MANUEL FRANJO
Istantanee d’autore

Nella ormai lunga storia dello showbusiness ci sono stati una serie di personaggi definiti “idolo delle ragazze”.
Una brutta definizione ma accettata con una certa leggerezza.
Ne ho conosciuti alcuni (ai quali ho già dedicato qualche istantanea) e tra questi Manuel Franjo.
Scoperto dal famoso coreografo Franco Miseria, debuttò come partner di Heather Parisi in Fantastico 5 ed ottenne subito una vasta popolarità, come è successo a pochi altri ballerini.
Tanto che la Cuccarini lo volle accanto a sé nell’edizione successiva, dopo che Baudo l’aveva scritturato per il suo Festival di Sanremo.
Invitai Manuel come ospite in uno show della Goggi che curavo e da lì nacque una breve ma intensa amicizia.
Era un periodo non ancora inflazionato da migliaia di nomi “dal quarto d’ora di popolarità” ed essere famosi era una condizione di privilegio difficile da affrontare in giovane età.
La fama si ambiva ma senza sapere i risvolti che comportava.
E l’offerta televisiva era modesta, per cui i programmi, specialmente del sabato sera, erano seguiti da milioni di persone.
Temevo che mi sarei trovato davanti un tipo imbottito di autocompiacimento.
Fu quindi una piacevole sorpresa relazionarmi con un ragazzo semplice e con una marcata sensibilità. Mi verrebbe da dire anche fragile, nel rapporto umano.
Contrariamente alla tempra che aveva già dimostrato nella sua breve storia.
Conversammo molto e gli diedi occasione di parlare di sé.
Si era trasferito dal suo Paese natale, il Venezuela, a New York.
Aveva solo 19 anni, molta determinazione a studiare per imporsi professionalmente,
ma anche insicurezza e timori.
Dopo pochi mesi fu lì che partecipò ad una audizione indetta da Miseria e prescelto per venire in Italia.
Non dovette aspettare molto per realizzare il sogno per il quale aveva fatto dei passi, coraggiosi ma con una buona dose di incoscienza.
Durante una cena gli domandai se si sentisse frastornato dal successo.
Ricordo questa domanda per l’imprevedibile risposta che mi diede: il piacere maggiore che gli dava la popolarità era che quando lo fermavano dei giovani, si intratteneva a conversare con loro e si rendeva conto che la sua disponibilità e le sue parole erano loro di aiuto e incoraggiamento.
Di questo pensiero avevo già sperimentato la fondatezza quando arrivammo in auto all’entrata di servizio del Teatro delle Vittorie e c’era una folla di ragazzi e ragazze ad aspettarlo.
Si intrattenne con loro come se fossero un gruppo di amici che era venuto a salutarlo e facevo fatica a trascinarlo dentro per essere puntuale con la convocazione.
Da lui ricevetti anche una definizione della danza che mi è rimasta impressa e che me la fece gustare maggiormente in seguito.
Quando ballava sentiva aprirsi il cuore, si lasciava trasportare dalla musica e di conseguenza il corpo sapeva cosa fare.
E non riusciva ad ascoltare una musica senza immaginarla in forme e movimento.
Mi svelò poi che c’era un’altra grande passione che lo animava e per la quale stava lavorando ad un progetto: il canto.
Infatti seppi poi che aveva inciso un album in spagnolo del quale un paio di pezzi circolarono bene anche in Italia.
Ecco, parlare con Manuel mi permetteva di elevarmi su un altro piano, direi etereo.
Di sentirmi quasi sospeso in una dimensione non terrena, piena di musica, di movimento e di… tenerezza.
(la foto che mi ritrae con Manuel è di proprietà personale)
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