La messa a nudo dell’algoritmo di Instagram

Si chiamano SEIMS (Sexual explicit internet materials) ed è un acronimo internazionale per definire i contenuti sessuali che girano sul web. La rappresentazione virtuale di contenuti espliciti sul web, mostrano una visione della sessualità del tutto irrealistica, priva di rischi e spesso violenta e denigrante in particolar modo per le donne. Gli adolescenti, il target più delicato sia per il fattore età sia per la poca attenzione alle conseguenze, avrebbero molte più probabilità di sperimentare e giudicare normale comportamenti sessuali rischiosi e inoltre sempre i più giovani sarebbero portati ad utilizzare rappresentazioni discriminatorie nei confronti dell’altro sesso, rappresentazioni che passano anche attraverso il semplice mostrare corpi ammiccanti e glutei rassodati. Se il web è pieno di immagini inneggianti a una certa libertà sessuale, anche i social non sono da meno. Secondo la tesi di uno studio indipendente, Instagram darebbe una maggiore visibilità a tutte quelle immagini che ritraggono soggetti senza vestiti. In gergo vengono chiamati Thirst Trap cioè immagini che sfruttano l’attrazione sessuale per concentrare l’attenzione (e i click) degli utenti.
Gli utenti iscritti a Instagram avranno forse notato che aprendo il newsfeed si noti come la maggior parte delle foto mostrate dal social acquistato da Facebook siano delle esche per attirare attenzione visiva su alcuni connotati fisici in bella mostra. Secondo lo studio di AlgorithmWatch e dell’European Data Journalism Network, sarebbe appunto l’algoritmo di Instagram a dare maggiore visibilità alle foto di soggetti semi-nudi. I ricercatori con l’ausilio di volontari hanno chiesto loro di installare un plug-in che apriva Instagram, registrando i post che comparivano all’inizio del newsfeed. Gli stessi volontari hanno poi seguito i profili di alcuni influencer molto attivi sul social per pubblicizzare i loro marchi. I newsfeed sotto esame dei ricercatori dello studio hanno visualizzato un 30% di post contenenti foto di soggetti semi nudi; le foto che ritraggono donne semi-nude hanno ottenuto invece il 54% di probabilità in più di apparire nei feed mentre per gli uomini la probabilità è pari al 28%. L’algoritmo di Instagram dunque non dà la priorità nelle newsfeed ai gusti degli utenti, ma pubblica immagini e foto che ritraggono uomini e donne semi nude. Il modus operandi di molti social sembra confermare di come la linea che congiunge l’online e l’offline non sia unidirezionale, ma bidirezionale poiché i due mondi si influenzerebbero a vicenda.
Online e offline non viaggiano su binari paralleli, e i contenuti virtuali possono influenzare per la loro fortissima presenza nella nostra quotidianità, la vita reale. Ci sono motivazioni sottostanti alla base della scelta di pubblicare foto potenzialmente compromettenti o comunque finalizzate ad attirare lo sguardo lubrico di altri utenti: ragazzi e ragazze usano spesso il mezzo elettronico per dare sfogo a senso di insicurezza e fragilità vissute nella vita reale. Sperimentazione e trasgressione diverrebbero per gli utenti più giovani, grazie all’intermediazione degli schermi, fattori in grado di vincere paure e timidezze. La graduale scomparsa della dimensione del privato a tutto vantaggio della totale manifestazione pubblica della parte corporea del proprio io è la conferma della prevalenza di un uso sempre più narcisistico delle piattaforme social, social che non fanno nulla per frenare una deriva di immagini inneggianti all’esaltazione della forma esteriore.
Si chiamano SEIMS (Sexual explicit internet materials) ed è un acronimo internazionale per definire i contenuti sessuali che girano sul web. La rappresentazione virtuale di contenuti espliciti sul web, mostrano una visione della sessualità del tutto irrealistica, priva di rischi e spesso violenta e denigrante in particolar modo per le donne. Gli adolescenti, il target più delicato sia per il fattore età sia per la poca attenzione alle conseguenze, avrebbero molte più probabilità di sperimentare e giudicare normale comportamenti sessuali rischiosi e inoltre sempre i più giovani sarebbero portati ad utilizzare rappresentazioni discriminatorie nei confronti dell’altro sesso, rappresentazioni che passano anche attraverso il semplice mostrare corpi ammiccanti e glutei rassodati. Se il web è pieno di immagini inneggianti a una certa libertà sessuale, anche i social non sono da meno. Secondo la tesi di uno studio indipendente, Instagram darebbe una maggiore visibilità a tutte quelle immagini che ritraggono soggetti senza vestiti. In gergo vengono chiamati Thirst Trap cioè immagini che sfruttano l’attrazione sessuale per concentrare l’attenzione (e i click) degli utenti.
Gli utenti iscritti a Instagram avranno forse notato che aprendo il newsfeed si noti come la maggior parte delle foto mostrate dal social acquistato da Facebook siano delle esche per attirare attenzione visiva su alcuni connotati fisici in bella mostra. Secondo lo studio di AlgorithmWatch e dell’European Data Journalism Network, sarebbe appunto l’algoritmo di Instagram a dare maggiore visibilità alle foto di soggetti semi-nudi. I ricercatori con l’ausilio di volontari hanno chiesto loro di installare un plug-in che apriva Instagram, registrando i post che comparivano all’inizio del newsfeed. Gli stessi volontari hanno poi seguito i profili di alcuni influencer molto attivi sul social per pubblicizzare i loro marchi. I newsfeed sotto esame dei ricercatori dello studio hanno visualizzato un 30% di post contenenti foto di soggetti semi nudi; le foto che ritraggono donne semi-nude hanno ottenuto invece il 54% di probabilità in più di apparire nei feed mentre per gli uomini la probabilità è pari al 28%. L’algoritmo di Instagram dunque non dà la priorità nelle newsfeed ai gusti degli utenti, ma pubblica immagini e foto che ritraggono uomini e donne semi nude. Il modus operandi di molti
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