La politica degli equivoci

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L’Italia è un Paese moderato. Se sapremo restare uniti riusciremo a vincere le politiche e a governare. Lo faremo con un programma che sto scrivendo”. È il commento a caldo di Silvio Berlusconi alla pubblicazione dei risultati elettorali. Il modello promosso da Toti ha centrato l’obiettivo, strappando Genova al centrosinistra, segno che, ad andare insieme, l’ipotesi di governabilità può assumere concretezza. Ma, la tendenza ad esser centristi, impressa nel nostro DNA, è qualcosa con cui val la pena di fare i conti, non dimenticando nemmeno il Movimento Cinque Stelle, che se fatto fuori dai ballottaggi importanti, complici gli errori strategici romani, resterà ancora un contenitore aperto al malcontento generale.

Il ritorno per una notte alla Seconda Repubblica, la stessa che con l’avvento grillino e Mafia Capitale è stata liquidata, alla stregua della Prima, potrebbe rivelarsi un fuoco fatuo. In un periodo di transizione che volge all’Europa, guardando alla spinta verso l’unificazione politica quale unica via d’equilibrio nello scacchiere mondiale, di quella moderazione tirata in ballo dal leader azzurro, c’è bisogno più che mai. E il suo programma non può che andare in questa direzione. Verso l’affermazione del modello liberista e liberale che tanto Einaudi si impegnò a promuovere, in un connubio economico-politico, allo scandire del quale marcia oggi l’Unione.

cms_6592/2.jpgPerché un paradigma tronco dell’uno o dell’altro aspetto non potrebbe più esistere e se ci fosse sarebbe inefficace. La contraddizione è insita nel binomio “moderazione-coalizione” dopo che l’ala più spostata verso destra, ha fatto della propaganda nazionalistica, seppur pasticciata, la sua bandiera. Certo, non avrebbe potuto fare altrimenti per affermarsi nell’Italia schiacciata dalla forza centripeta e poco equilibrata di Bruxelles. E a Salvini va riconosciuto il merito di aver reinventato la Lega, risollevandone le sorti, dopo l’affaire Mauro-Belsito e le ragazzate di Bossi junior.

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Se, nel ragionamento della serva, il centrodestra unito può dirsi capace di pescare voti tra il popolo arrabbiato e una parte degli intellettuali liberisti, nella realtà la politica è fatta di leadership e di accordi, chiamati a confrontarsi con almeno una parvenza di coerenza ideologica. E il conflitto tra Lega e Forza Italia appare francamente insanabile. Il gioco di salvaguardare le alleanze si svolge tutto nell’idea di un bipolarismo che è già passato. Questo, Berlusconi lo sa bene, non disdegnando la prospettiva delle larghe intese per cui un sistema elettorale proporzionale, sarebbe la soluzione migliore per tutti. Le elezioni, più che uno spostamento a destra degli equilibri politici, hanno sancito la mancanza di fiducia nelle istituzioni, manifestata dalle percentuali bassissime registrate in ogni comune, l’assenza di referenti capaci di convincere. La via è dunque tutt’altro che segnata. E ciò non fa che ingarbugliare la situazione italiana, incrementando le preoccupazioni delle agenzie di rating nel captare l’instabilità che dalla politica si trasferisce all’economia.

Non solo il bipolarismo è destinato a svanire, arrendendosi all’ormai acclarato tripolarismo che saprà farsi sentire in Sicilia alle regionali. Ciò con cui saremo presto chiamati a confrontarci è lo scenario di un equivoco che svelerà un’area centrista, attiva tanto a sinistra quanto a destra, genitrice di un governo che sarà orfano solo all’apparenza.

Silvia Girotti

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