L’IMMACOLATA CONCEZIONE

Arte e Spiritualità

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Vi presento l’«Immacolata Concezione», opera dell’artista spagnolo Francisco Zurbarán, datata al 1630 e conservata oggi nel Museo diocesano di Sigüenza.

L’11 febbraio 1858, Maria appare alla giovane Bernadette Soubirous a Lourdes, dicendo: «Io sono l’Immacolata Concezione». Viene così offerta dal cielo la conferma di quel dogma che solo quattro anni prima, l’8 dicembre 1854, papa Pio IX aveva proclamato a Roma ponendo in evidenza come la Vergine fosse stata preservata dal peccato originale. Il mistero dell’Immacolata evidenzia una gerarchia precisa: prima della volontà e della libertà di ciascuno c’è la volontà e la libertà di Dio, il cui volere supera quello umano senza però annullarlo mai. Maria stessa, ancora prima di esistere, è stata scelta da Dio per essere Immacolata. San Paolo afferma in una delle sue lettere: «Siamo stati predestinati per essere al suo cospetto santi e immacolati». Dunque tutto questo non riguarda solo Maria, in quanto Dio ha designato anche te santo ed immacolato nonostante i tuoi peccati, le tue trasgressioni, i tuoi tradimenti! Perché Dio è Dio ed egli sa rimanere saldo anche quando non lo siamo noi perché ha una volontà più forte di quella che può avere l’uomo ed arrendersi alla sua volontà è già una vittoria.

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Il tema iconografico dell’Immacolata nasce e si sviluppa nell’Italia meridionale e in Spagna. Zurbaran raffigura la Vergine in uno spazio ideale a metà tra cielo e terra e la arricchisce con molti dei suoi attributi iconografici, primo fra tutti il sole che irradia la sua luce alle spalle di Maria, descritta nell’Apocalisse come «donna vestita di sole»; il delicato volto della Vergine ricorda il potere ringiovanente della grazia di Dio. Il colore bianco della veste indica la purezza, dodici stelle ornano l’aureola che si tramuta in apoteosi di teste di cherubini, i quali aprono il cielo fisico verso lo spazio celeste. Sotto i piedi di Maria è posta la luna, simbolo dell’instabilità del male. Il suo alone di luce irradia un caldo ammasso di nuvole in cui spiccano quattro attributi mariani: a sinistra la Porta del Cielo e la Scala di Giacobbe, a destra la Stella del Mare a cui guarda il credente smarrito nelle tenebre del proprio cuore, e lo Specchio senza macchia. Nella parte inferiore del dipinto, un paesaggio si stende come una marina e riunisce altri attributi mariani tra cui il porto, simbolo di Maria che accoglie chi si è perso. Il paesaggio si tramuta nell’Hortus Conclusus, dove crescono fiori rossi e bianchi e si ergono la Torre di Davide, il cipresso, il Tempio dello Spirito, la palma, i cedri e gli ulivi. Al centro compare infine il pozzo delle acque vive.

Benché arrendersi a Dio sia certamente una vittoria, spesso la fede vacilla ed il dubbio impedisce la resa: il peccato è conseguenza del dubbio sulla bontà di Dio, è pensare che Egli ci voglia tenere nascosto qualcosa. Esitiamo così tanto a credere che Dio voglia ricolmarci di beni e che gratuitamente ci abbia predestinati ad essere santi e immacolati che lasciamo all’egoismo il tempo di insinuarsi fino a che siamo noi a tenere nascosta la nostra vita a Dio. Maria invece si arrende e diventa atto di fiducia vivente all’Amore di Dio: non per forza dobbiamo capire fino in fondo le ragioni di questo suo gesto, Dio non sempre ci domanda di capire ma sempre ci chiede di fidarci. Le ragioni di Dio non sono le nostre, ma dobbiamo avere fiducia che un giorno gli daremo ragione perché Egli ci ha scelti, ci ha amati e ha per noi progetti di pace e speranza.

Guardando l’opera dello Zurbaran sono rimasto particolarmente affascinato dal viso sereno e giovane di Maria, dalle sue mani giunte che dimostrano quell’obbedienza alla volontà di Dio che eserciterà ancora ai piedi della croce: da lì Gesù la dona all’umanità – e quindi anche a te – come madre: «figlio, ecco tua madre». Da quel momento rimane accanto a te e ti aiuta nel cammino della vita, attende solo la tua fiducia e il tuo desiderio di intessere una relazione autentica e filiale con lei. Il suo sguardo rivolto verso il basso esprime la consapevolezza di questa responsabilità: prendersi cura dei suoi figli. Imitala nello scorrere delle tue giornate e scoprirai forza e speranza.

Permettimi di lasciarti la meravigliosa lode di Maria nata dalla mente e dal cuore del genio di Dante: «Qui se’ a noi meridiana face di caritate, e giuso, intra i mortali, se’ di speranza fontana vivace. Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia ed a te non ricorre, sua disianza vuol volar sanz’ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre. In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s’aduna quantunque in creatura è di bontate».

Alessio Fucile

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