia pari a 88,3%; l’Estonia pari a 80,6%; la Slovacchia pari a 73,5%; la Repubblica Ceca con un valore pari a 69,2%; la Polonia con un valore pari a 63,5%; la Slovenia con un valore pari a 56,3%; la Lettonia pari a 49,4%; la Lituania con un valore pari a 47,5%.

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Figura 1. Andamento del debito delle famiglie come percentuale del reddito disponibile. Anno:2016. Parigi, OCSE.

Il caso dell’Italia. Gli italiani hanno accresciuto il debito calcolato come percentuale del reddito disponibile nel periodo tra il 1995 e il 2016. Nel 1995 il valore del debito delle famiglie italiane come percentuale del reddito disponibile è passato da un ammontare pari a 38,5% fino a 39,6% ovvero una crescita di 1,1 pari a 2,86%. Nel passaggio tra il 1996 e il 1997 l’ammontare del debito come percentuale del reddito è passato da un valore pari a 39,6% fino ad un valore pari a 42,1% ovvero pari ad una crescita di 2,5 punti percentuale con una crescita pari al 6,31%. Nel passaggio tra il 1997 e il 1998 l’ammontare del debito come percentuale del reddito è passato da un valore pari a 46% fino ad un valore pari a 50,8% ovvero pari ad una crescita di 4,8punti con una crescita pari al 10,43%. Tra il 1998 e il 1999 l’ammontare del debito inteso come percentuale del reddito disponibile è passato da un valore pari a 46% del reddito disponibile fino ad un valore pari a 50,8 ovvero una crescita pari a 4,8 punti pari a 10,43%. Tra il 1999 e il 2000 il valore del debito come percentuale del reddito delle famiglie italiane è passato da un valore pari a 50,8% fino ad un valore pari a 54,5% ovvero una crescita pari a 3,7 punti pari a 7,28%. Tra il 2000 e il 2001 l’ammontare del debito inteso come percentuale del reddito disponibile è passato da un valore pari a 54,5 % fino ad un valore pari a 56,5 ovvero una crescita pari a 2 punti pari al 3,67%. Nel passaggio tra il 2001 e il 2002 l’ammontare del debito degli italiani come percentuale del reddito disponibile è passato da un valore pari a 56,5% fino ad un valore pari a 59,4% ovvero una crescita pari a 2,9 punti pari a 5,13%. Nel passaggio tra il 2002 e il 2003 il valore del debito disponibile è cresciuto in valore assoluto di 3,1 punti fino a 62,5%. Tra il 2003 e il 2004 il valore del debito come percentuale del reddito disponibile è cresciuto del 5,92% fino ad arrivare a 66,2%. Nel passaggio tra il 2004 e il 2005 il valore del debito come percentuale del reddito disponibile è passato da un valore pari a 66,2% fino ad un valore pari a 71,3% ovvero una crescita pari a 5,1 punti pari a 7,70%. Tra il 2005 e il 2006 il valore del debito come percentuale del reddito disponibile è passato da un valore pari a 71,3 fino ad un valore pari a 76,1 ovvero una crescita pari a 4,8 punti pari a 6,73%. Nel passaggio tra il 2006 e il 2007 l’andamento del debito degli italiani come percentuale del reddito disponibile è passato da un valore pari a 76,1% fino a 80,1% ovvero una crescita pari a 4 punti equivalente al 5,26%. Nel passaggio tra il 2007 e il 2008 è passato da un valore pari a 80,1 fino ad un valore pari a 81,6 ovvero pari ad una crescita dell’1,5 fino a 1,87%. Nel passaggio tra il 2008 e il 2009 il valore del debito come reddito disponibile è passato da un valore pari a 81,6% fino ad un valore pari a 86,5% ovvero una crescita pari a 4,9 punti pari al 6,00%. Tra il 2009 e il 2010 il valore del debito come percentuale del reddito disponibile è cresciuto da un valore pari a 86,5% fino ad un valore pari a 90,3 ovvero pari ad una crescita di 3,8 punti pari a 4,39%. Tra il 2010 e il 2011 il valore del debito come percentuale del reddito disponibile è passato da un valore pari a 90,3% fino ad un valore di 89,9 ovvero una riduzione pari a 0,4 punti pari a -0,44%. Nel passaggio tra il 2011 e il 2012 il valore del debito come percentuale come reddito disponibile è passato da un valore pari a 89,9 fino ad un valore pari a 91,9 ovvero una crescita di 2 punti pari a 2,22%. Nel passaggio tra il 2012 e il 2013 il valore del debito come reddito disponibile è passato da un valore pari a 91,9% fino ad un valore pari a 90,6% ovvero una riduzione pari a 1,3 punti pari a -1,41%. Tra il 2013 e il 2014 il valore del debito come reddito disponibile è passato da un valore pari a 90,6% fino ad un valore pari a 89,7% ovvero una crescita pari a -0,9 punti pari a -0,99%. Nel passaggio tra il 2014 e il 2015 il valore del debito come percentuale del reddito disponibile è passato da un valore pari a 89,7% fino ad un valore pari a 88,4% ovvero una riduzione pari a 1,3 equivalente ad un valore di -1,45%. Nel passaggio tra il 2015 e il 2016 il valore del debito come percentuale del reddito disponibile delle famiglie italiane è passato da un valore pari a 88,4 fino ad un valore pari a 88,3 ovvero una riduzione pari a 0,1 punti pari a -0,11%.

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Figura 2. Andamento del debito come percentuale del reddito disponibile. Paese: Italia. Periodo: 1995-2016. Parigi, OCSE.

Conclusioni. I dati mettono in evidenza una crescita dell’indebitamento delle famiglie nei vari paesi dell’OCSE. In modo particolare, la stragrande maggioranza dei Paesi ha un valore del debito elevato rispetto all’andamento del reddito disponibile con la possibilità di aumentare il rischio finanziario per il Paese considerato. La corsa agli indebitamenti privati ha caratterizzato anche l’Italia, un Paese che tradizionalmente viene considerato come caratterizzato da un “popolo di formiche”. In realtà, anche con riferimento all’Italia, come riverbero di un andamento internazionale, il valore dell’indebitamento è cresciuto dal 38,5% del 1995 fino ad arrivare ad un valore pari a 90,3% nel 2010. A partire del 2010 il debito degli italiani come percentuale del reddito disponibile è diminuito leggermente fino ad arrivare nel 2016 ad un valore pari a 88,3%. I dati dell’indebitamento italiano fotografano sia una tendenza di lungo periodo sia una tendenza di breve periodo. Sotto il punto di vista del lungo periodo, l’indebitamento delle famiglie sembra essere una tendenza strutturale; sotto il punto di vista di breve periodo, occorre verificare la riduzione dell’indebitamento in connessione con la crisi finanziaria. Durante la manifestazione della crisi finanziaria gli italiani hanno ridotto il valore dell’indebitamento come percentuale del reddito disponibile. La crescita dell’indebitamento privato deve essere posta a sistema con la crescita dell’indebitamento pubblico ed anche con l’indebolimento degli assets del sistema bancario. L’insieme di debiti privati, debiti pubblici e bilanci bancari fake può comportare la crescita di una instabilità finanziaria con probabilità di contagio internazionale. Le politiche economiche dell’austerità possono comportare la riduzione del rischio derivante dalla combinazione di debiti privati, debiti pubblici e instabilità del settore bancario per una crescita economica sostenibile.

Angelo Leogrande

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