La maestra

“grazie per esistere”

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Il primo giorno di scuola la maestra Rodrìguez lo incominciò dicendo una bugia ai suoi alunni: vi assicuro che io vorrò bene a tutti allo stesso modo; per me non ci saranno preferiti: tutti sarete uguali”. Non era vero! Davanti a lei, al primo banco, c’era Peppe Umile; un bambino solitario, triste, che si isolava dagli altri; il suo vestire lasciava molto a desiderare, come anche la pulizia del suo corpo. Dire trasandato era poca cosa. I suoi quaderni erano macchiati, molte volte sporchi di grasso, e la maestra, con una grossa matita rossa disegnava su quei fogli ingialliti un grande zero, che tutti i compagni, tra sorrisi e smorfie, vedevano a distanza. Un giorno, il direttore didattico esortò i maestri a leggere i “curricula” – profili degli alunni a loro affidati. La maestra Rodrìguez lasciò quello di Peppe per ultimo, stimando del tempo perso la lettura di quel rapporto.

La maestra della prima elementare aveva scritto:Peppe Umile è un bambino molto intelligente, brillante, speciale, con un sorriso unico e contagioso. Mi aiuta molto a stare allegra, anche se a volte il mio cuore piange. I suoi quaderni sono sempre ordinati, puliti, in perfetto stato. È un bambino educato, allegro, affettuoso, e di compagnia. Aiuta i suoi compagni a fare i compiti e a stare allegri. Sono orgogliosa di averlo come mio alunno.”

Quella della seconda aveva scritto: Peppe Umile è un eccellente alunno, ha una buona relazione con i compagni, però si nota molto preoccupato a causa della malattia della mamma: un male incurabile. In casa deve soffrire molto. Ha bisogno di affetto, di qualche carezza. A volte l’ho visto perfino piangere. La mamma, per i forti dolori, non può alzarsi dal letto. Peppe è sempre li, al suo fianco, cercando di farla sorridere.”

Quella della terza: “È morta la mamma di Peppe Umile! Egli si sforza di andare avanti, ma è sempre triste e con gli occhi lucidi. Il papà, anche lui preoccupato e triste, gli presta poca attenzione. Se qualcuno non lo aiuterà, questo bambino cambierà in negativo il suo carattere. È diventato troppo introverso e taciturno.

Quella della quarta:Peppe Umile è fortemente in ritardo rispetto ai suoi compagni e non mostra nessun interesse durante le lezioni. Sembra che il suo cervello rifiuti nuovi stimoli. Non ha amici e spesso dorme in classe. Anche la scarsa pulizia del suo corpo non favorisce la vicinanza degli altri compagni”.

Alla lettura del profilo la maestra si sentì molto a disagio e soprattutto mortificata per non prestare le attenzioni pedagogiche ed affettive che Peppe Umile meritasse.

cms_397/regali_di_natale2.jpgSi avvicinò il Natale e tutti gli alunni portarono dei regali alla maestra. Erano tutti ben presentabili, belli impacchettati, con carta colorata, luccicante e con dei nastrini speciali. Anche Peppe portò il suo regalo, ma involto in un semplice foglio di carta ingiallito dal tempo e alquanto stropicciato. Appena lo adagiò sulla scrivania della maestra, i compagni lo derisero. Si sentì molto mortificato, fino nel più profondo del cuore. Ma lui non aveva la mamma che gli confezionasse il regalo come i suoi compagni. La maestra apri per ultimo il suo regalo: era un vecchio braccialetto e una bottiglia di profumo, con appena un quarto del suo contenuto.

cms_397/scolaro_e_maestra.jpgTerminata la lezione, Peppe Umile rimase in classe e rimasto solo con la maestra, timidamente le disse: “Maestra, oggi lei profuma come la mia mamma il giorno di Natale, prima di morire. Lei è bella come la mia mamma. Me la ricorda tanto. E salì triste”.

Da quel giorno la maestra aumentò le sue attenzioni affettive e pedagogiche nei riguardi del bambino. Man mano che lo aiutava il cervello di Peppe incominciava a “rivivere”; era ogni giorno sempre più attento, pronto a rispondere alle domande, perspicace nei dialoghi, disinvolto alla lavagna. Terminato l’anno era diventato uno dei più bravi della classe, ma anche il più coccolato ed amato. Terminata l’elementare, mesi dopo, la maestra, incontra sotto l’uscio della sua porta di casa, un biglietto che diceva:Lei è stata la miglior maestra che io abbia avuto nella mia vita. La ricordo sempre con tanto affetto e gratitudine. Grazie per esistere”. Sei anni dopo, nello stesso periodo, un’altra lettera:Ho terminato il liceo: mi sono diplomato; sono stato il terzo in tutto l’istituto. Ma lei continua ad essere la miglior maestra della mia vita. Grazie per esistere”. Quattro anni dopo un’altra lettera diceva:Nonostante le molte difficoltà e la povertà, sono riuscito a laurearmi con il massimo dei voti, 110 e lode, ma lei continua ad essere la miglior maestra della mia vita, ed anche la mia favorita. Grazie per esistere”.

cms_397/sposi__1727.jpgQuattro anni dopo ancora un’altra lettera:Dopo la specializzazione ho dovuto viaggiare per trovare un buon lavoro, ed ho incontrato anche una brava ragazza, con la quale voglio formare una famiglia. Anche lei è orfana di madre. Sa, mio padre è morto da due anni; la solitudine l’ha fatto morire di crepacuore. Ho sofferto tanto. Ma adesso vorrei chiederle un grosso favore: può prendere il posto della mia amata mamma e portarmi all’altare nel giorno del mio matrimonio? Grazie per esistere”. Questa volta la sua firma era più lunga del solito: Peppe Umile, dottore in Medicina. Arrivato il giorno del matrimonio, la maestra si presentò con il vecchio braccialetto al polso e con il profumo ricevuti in regalo anni prima, in occasione di un Natale. Si abbracciarono e il dr. Peppe le sussurrò all’orecchio: “Grazie, signorina maestra, per aver creduto in me; grazie per farmi sentire importante, amato; grazie per avermi insegnato a fare la differenza. Grazie per esistere”.

cms_397/cappello_medicina_mager.jpgLa maestra:No, Peppe, tu mi hai insegnato ad amare, a leggere nei cuori dei bambini tristi, ad essere presente nella vita di chi si sentiva solo. Prima di conoscerti non sapevo “educare”. Grazie, dr. Umile”. Gli “amici” sono “angeli” che ci aiutano a camminare quando le nostre ali hanno difficoltà a ricordare come si fa a volare. Aiuta ad essere “amico”, aiuta a “far volare”, aiuta a “sentirsi amati”.

Ricordati di dire sempre alle persone che più ami: grazie per esistere.

Sac.. Michelangelo Bruccoleri

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