MANTOVA

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Mantova, secondo la leggenda, è legata alla profetessa Manto, fuggita da Tebe, che con le sue lacrime creò un lago dalle acque taumaturgiche. In seguito il figlio Ocno costruì la città di Mantua in onore della madre. Ma una diversa teoria, molto più inquietante, lega l’origine del nome Mantova al dio dei morti Manth, venerato dagli etruschi. Probabilmente non si saprà mai la realtà, ma la città cela molto altro, e si può iniziare a cercare tracce del mistero recandosi presso la Basilica di Sant’Andrea, in piazza Mantegna. Si tratta di un santuario del 1400, al cui interno, nella cripta, è conservato il sangue di Cristo. Si narra infatti che San Longino, in fuga dai romani che gli davano la caccia, cieco e malato, si fermò a Mantova, dove in sogno gli apparve Sant’Andrea, il quale gli disse di seppellire la reliquia che aveva con se nel posto dove si trovava. Uscendo dalla chiesa ci si deve dirigere verso il Palazzo Ducale, un tempo residenza della famiglia Gonzaga.

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Al suo interno, dipinto su di un soffitto, un labirinto, al cui centro si trova una frase ancora oggi senza spiegazione certa “forse che si, forse che no”. Inoltre, come in altre località italiane, su frammenti di affreschi si possono ammirare riferimenti a Re Artù e ai cavalieri della tavola rotonda. La presenza del contenuto legato al Graal sembra più di una coincidenza. Sempre all’interno del palazzo, si trova l’Appartamento dei Nani di Corte, una ricostruzione simbolica atta a fungere da percorso iniziatico, traendo ispirazione dalla scala nel cielo vista dal profeta Giacobbe. All’esterno del Palazzo poi, visitabile per ora solo su richiesta, è stato ricostruito il Giardino dei Semplici, un percorso ermetico iniziatico, la cui forma aveva una profonda attinenza con i 4 elementi, e dove erano state piantate essenze magiche da un frate francescano. Altro edificio molto noto a Mantova è il Palazzo Te, al cui interno si possono rinvenire molti simboli alchemici ed esoterici, incluso un altro labirinto.

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Per le vie di Mantova si aggirerebbe anche un fantasma, quello di Fabiola, una ragazza costretta a travestirsi da uomo quando era in vita, e che ora, secondo quanto racconta chi l’ha vista sulle sponde del fiume Oglio, prova a portare con se ogni persona che incontra. Fate attenzione. Uscendo dalla città ci si potrà dirigere verso il Santuario della Beata Vergine, a Grazie, un borghetto non lontano. All’interno di questo edificio, tra le varie opere, trovano posto 55 statue di foggia grottesca, una inquietante rappresentazione dovuta agli ex voti di persone scampate a vari pericoli. A circa trenta chilometri da Mantova si trova invece Cavriana, dove, all’interno del Museo Archeologico dell’Alto Mantovano, sono custodite le Tavolette Enigmatiche.

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Si tratta di reperti in pietra e manufatti, di diverse dimensioni, risalenti ad un periodo compreso all’incirca tra il 2.100 ed il 1.400 a.C. Devono il loro nome al fatto che sulle parti di superficie liscia recano delle incisioni, il cui significato ancora non è stato decifrato. Oltretutto queste incisioni sono diverse, da semplici puntini a righe orizzontali a cerchi concentrici disposti in sequenza. Mantova nasconde molti misteri, e prima di lasciarla, dando un’ultima occhiata al Palazzo Ducale, forse si potrà intravedere il fantasma di Agnese Gonzaga vagare per le antiche stanze in cerca del suo amante.

Paolo Varese

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