La svolta del voto in Siria
Anche se si delinea una nuova vittoria del partito di Assad
Parlare di elezioni in un territorio che da anni è scenario di guerre non è cosa semplice. Il voto in Siria, per eleggere il Parlamento, gioca un ruolo chiave, non solo per fronteggiare una sempre più crescente crisi, ma per riaffermare un tempo di pace e tranquillità ad un popolo che continua a soffrire tanto. Stando ai primi sondaggi, pare che il partito Baath, del presidente Bashar al- Assad sia il favorito per conquistare i 250 seggi in parlamento. Prima di addentrarci nel tema elezioni, è necessario fare un quadro preciso di quella che è stata e che sarà la politica del presidente uscente.
La sua stessa vita è un esempio di come le cose possano cambiare all’improvviso. Infatti, studia medicina a Londra, interessandosi relativamente poco della politica locale. Inizialmente, gli fu preferito il fratello, che negli anni aveva ricevuto una formazione militare. Purtroppo, a causa di un incidente, perse la vita e il giovane Assad a soli 35 anni si è ritrovato alla guida della nazione. Inizialmente, date le sue scarse conoscenze in materia, ha ricevuto il sostegno dei collaboratori del padre andando così a delineare diverse strategie politiche in ambito economico e religioso. Proprio il tema dell’economia è stato uno degli ambiti più scottanti da affrontare. Con la sua ascesa al potere e con lo scarso mercato iracheno a fare da concorrente, il suo primo obiettivo è stato quello di riformare il sistema finanziario. Molte sono state le banche private che si sono insediate nel territorio, andando a creare un centro bancario chiave. Per quanto concerne la pianificazione economica, il tutto si diversifica in un’impronta prettamente socialista attraverso il controllo dei settori produttivi.
Tornando al tema delle elezioni, i seggi allestiti sono 7400 e per la prima volta in assoluto vedranno interessate anche le zone dell’ex opposizione. In realtà, stando a quello che si prospetta non esiste una vera e propria opposizione nonostante i 1658 candidati. Tra l’altro, queste elezioni coincidono con i 20 anni di Assad al comando, e con le sanzioni emanate dagli Stati Uniti. La situazione non è delle migliori, visti i diversi attentati prima delle operazioni voto. Ad oggi, comunque, sperare nella tanta desiderata pace sembra qualcosa di veramente utopico.
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