L’ANNUALE RAPPORTO DELL’UNHCR PER LA GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO

Global Trends: 70,8 milioni le persone in fuga da guerre, persecuzioni e conflitti

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Nello scorso anno, 37.000 persone al giorno sono state costrette a fuggire dal proprio Paese, 25 ogni minuto. È questo l’allarme lanciato ieri dall’UNHCR con la pubblicazione dell’annuale report Global Trends. I dati raccolti mostrano come attualmente siano 70,8 milioni le persone in fuga da guerre, persecuzioni e conflitti, con un aumento di 2,3 milioni rispetto all’anno precedente; è il livello più alto mai registrato dall’Agenzia nei suoi quasi settant’anni di attività. La cifra, che tiene parzialmente conto della situazione in Venezuela, assume un sapore ancor più amaro oggi in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato. “Quanto osserviamo in questi dati costituisce l’ulteriore conferma di come vi sia una tendenza nel lungo periodo all’aumento del numero di persone che fuggono in cerca di sicurezza” ha dichiarato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Entrando più nel dettaglio, notiamo come nella classica distinzione tra rifugiati, richiedenti asilo e sfollati interni (IDP) siano questi ultimi a detenere il primato con un totale di 41,3 milioni di persone; 25,9 milioni sono gli appartenenti al primo gruppo, in cui sono compresi anche i 5,5 milioni di rifugiati palestinesi che ricadono sotto il mandato dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA); 3,5 milioni sono invece i richiedenti asilo.

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È possibile notare, inoltre, come ben il 67% del dato totale provenga da soli cinque Paesi: in cima alla lista troviamo la Repubblica araba siriana (6,7 milioni), seguita da Afghanistan (2,7milioni), Sudan del Sud (2,3 milioni), Myanmar (1,1 milioni) e Somalia (0,9 milioni). Per il quinto anno consecutivo è la Turchia il Paese che ospita il maggior numero di rifugiati - anche in virtù dell’accordo in vigore dal 2016 con l’UE - con un totale di 3,7 milioni (di cui il 98% siriani), seguita da Pakistan, Uganda e Sudan che insieme riescono a pareggiare la stessa cifra. L’unico Paese europeo tra i primi cinque al mondo è la Germania, che ne ospita circa un milione. L’aumento nel dato totale è stato trainato dai conflitti in Medioriente (Siria, Iraq, Yemen) e in Africa (Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan) per il periodo 2012-2015, mentre sono stati i recenti flussi di rifugiati Rohingya dal Myanmar, gli sfollati interni in Etiopia (1,6 milioni) e i richiedenti asilo in fuga dal Venezuela a costituire la vera novità del 2018. Durante l’anno, infatti, 13,6 milioni di persone hanno abbandonato il proprio Paese e meno del 3% di loro vi ha fatto ritorno. Il numero è cresciuto a una rapidità maggiore di quella con cui si trovano soluzioni. La migliore di queste per qualunque rifugiato è sicuramente la possibilità di fare ritorno in patria volontariamente, in condizioni sicure e dignitose. Altre soluzioni prevedono l’integrazione nella comunità di accoglienza (è la soluzione che stanno adottando più marcatamente Turchia e Canada, seguite in lontananza da Paesi Bassi, Guinea-Bissau e Francia) o il reinsediamento in un Paese terzo. Come uno degli obiettivi chiave del Global Compact on Refugees, i percorsi di reinsediamento sono anche meccanismi per condividere la responsabilità di rispondere a crisi di sfollamento forzato divenute sempre più frequenti e contribuire a ridurre l’impatto dei flussi migratori nei Paesi ospitanti.

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Ad ogni crisi di rifugiati, ovunque essa si manifesti e indipendentemente da quanto tempo si stia protraendo, si deve accompagnare la necessità permanente di trovare soluzioni e di rimuovere gli ostacoli che impediscono alle persone di fare ritorno a casa. - ha ammonito l’Alto Commissario Filippo Grandi - Si tratta di un lavoro complesso che vede l’impegno costante dell’UNHCR, ma che richiede che anche tutti i Paesi collaborino per un obiettivo comune. Rappresenta una delle grandi sfide dei nostri tempi”.

Lorenzo Pisicoli

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