L’ANGOLO DEL PARLATORE (ottava parte)

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cms_19227/0.jpgNel 1960, il maestro Alberto Manzi[1] inventò il programma televisivo “Non è mai troppo tardi”. C’erano posti d’ascolto un po’ dovunque, specialmente nelle zone rurali e nelle piccole isole, dove il tasso di analfabetismo era elevatissimo e si parlava più il dialetto che l’italiano. Con una metodologia personale geniale, il Maestro insegnava a leggere e a scrivere a milioni di analfabeti, dei quali un milione e mezzo circa provò a fare gli esami riuscendo a conseguire una regolare Licenza Elementare. Possiamo solo immaginarla la soddisfazione intima di quelle persone che, sia pure a età avanzata, sentivano la propria mente aprirsi a più vasti orizzonti e realizzavano, giorno dopo giorno, il sogno di imparare a leggere, a scrivere e a far di conto.

L’iniziativa e il metodo efficacissimo sperimentati per otto anni, furono “esportati” in una settantina di Paesi dove la piaga dell’analfabetismo era incancrenita. La costatazione che il sapere aiuta a scoprire e a valorizzare i propri talenti, a difendere i propri diritti, la propria dignità, a vivere e a far vivere meglio, ha incoraggiato molte famiglie povere, da noi come altrove, a preoccuparsi dell’istruzione dei figli.

Onore al Maestro (e scrittore pluri-diplomato e pluri-laureato), che ha fatto della sua Vita una missione per sollevare culturalmente e socialmente “gli Ultimi” in Italia e nell’America Latina.

Onore a quei genitori che hanno capito l’importanza della cultura e hanno fatto davvero tanti sacrifici, non solo economici, per far studiare la prole e assicurarle un destino migliore.

Spiace tuttavia costatare che, dimentichi degli esempi e delle origini, tanti discendenti di quelle generazioni non si mostrano gran che sensibili verso i problemi dei bisognosi di oggi.

Abbiamo ricordato queste due personalità per sottolineare ancora una volta quanto si possa “acquistare” con la moneta della propria Vita. La quale, anche macchiata, sporcata, sdrucita, ha sempre un valore intrinseco. Perché non aiutare il prossimo a prenderne coscienza? Perché non cercare di spenderla bene? Perché non pretendere non solo il rispetto ma la valorizzazione del Tempo altrui?

La Tivù si è dimostrata fin dall’inizio un mezzo formidabile per l’unificazione culturale del Paese. La pletora dei programmi di svago e d’intrattenimento stereotipati che oggi caratterizza quella nostrana aiuta davvero a star bene? O lusinga i sensi, deprime le intelligenze, tende trappole psicologiche, distrae dall’introspezione ingoiando il Tempo = Vita come un insaziabile Buco Nero? Perché non “far divertire” il pubblico moltiplicando e proponendo ciò che arricchisce l’intelletto anziché menare le intelligenze stanche e lo spirito depresso per l’aia delle insulsaggini.

Per chiarezza, sull’esempio e lo stile di Alberto Manzi e collaboratori, si dovrebbero potenziare e mandare in onda, sistematicamente e in orari accettabili, programmi culturali organici a vari livelli. È proprio insensato proporre di ridurre drasticamente, salutarmente i programmi che afferrano per la giacchetta e trattengono nel vacuo lo spirito che dovrebbe “correre migliori acque”?

Perché non istruire le “masse” parlando di fatti scientifici almeno con la stessa frequenza con cui si parla di calcio (minuto per minuto), di cucina, di disgrazie, di pettegolezzi di vip e gagà? A nostro avviso l’attenzione e l’interesse per le “cose serie” innescherebbe un circolo virtuoso salutare. Quando si parla di atomi, bosoni, fermioni, quark, spin, elettroni, neutroni, neutrini, fotoni, cariche elettriche, vento solare, onde gravitazionali, radiazioni elettromagnetiche, meccanica quantistica, modello standard, relatività generale e/o ristretta, buchi neri, esopianeti, lampi gamma, entanglement, OGM, nanotecnologie, genoma, biomateriale, ecc. ecc., le “masse” non dovrebbero restare col viso a punto interrogativo, ma sentirsi a proprio agio come con il cellulare personale.

Se gli obiettivi culturali fossero più ambiziosi e se l’interesse scientifico andasse di moda, la ricerca avrebbe maggiori investimenti. Proviamo a immaginare che cosa si potrebbe fare con le ingenti somme di denaro normalmente “sciupate” per sport che dovrebbero avere tutti una valenza amatoriale e invece risultano spasmodicamente spinti nell’ambito di “isotopi professionistici pesanti” assai costosi.

Un coacervo di “motorini sociali” a pompa di denaro, racimola risorse da scommettitori, malati di tifo e di spettacolite acuta - talvolta perfino da quelli stazionanti nella zona prossima al “non arriva a fine mese”- per impinguare le tasche di investitori, procuratori, pubblicisti, faccendieri e gambalesta del momento gravitanti intorno a una palla! Potenza dell’idolatria, peccato che a essa non tocchi risolvere il problema del debito pubblico della povertà, della sanità, dell’istruzione, della fame.

Panem et circenses (pane e spettacoli del circo) tenevano quieta la plebe romana. Festa, farina e forca “ammosciavano” i sudditi delle Due Sicilie e contribuivano a creare consensi all’assolutismo.

Storia contemporanea: qual è l’elisir dell’indolenza che stordisce la Società e tiene milioni di cittadini democraticamente e palesemente sudditi di "poteri occulti"? Quanti specialisti in perditempologia sono impegnati a progettare (e a diffondere) programmi sempre più sofisticati per riempire di vuoto i cervelli?

Abbiamo fin qui “cianciato” dell’equazione Tempo=Vita, che presumiamo valida sotto l’aspetto quantitativo (con le debite approssimazioni).

Si commenta da sé l’altra (Tempo = Vita = denaro), giacché risulta statisticamente che l’1% della popolazione mondiale possiede il 99% delle ricchezze del Pianeta!

Il più delle volte i proventi di queste ricchezze che, sottolineiamo, derivano anche da uno sconsiderato e pernicioso saccheggio delle risorse planetarie, sono ben custoditi nei "paradisi fiscali". A che servono? Sono utilizzati per influenzare pesantemente e negativamente (a vantaggio di pochissimi) le economie e le politiche di imprese e Paesi? Perché non impiegarle invece a vantaggio dell’umanità tutta, con un attento sguardo al futuro?

Come mai, pur essendoci tanti governi in difficoltà finanziarie, impossibilitati a portare avanti progetti minimi nel campo dell’istruzione e della sanità, non si è mai riusciti, fin qui, a fare una "class action" legale congiunta o altra energica azione internazionale per il recupero coatto di quanto sfacciatamente e impunemente è sottratto alla Comunità terrestre?

Altre considerazioni e digressioni sull’argomento riguardano l’aspetto qualitativo della nostra esistenza.

In conclusione, non essendoci nessuno che può decidere di essere se prima non è, evidentemente tutto è dovuto, tutto è mutuato. L’ambiente (in senso lato) deve essere sano al massimo per permettere una crescita rigogliosa della persona umana.

Non crediamo però in un cieco determinismo. C’è, su fondamenta peculiari, una costruzione storica composita dell’essere.

La volontà e la conoscenza hanno un ruolo importantissimo nel coacervo di occasioni, necessità, opportunità e possibilità che ci tentano, ci sollecitano, c’incamminano sulla strada del divenire. Se non è facile orientare le scelte in modo da non rimpiangere il tempo perduto, non dobbiamo permettere, per quanto possibile, che ci sia rubato quello libero. Ne va della nostra dignità.


[1] Roma 1924 - Pitigliano 1997

L’angolo del parlatore:Settima Parte

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L’angolo del parlatore:Sesta Parte

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Quinta Parte

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Quarta Parte

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Terza parte

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Seconda parte

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Prima parte

https://internationalwebpost.org/contents/L%E2%80%99angolo_del_parlatore_-_1%5E_parte_18872.html#.X1xHQmgzaR8

Antonio Villa

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