MARCO SCIAME: LA FISICA DELL’ARTE

All’anagrafe Paolo Cerasòli, è universalmente conosciuto come Marco Sciame, tanto che le due identità spesso si confondono.
Paolo o Marco? Probabilmente entrambi.
Paolo insegna pittura, disegno, fumetto e storia dell’arte.
Marco è un personaggio dei fumetti nato dalla fantasia di Paolo negli anni ’90, quando frequentava l’Università di Fisica. Alto, affascinante - un misto tra Marcus Schenkenberg e Michael Hutchence - incarna l’alter-ego di Paolo, il suo ideale di uomo di allora: bello e dannato.
Oggi, invece, Marco Sciame è la persona che Paolo vuole essere quando dipinge, cioè la parte migliore di se stesso, che si esprime tramite l’arte. Non siamo di fronte a una sorta di Dr. Jekyll e Mr Hyde, perché Paolo e Marco non sono in conflitto tra loro. Al contrario, si sostengono e si proteggono come fratelli. Anzi, di più. Lo vedremo.
Paolo Cerasòli, alias Marco Sciame
“Marco Sciame è privo di codice fiscale e di carta di identità - spiega l’artista. Non ha portafogli, non paga le tasse, non ha un tempo storico: è fuori da ogni canone prestabilito, totalmente libero. Non ha nemmeno bisogno di cibarsi, se non di spiritualità, di arte e di bellezza. È un essere dentro di me che vive ed emerge nel momento in cui mi metto ad operare. È un’anima che custodisco.”
Molto più di un fratello, dunque, o di un compare. Molto più anche di un alter-ego: Marco Sciame è l’anima di Paolo Cerasòli, è l’espressione del suo Sé profondo, della sua scintilla creativa.
Ma Marco Sciame è anche un messaggio, anzi, un invito a far sopravvivere la parte creativa di se stessi. Ad esempio: ti piace la lettura? Se la risposta è si, allora cerca anche tu il tuo Marco Sciame, cioè il tuo piccolo spazio dove staccarti dalla realtà che ti è stata cucita addosso.
Il poco più che ventenne Paolo ha un dilemma: studiare fisica o dedicarsi all’arte?
Iscrittosi alla facoltà di Fisica, frequenta il primo anno seguendo le lezioni con grande passione e partecipando a tutte le uscite scolastiche. Ma quando torna a casa, anziché studiare, disegna. Non per distrarsi, ma per necessità. Si ritrova quindi a fine scolastico senza una reale preparazione ma con una certezza: le sue due passioni sono a un punto cruciale. Fino al momento in cui l’arte prevale. Da lì a poco lascia la facoltà di Fisica per iscriversi all’Accademia di belle Arti. Ed è grazie al professore di pittura che fa un incontro assolutamente determinante per la sua formazione e la sua carriera: il grande artista Tonino Caputo.
“Scenari e preludio a passo di danza” by Marco Sciame
“Ci sono stato vent’anni in studio da lui - racconta - vent’anni con un maestro vecchio stampo che ha collaborato con Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli e ha frequentato Mimmo Rotella e Piero Manzoni. Solo per citarne alcuni. Il suo studio era un andirivieni di pittori e collezionisti ma siamo anche andati anche in giro per l’Italia, visitando Fiere e Gallerie. Mi ha portato anche al suo studio di New York. In tutti questi anni ho visto come si muoveva, come parlava, come si promuoveva, come commentava gli artisti e le loro opere: era un uomo estremamente colto e preparato. Era conosciuto in tutto il mondo: personaggi come Peter Sellers e Donna Summer erano suoi collezionisti”.
Tonino Caputo è stato una figura molto importante nella vita di Paolo Cerasòli: è dentro la sua bottega che si è compiuta la trasmutazione che lo ha fatto diventare Marco Sciame. Non è stato un maestro facile, anzi, direi piuttosto inclemente, ma il suo atteggiamento era giustificato dall’aver riconosciuto il talento del suo apprendista. E sotto sotto amava dire ai collezionisti quanto fosse più bravo di lui.
“Mi ha fermato per cinque anni - racconta - e mi diceva: “Guarda, Marco, non è originale, puoi fare di meglio”. Finché un giorno gli ho presentato un’opera che lo entusiasmò: era una piccola tela 30 x 40 con uno scorcio del Gran Canyon. La mostrò ad un gallerista romano, che me la comprò per 250.000 Lire. Poi mi invitò ad esporre nella sua Galleria: era il 2006.”
Il resto è storia.
“Geometriche visioni” by Marco Sciame
“Il soggetto è solo un pretesto per dipingere”, soleva ripetere il maestro Caputo. Marco Sciame ha fatto sua questa massima, e lo dimostra l’immenso parterre delle sue opere.
Vediamole più da vicino.
I suoi dipinti sono quasi tutti acrilico su tela e la sua tecnica nasce dal divisionismo lineare. Si tratta di una tecnica pittorica che si accompagna al divisionismo, con un leggero sfasamento del disegno stesso, che ne è la necessaria evoluzione. Il soggetto viene sempre disegnato a mano libera.
Attualmente sta affrontando ulteriori evoluzioni della figura, perché in pittura il colore non deve mai essere un’aggiunta al disegno, così come quest’ultimo non deve essere un qualcosa che viene esaltato dal colore. In realtà si tratta di due forme che si incontrano ma che devono potersi esprimere indipendentemente. Quindi possono avere delle evoluzioni parallele: l’artista può decidere di dipingere in un modo diverso e disegnare sempre allo stesso modo o viceversa.
L’attitudine di fumettista rende il suo tratto molto riconoscibile ma permane la volontà - per non dire la necessità - di lasciarsi “portare” da una sana trasformazione artistica, che coincide con la propria evoluzione umana e spirituale.
Evidente è anche l’intenzione di ricercare più fasi di luce all’interno dell’opera. È, in qualche modo, una ricerca un po’ cubista, un po’ futurista, che mescola alchimicamente tempo e dinamicità all’interno dell’opera.
È importante, per Paolo - come pittore - e per Marco - come canale di ispirazione -, avere alle spalle una tradizione storico-artistica che faccia da ponte tra il passato e il futuro. Ciò che siamo oggi non nasce ex novo ma è il frutto delle esperienze di ieri. È come portare avanti una tradizione di famiglia, senza lasciare indietro nessuno. Ed è anche un grande messaggio per chiunque si cimenti in questo mondo: fare arte non si riassume nell’atto di dipingere. Ci vuole anche molta preparazione e tantissimo studio.
“Una mattina in famiglia” by Marco Sciame
Molto toccanti sono i soggetti, che raccontano la vita dell’uomo nella sua quotidianità.
“La questione della linea esprime una razionalità spinta all’estremo - spiega l’artista. Spesso mi viene detto: “Ma che pazienza hai, non riuscirei mai a fare un quadro come lo fai tu, ci vuole troppo tempo!” E io spiego che l’eccessiva razionalità crea una figura irrazionale. Perché quando uno è troppo serio, troppo dritto, è fuori dalla norma. Quindi io rompo la mia razionalità essendo TROPPO. Il punto non è la pazienza ma la follia creativa.”
Del divisionismo lineare, invece, colpiscono le spigolosità, molto maschili dal punto di vista psicologico. Tuttavia l’elemento circolare - simbolo del femminile - è presente in tante sue opere, lasciando intendere il raggiungimento di una perfetta sintesi maschile-femminile, materiale-spirituale.
Il frazionamento circolare gli serve per focalizzare l’attenzione ma il suo obiettivo è sempre e comunque la luce. Ai suoi allievi ripete sempre: “La pittura è formata da due corde: la prima è l’originalità, la seconda è la luce all’interno dell’opera.”
Ecco ciò che, secondo Paolo Cerasòli, fa di un uomo un artista: la capacità di generare luce all’interno dell’opera con i colori. È una ricerca che si può mettere in atto solo se si supera un certo livello di giudizio estetico dell’opera. “Il frazionamento è semplicemente una progressione della sintesi del colore che io vado a dare con il divisionismo: se il colore è dato con le linee e quindi c’è una divisione del colore, anche il disegno di base può essere frazionato.”
“Frazioni e riflessi” by Marco Sciame
“Frazioni e riflessi” ci mostra come l’artista frazioni le immagini di base.
È stata questa l’evoluzione vincente quando, con il primo frazionamento, vinse il premio arte Mondadori con un’opera che ricordava questi divani. Naturalmente la luce accompagna il colore all’interno dell’opera: per Marco Sciame è fondamentale che la luce sia vibrante all’interno del dipinto, così da fornire un’intensità interiore al colore e all’immagine.
Emerge, nel lavoro di Marco Sciame, il trinomio luce-linea-colore. Ma la più importante è sicuramente la linea, una linea che incide, indaga, smembra per conoscere e approfondire. Una linea che non teme di esistere - anche troppo - perché sa di avere una missione importante: quella di veicolare l’informazione.
E qui ci possiamo riallacciare alla mente scientifica di Paolo Cerasòli, alla sua passione per la Fisica. Come ha risolto il binomio arte e scienza?
“La scienza rientra ampiamente nell’arte e la mia forma artistica è indubbiamente una scienza della tecnica, almeno a livello pittorico - spiega. È come se io andassi a prendere l’atomo e cominciassi a rompere il neutrone, il protone, il nucleo, eccetera. Oppure, per usare un’immagine più romanzata, l’idea del teletrasporto di Star Trek, dove i corpi degli astronauti vengono scomposti dalla cabina di partenza per riassemblarsi da un’altra parte.
Le mie linee vogliono significare anche il fatto che noi stessi siamo atomi tenuti stretti da un’energia elettromagnetica, energia che non muore mai. Non morendo mai, dobbiamo prendere consapevolezza che anche noi siamo divisionisti dentro; siamo materia ma anche, in qualche modo, assenza di materia”.
E possiamo andare oltre, spingendoci nella fisica quantistica, perché nelle opere di Marco Sciame, oltre alle tre dimensioni (lunghezza, larghezza, altezza) se ne aggiunge una quarta: il tempo. Un tempo che non è cronologico ma che racchiude tutto il giro dell’orologio e, magari, anche di più giorni insieme. Non è raro che i colori dei riflessi di luce sposino i toni chiari del mattino e i bruni del calar del sole. Tutti in un unico dipinto.
“Luci notturne”by Marco Sciame
Nell’opera “Luci notturne”, la luce è la forma basica. Qui essa ha una forma un po’ caleidoscopica, con questi cerchi concentrici che, in qualche modo, sembrano voler aprire un varco su un’altra dimensione. Ma la pittura non è surreale, va semplicemente oltre il reale, attraversando non soltanto il tempo ma anche le lo spazio. Marco Sciame fa suo il filtro dei grandi artisti che, dall’Impressionismo in poi, non si accontentano più dell’immagine realistica, ma necessitano di mettere all’interno dell’opera la propria visione, il proprio ricordo, la propria memoria e sensibilità.
Andando ancora oltre, personalmente colgo un afflato spirituale nel suo lavoro. Approcciandomi ad esempio a quest’opera, un po’ per i colori e un po’ per le forme, leggo un grande senso di elevazione e di serenità. La luce all’interno dell’opera divora tutto e colui che osserva è rapito e trasportato altrove. “Io credo che la spiritualità o ce l’hai o non ce l’hai - spiega l’artista. Per me la spiritualità è una ricerca interiore ma non è detto che abbia una forma identificabile all’interno dell’opera. Solo chi ha una carica interiore importante può trasmettere, a patto che, colui che riceve, abbia i canali aperti.”
È sempre una questione di consapevolezza, alla fine. L’unione di forme, luci e colori è il mantra vibrazione che permette a Marco Sciame di creare un “portale” attraverso il quale il fruitore può oltrepassare la propria dimensione lineare per inoltrarsi in un mondo che riconosce risuonargli dentro. E in fondo ce l’ha dentro anche l’autore, altrimenti non si manifesterebbe.
Poi è chiaro che non tutti vibriamo alla stessa frequenza e che quindi ciascuno percepisce ciò su cui è connesso. Se io sono connessa con te, sulla tua frequenza, percepirò le cose che anche tu percepisci. Altrimenti ne percepirò altre. È giusto così ed questo il bello dell’arte, alla fine.
L’intervista che segue è stata realizzata da Simona HeArt per la rubrica “Sguardi sull’arte contemporanea con Simona HeArt”. L’articolo è pubblicato su “International Web Post”.
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Contatti di Marco Sciame:
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