MANI TESE

Decalcomania, René Magritte
Le mani tese
verso un oltre
che non posso
guardarlo negli occhi
ferita longitudinale
è la mia bocca che succhia
assi marcite, il vuoto incorniciato.
Punto di riflessione di Francesca Coppola:
concentrare una moltitudine di significati in un numero limitato di versi sembra essere la caratteristica di Enrico Marià, poeta di Novi Ligure. Gioco forza risulta estremamente complicato sia carpire il contenuto, sia renderlo in poche righe.
L’intensità delle parole resta inalterata, anzi la composizione trae potenza dalla loro essenzialità.
La consapevolezza del proprio sentire unita alla percezione dell’ambiente esterno sembrano lanciare un grido disperato, inascoltato: la coscienza del disagio.
Ci troviamo davanti all’incapacità o alla mancanza di volontà di non riuscire ad andare oltre. Oltre la propria prospettiva, oltre i sensi, oltre il presente, oltre sé stessi. Il futuro diventa scommessa insostenibile alla bocca -ferita longitudinale- che non ride mai?
Un mondo interiore senza finestre (o forse troppe) per non far uscire o entrare nulla come sorta di protezione. Una trasfigurazione della realtà che finisce per essere accantonata come inconsistente.
-Le assi- sono guaste, infradiciate dalla sofferenza? Nessun conforto allo stato d’animo, neanche le parole. Nessuna risposta, solo altre domande.
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