MALIKA E L’AMORE PROIBITO

22enne ripudiata per amore di una persona dello stesso sesso

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“Fate come me, denunciate l‘odio”. Queste le parole pronunciate da Malika, una ragazza di Castelfiorentino in provincia di Firenze cacciata da casa perché ama una ragazza. Un caso che in questi giorni ha scosso gli animi degli italiani e di diverse figure di spicco: dal Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli al cantante rap, Fedez, alle stesse calciatrici azzurre, ai politici come Alessandro Zan e Paola Concia che, da tempo, si stanno battendo perché all’amore omosessuale sia data la stessa dignità di quello eterosessuale. E’ una storia al limite dell’inverosimile quella di Malika, la cui unica colpa è quella di essersi innamorata di una persona del suo stesso sesso. Un amore che ha affidato alle parole scritte, perché non ha avuto il coraggio di parlarne apertamente con la sua famiglia, Malika decide di fare “coming out” attraverso una lettera, nella quale dichiara quel segreto inconfessabile, ma che doveva essere rivelato. Tra le righe una frase che non lascia spazio ad alcun dubbio: “Mamma, mi sono innamorata di una ragazza”. Malika lascia quindi la lettera nel cassetto del comodino della madre che, dopo poche ore, viene a scoprire una verità, per lei inaccettabile, e da qui ne scaturisce una reazione immediata e furibonda.

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La ragazza si ritrova così fuori di casa, offesa, minacciata e senza nemmeno avere la possibilità di recuperare dall’abitazione abiti ed effetti personali. Malika, nonostante lo sconforto e la disperazione, denuncia tutto ai carabinieri rendendo pubblica la sua storia, quella di un amore contrastato, con la speranza di ricevere aiuto, ma anche perché quello che è successo a lei non accada mai più. Sua madre le scaraventa uno tsunami di messaggi vocali su “WhatApp" per vomitarle addosso dolore, rabbia, urla e minacce: “Sei la rovina della famiglia, meglio una figlia drogata che lesbica. Sei uno schifo”. La ragazza non si aspettava una reazione così violenta da parte della sua famiglia cercando, nonostante tutto, di “difendere” la madre: “Mia mamma litiga così, anche quando ero fuori e non rispondevo mi trattava male, eppure io c’ero. Non sarò stata una figlia modello, qualche cavolata con i miei amici l’ho fatta, qualche bicchiere in più l’ho bevuto, ma tutto qui. Come la maggior parte dei giovani, non hanno mai recepito le mie attenzioni”. La reazione della mamma era quindi prevedibile, per questo la scelta inevitabile di scriverle una lettera piuttosto che parlarne “vis a vis”. Nonostante tutto Malika sta cercando di essere forte e di andare avanti, anche grazie al lavoro e al sostegno della fidanzata, ma anche delle tante persone che si sono riconosciute nella sua storia e che le stanno dando aiuto morale e materiale. Questa vicenda ha messo in moto la macchina della solidarietà accendendo i riflettori su un tema che fa ancora discutere, quello dell’omosessualità e che oggi in parlamento, con la Legge Zan, è oggetto di discussione. “Ci sono tanti ragazzi che stanno vivendo la mia stessa esperienza e non riescono a denunciare”, ha dichiarato Malika, ma bisogna farlo, denunciate, io sarò la portavoce di tutti”.

Anna Di Fonzo

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