Logan, l’ultimo Wolverine

Spin-off degno di una chiusura in grande stile

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Cala il sipario sugli X-Men e sul più carismatico degli ex studenti di Charles Francis Xavier, Wolverine, anzi Logan.Opera splendidamente crepuscolare, quella diretta e co-sceneggiata dal regista di “Ragazze Interrotte”, James Mangold.Una sapiente alchimia tra road movie e western che richiama stereotipi di genere sci-fi, lontanissima da quel Marvel Cinematic Universe, da sempre essenza di fantasmagorici avvicendamenti di luci, colori, immagini, mondi lontani che si susseguono in una mirabolante girandola di effetti visivi e visionari, concepiti per divertire in spensierata chiave “entertainement” a stelle e strisce.Questo è il capolinea di una generazione di semi-dei, potenti e dannati, osteggiati e combattuti dalla razza umana, da sempre considerati più una minaccia che un baluardo di salvezza.Un film dai tratti autunnali, quasi apocalittici che, in taluni momenti, strizza l’occhio ad ambientazioni milleriane, alla “Mad Max”.È la fine del tutto, con protagonisti ridotti ad ombre affievolite di coloro che sono stati, relegati a vivere da reietti in un tessuto sociale dilaniato, anch’esso allo stadio terminale.Anno 2024, Xavier e Wolverine, sono tra i pochissimi mutanti ancora in vita. Quest’ultimo costretto, per sopravvivere, a fare l’autista di limousine.In lui la violenza innata a servizio dell’umanità, sebbene sempre viva, è divenuta extrema ratio, qualcosa da evitare anche a costo di sopportare umiliazioni.

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E’ invecchiato, dimesso, malato nello spirito e perfino nel corpo. Il suo potere di rigenerarsi è in affievolimento.Si prende cura del suo mentore, il professor X, ormai vecchissimo e malconcio, condannato a un’altalena di lucidità e profonde crisi che, viste le sue enormi capacità mentali, mettono a serio rischio l’incolumità di chi gli è vicino. Un’arma di distruzione di massa controllata e perennemente sedata da Logan.La scoperta dell’esistenza di una bambina dotata dei medesimi tratti caratteristici di Wolverine, artigli e fattore rigenerante, cambierà le cose, costringendo i due, dal precipitare degli eventi, ad intraprendere un ultimo viaggio verso l’Eden, luogo forse inesistente e immaginifico ove altri bambini mutanti sopravvissuti potrebbero avere un futuro, scongiurando dunque lo spettro dell’estinzione.Parte da qui un girato on the road in un’America impoverita e tornata rurale, dove non esistono più regole, se non quelle della sopravvivenza.Un Paese disilluso, esattamente come il protagonista, privato della speranza e agognante la fine.Visioni di grandi paesaggi, sconfinate lande a tratti desertificate, dove l’ocra è la dominante cromatica, che si tinge del rosso sangue di tutti coloro che osteggiano il cammino dei nostri eroi verso la meta.In questo mondo scuro, tenebroso, violento, la piccola mutante Laura/ X-23, infonderà un ultima ragion d’essere, un obiettivo da conseguire per soddisfare un fine superiore, una rinata consapevolezza, in contrapposizione alla sensazione malinconica di Logan, nel ritenersi, assieme agli ideali tanto sbandierati nei precedenti film della saga, fallito.

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Non è casuale dunque, che una delle locandine della pellicola sia un esplicito riferimento al capolavoro di Splielberg “Schindler’s List”, la salvezza.L’eccitazione da potere di un superomismo positivo di ieri cede il passo al sacrificio di oggi, a garanzia dell’altrui domani.Di assoluto rilievo le prove attoriali dei protagonisti.Infonde tenerezza la figura di Xavier, tratteggiata dal grande Patrick Stewart, che incarna magistralmente il contrasto tra una mente immensa e un corpo che non le si adatta più.Logan/Wolverine si traduce cinematograficamente in un solo nome: Hugh Jackman.La prova che regala è quella del grande attore - certamente la migliore nel ruolo - liberato da stereotipi sacralizzati di circostanza. Dà sfogo alle sue capacità interpretative, risultando estremamente convincenti, mostrando un Logan straordinario che ricorderemo a lungo.

cms_5770/4.jpgCitazione a parte per la dodicenne britannico/spagnola Dafne Keen, la selvatica piccola Wolverine, favolosa nella sua prima volta sul grande schermo. Logan, film adulto che non risparmia scene violente, è stato pensato per essere Rated R, cioè vietato ai minori di 17 anni.Una scelta consapevole della produzione e dello stesso Jackman, che ha acconsentito ad una riduzione dell’ingaggio pur di vedere l’opera realizzata esattamente come l’aveva pensata.La violenza è un tratto che i cinecomics cercano di evitare sempre, per non vedere ridotto il margine di potenziali spettatori.Ma stavolta il target è diverso e il sangue è la componente base che forse meglio di tutte mostra l’essenza di un mondo allo sfascio. Se da quasi vent’anni i film targati Marvel sfruttano un filone di indubbio successo, frutto di ingredienti ben consolidati, Logan va oltre, proponendosi, con uno spessore narrativo e un’inusuale caratterizzazione dei personaggi, a un pubblico maturo.

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Forse si è aperta la strada ad un nuovo stile di filmografia di super eroi.Quì non ci sono scene aggiuntive dopo i titoli di coda, la fine è tale.

Massimo Lupi

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