L’ITALIA DEI FURBI INETTI E DISONESTI, C’EST LA VIE

Paradise Papers e il futuro economico del Paese

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Ci sono luoghi nel mondo in cui è possibile sfuggire al peso delle tasse, si chiamano Paradisi Fiscali. Meta economica dei più abbienti, somigliano a un Paradiso terrestre dove ci si fionda in massa per investire e depositare i propri averi.

Ciò comporta un problema per il pianeta intero, in quanto il tutto appare come un sistema di elusione fiscale che consente a una cerchia ristretta di gestire un enorme traffico di denaro (fatto di pochi oneri e tanti onori!). Tuttavia, non è questa la novità. Pare che la famosa società di consulenza finanziaria Appleby, con sede all’isola di Man, gestisca e custodisca fondi per soggetti identificati attraverso nomi criptati al fine di nasconderne l’identità. Forse perché si tratta di persone coinvolte in affari poco raccomandabili. I Legionari di Cristo sono solo un esempio tra i tanti: coloro che dovrebbero assurgere a modello di astinenza dai beni materiali dimostrano che i soldi fanno gola anche ai santi. Le persone che, appartenenti alla cricca dei famosi, si trovano ad oggi impantanate nello scandalo dei paradisi fiscali negano il mancato pagamento delle tasse nel Paese di appartenenza; almeno, così si giustifica la Regina Elisabetta II. La bomba lanciata dallo scandalo delle società offshore tocca addirittura il cantante Bono, la Regina di Giordania e, indirettamente, Trump e Putin. I Paradise Papers sono ovunque, bisogna addentrarsi nella selva oscura della legge per comprendere il profondo significato dell’offshore. Una parola che di per sé non dice nulla ma che, agganciata a un altro termine, si sposa con una realtà caratterizzata da un regime fiscale basso o inesistente, un sistema burocratico semplice e una possibilità di arricchirsi illimitata. Questo è, in gran parte, lo scopo delle società offshore. Piacciono assai ai portafogli di parecchi poiché consentono di evitare la pressione fiscale dei propri Paesi.

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Riuscire a imbarcare denaro con il minimo sforzo rappresenta, senza dubbio, il sogno di tanti. Probabilmente pure le Banche Venete si sono cimentate in tale impresa, ricavandone un buco di qualche miliardo, diciamo non proprio bazzecole. La questione, particolarmente complessa, implica evidentemente una lacuna in termini di vigilanza e amministrazione. Il prezzo delle azioni viene impunemente gonfiato, il valore sale di colpo sulla carta ma non c’è un corrispettivo nel mercato. Consob e Bankitalia si passano la palla infuocata, il danno ormai è fatto. Una vicenda che, per la similarità dell’incuranza, ricorda quella del Monte dei Paschi di Siena, un crack dovuto a continue mosse sbagliate lasciate passare alla frontiera della legalità e della giustizia. L’omertà la fa da padrona in certi casi: sapere e non dire, oppure insabbiare e sotterrare. Monte dei Paschi ne sa qualcosa.

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Eppure, alla fin fine, ci va di mezzo l’Italia. Salvaguardare la salute delle banche dovrebbe essere il principio economico-sociale di base del Paese. La ricchezza non piove dal cielo, soprattutto per i comuni mortali che vivono con uno stipendio stringato. Qui però, urge una riflessione a parte. Ogni comparto della vita Italiana presenta dei buchi alquanto spiacevoli: la sanità, la politica, le prestazioni pensionistiche, il turismo e quant’altro, vivono perennemente con l’acqua alla gola. Che magari sia collegato al modus operandi di gestione italiano? Di fondo nel Bel Paese, ogniqualvolta qualcosa fila liscio, arrivano sempre gli squali a farlo a pezzi e gli avvoltoi a cibarsi delle carcasse. Il profumo di denaro scorre nelle vene di arrivisti impudenti che, mettendo in croce gli altri, s’assicurano ricchezza a vita. I loro nomi fanno scandalo per qualche tempo, poi li ritrovi lontani a dirigere altre sezioni da mandare in pezzi. Una linea sottile separa la furbizia intelligente da quella idiota. Arricchire se stessi arricchendo gli altri (o quantomeno mantenendo le risorse a un livello positivo), è oltremodo geniale. Arricchirsi speculando e portando in rovina mezza Italia, invece, vuol dire percorrere la strada della inettitudine qualificata. E’ l’Italia dei furbi inetti e disonesti, c’est la vie.

Alessia Gerletti

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