Le ore di Forza Italia. Nell’incontro con Mattarella il futuro del Centrodestra

Oggi alle 16,00 Silvio Berlusconi salirà al Colle per le consultazioni di rito. L’incontro potrebbe rivelarsi decisivo per il futuro del Centrodestra, ma non solo.

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“Non ci sono le condizioni per un nostro impegno”. La crisi di governo incalza e Silvio Berlusconi chiude così al Partito Democratico alle prese con una patata più che bollente: la creazione di un nuovo esecutivo, sia esso politico o istituzionale. Le acque in Forza Italia non sono affatto chete e ad oggi non emerge una linea univoca che guidi il partito in queste ore difficili. Si, perché se è vero che sarà il PD l’ultimo a pronunciarsi, è altrettanto vero che le strategie in casa azzurra vanno decise adesso, soprattutto quando c’è chi da un lato cerca di tirare tutti in un gioco di larghe intese e chi dall’altro invita a non accordare alcun sostegno, pena una divisione che peserebbe al punto di incrinare i già precari equilibri del Centrodestra. Più di qualcuno non esclude in realtà che il Cavaliere possa tenersi le mani libere, nel caso in cui il presidente Mattarella gli chiedesse oggi un parere. Magari un nome.

L’ipotesi di votare la fiducia non sembra tuttavia contemplata. Cosa diversa sarebbe invece facilitare l’apertura di un capitolo di “responsabilità”. Del resto l’obiettivo attuale è quello di varare una nuova legge elettorale con la quale andare alle urne. E se un domani si dovesse lavorare sulle alleanze, allora potrebbe delinearsi un percorso volto al graduale rafforzamento della mission forzista, che, in un clima di famiglia allargata, ha perso sicuramente smalto. È probabile che proprio in questo debba essere cercato il motivo del calo di consenso, fotografato dai sondaggi. Quelli che in questi giorni sono arrivati sul tavolo di Berlusconi ad Arcore.Ma un’idea egli ce l’ha: “Il PD deve capire che dopo il voto non potrà governare senza di noi, l’unica scelta sarà quelle delle larghe intese per l’interesse nazionale”.

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L’ex premier sa che appoggiare apertamente un esecutivo non deciso dal voto, è impopolare e rischia di infierire duri colpi. Ci sarebbero i conti da fare con la Lega Nord che potrebbe assorbire l’ala più estrema del partito, ad esempio. È per questo che la disponibilità l’ha data solo sulla legge elettorale. È convinto che il PD debba necessariamente cercare i voti azzurri addirittura prima del pronunciamento della Consulta e allora la posizione di FI assumerebbe maggiore rilievo. “Io non ho paura di andare alle urne entro sei mesi” appare più come una frase di opportunità che di certezza. Forza Italia non è pronta e Berlusconi lo sa bene. Ma sa altrettanto bene che gli alleati hanno bisogno di lui, delle sue entrature nello scenario internazionale, più che dei suoi voti. E l’idea di accarezzare una nuova realtà politica che possa accogliere il suo partito, in un’idea di rilancio economico dal sapore liberista, non è poi così balzana. Contrariamente alle opinioni di molti che vedono nella sconfitta referendaria l’affossamento del Partito della Nazione, chi scrive è convinta del contrario. Che proprio in questo momento di riflessione risiedano le basi di una nuova avventura che porti avanti un progetto modernizzatore, basato sull’attivismo collettivo come fautore di sviluppo.

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Del resto chi può essere determinante nella sua realizzazione, deve guardare ai numeri. La Lega, fosse pure con Fratelli d’Italia, viaggia ancora su cifre troppo basse per pensare di correre da sola. E il principale ostacolo al suo sviluppo è Grillo. Chissà cosa accadrà. Sicuramente la salita al Colle delle 16,00 avrà un peso sul futuro non solo del Centrodestra, ma dell’intera politica nazionale.

Silvia Girotti

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