La vera povertà

Il Coronavirus mette in ginocchio la gente comune

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“Ho fame!”, è questo il grido comune che si leva in questi giorni a causa del Coronavirus, mettendo in ginocchio milioni di persone costrette a compiere gesti estremi. In questi giorni sui social media assistiamo a scene drammatiche di padri di famiglia che piangono per la povertà in cui vivono. In questo momento, descrivere quello che ci circonda non è cosa facile perché tutto quello che sta accadendo ha del drammatico. In una società come quella di oggi, dove il progresso è diventato il motto da portare avanti, mai avremmo immaginato di assistere ad una nuova forma di povertà. L’ultimo episodio in ordine di tempo è quello di una bambina del bolognese, che vedendo il frigo vuoto ha intuito il contesto che si stava concretizzando. Così con molta sincerità in preda alla totale disperazione ha deciso di chiamare il comando dei carabinieri per esporre il tutto: “Ho fame, mio padre ha perso il lavoro, il frigo è vuoto, aiutateci vi prego”. Queste parole non hanno bisogno di commenti, perché evidenziano il substrato della gente comune costretta oggi a fare i conti con un nemico invisibile.

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Ovviamente, il grido di disperazione si estende da nord a sud dove tante storie si intrecciano lasciando spazio alla solidarietà. Solo la riscoperta della vera essenza dell’uomo potrà far fronte a questa emergenza. Attualmente non occorre analizzare caso per caso, ma è bene risvegliare le nostre coscienze facendo leva sul senso civico. Purtroppo la crisi finanziaria e svariate vicende economiche non potranno mai del tutto comprendere le difficoltà della gente comune. L’Italia, così come tanti altri stati alle prese con la crisi del covid19, deve necessariamente ricorre alle associazioni di volontariato e alle catene di solidarietà per aiutare le persone in difficoltà. Come ben sappiamo, è inammissibile che la gente abbia fame visti i grandi passi in avanti fatti dalla nostra società. Una cosa è certa, questa pandemia ha cambiato la nostra forma mentis soprattutto nella quotidianità. La riscoperta della nostra fragilità, del nostro essere limitati ci ha stravolto sotto ogni punto di vista. Dunque non basta dire “andrà tutto bene” perché in questo tempo dobbiamo ritrovare il nostro io, ricordandoci che è strettamente legato al prossimo.

Giuseppe Capano

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