MILANO FASHION WEEK

COLLEZIONI SPRING-SUMMER 2020

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La settimana della moda meneghina che si è svolta dal diciassette al ventitré settembre scorso è stata una fashion week ricca di eventi (circa centosettanta) che ha visto sfilare i grandi nomi del fashion system Made in Italy che portano la moda e lo stile italico ad essere il più desiderato e il più copiato in tutto il mondo con buona pace di americani e francesi. Dopo aver visto le fashion week di New York e Londra essere a Milano è sentirsi veramente nella capitale mondiale della moda e, credetemi, non è bieco campanilismo! A Milano hanno sfilato le collezioni più belle e i nomi che hanno fatto la storia della moda ed è stato davvero difficile scegliere di quali sfilate parlarvi perché in Italia anche i brand emergenti hanno presentato attraverso party e press day nelle loro boutique collezioni davvero degne di nota. Come ogni anno durante la fashion week milanese la città si presenta al visitatore con un ampio ventaglio di appuntamenti culturali e mostre da non perdere come quella a Palazzo Reale “Louis Vuitton Time Capsule Exhibition Milan” che sarà possibile vedere sino al prossimo venti ottobre. Quest’anno la Camera Nazionale della Moda Italiana attraverso tutti i social (Facebook, Twitter, Instagram e un app sviluppata per l’occasione) e un maxi schermo posto in Corso Vittorio Emanuele è stato possibile seguire l’intera fashion week.

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L’apertura della fashion week meneghina è toccata alla maison Prada che negli spazi della Fondazione Prada ha portato in passerella tutti i capisaldi della maison, due su tutti il nylon e l’eleganza della borghesia milanese che tanto ha fatto la fortuna di Prada che continua la sua inarrestabile crescita e posizionamento nel mercato internazionale. In questa collezione è forte l’influenza di quell’essere e vestire delle “sciure” milanesi: la pulizia delle linee, le camicie sotto i blazer oversize rigorosamente abbottonate sino al collo, le longuette plissé o a tubo, le nuance neutre. La maglieria con motivi seventy e gli abiti in maglia sembrano quasi una ribellione al bon ton e come sempre l’attesa spasmodica è stata tutta per gli accessori come le borse che per Miuccia Prada la prossima estate avranno esclusivamente la forma a secchiello.

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Per Max Mara la donna della prossima estate sarà un agente segreto, ma molto femminile e sensuale. Il make up e l’acconciatura delle modelle (strette trecce laterali e rossetto rouge noir) hanno rimandato alla piccola Venerdì della famiglia Adams in netto contrasto agli abiti fluidi e femminili riservati alla sera. Per il giorno il “diktat” Max Mara è il tailleur in principe di Galles concesso in tre opzioni: gonna longuette, bermuda o pantalone che richiede gilet o cravatta ton sur ton, tacchi alti e calzettone. La palette colori prevede tanto grigio in tutte le sue nuance, tante nuance pastello per la sera e ovviamente l’immancabile color cammello che ha fatto la storia della maison.

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Anche per la maison Fendi il tema dominante della collezione per la prossima estate è il mood seventy già visto nelle fashion week di New York e Londra come i maxi occhiali da sole, la logomania, le camicie dai lunghi colli, le stampe. La designer Silvia Venturini Fendi che sino alla morte del designer Karl Lagerfeld aveva curato il settore accessori della maison e oggi designer a tutto tondo immagina una donna forte, dinamica e spensierata che ama i colori, le linee oversize, le stampe floreali e quella vichy, le trasparenze, il tessuto matellassé (il tessuto principe della collezione), i calzettoni che nella visione fashion-meneghina nella prossima primavera spodesteranno i collant che piaccia o meno.

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L’ispiratore del designer Jeremy Scott per creare la collezione della maison Moschino è dichiaratamente il pittore spagnolo Pablo Picasso e la corrente pittorica cubista. Le modelle diventano dei tableau vivant come la top model Bella Hadid che diventa arlecchino e Kaia Gerber che diventa per metà una chitarra e per l’altra metà un foglio di giornale che si trasforma in una mini skirt. Come in un quadro i bottoni, i gioielli e le tasche sono disegnati, certamente quella della maison Moschino è una collezione divertente ed originale, un fashion show che ha fatto onore allo show e che ha fatto parlare i magazine, ma che ha lasciato tiepidi i potenziali clienti e buyers.

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Anche per la designer Alberta Ferretti la prossima estate è interpretata in chiave seventy mettendo sul podio il tessuto suede, le frange, le camicie, i pantaloni flare, i colori della terra, i maxi bijoux, gli impalpabili maxi dress dalle stampe floreali e geometriche caratteristiche proprio di quegli anni, i cappelli a tesa larga riprogrammati per il 2020 grazie all’uso del tessuto tecnico.

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Nella collezione della maison Versace in controtendenza con il fil rouge di questa fashion week milanese che sono stati gli anni ’70, riporta in passerella la nostalgia degli anni ’80, ’90 e duemila con grandi rimandi alla moda intesa e immaginata dal grande e indimenticato Gianni Versace. Ecco salire in passerella gli iconici abiti dai tagli strategici, le spalle strutturate, le paillettes, la maglia metal, l’iconica stampa barocca, l’animalier e la sfrontatezza tipica di quella stagione d’oro del fashion system che sono stati gli anni ’80 e ‘90. Ma quando la sfilata sembrava giunta al termine si riaccendono le luci e appare la cantante pop Jennifer Lopez in forma smagliante che calca la passerella con piglio deciso indossando il jungle dress creato apposta per lei per i Grammy del 2000 e che aveva decretato il successo planetario della nuova era della maison, quella di Donatela Versace senza l’amato fratello Gianni. E’ stata una collezione che ha riproposto il DNA della maison e del suo fondatore, ma anche una collezione che inevitabilmente deve guardare avanti stringendosi attorno al suo punto di riferimento odierno, Donatella Versace. Impossibile però non pensare a quanto capi iconici creati da Gianni Versace più di vent’anni fa e visti sfilare in passerella sembrano essere pensati per una donna di oggi che non hanno ceduto all’usura della moda che corre così veloce ed è impossibile non pensare a quanto Gianni Versace manchi alla moda e alle donne.

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La sfilata di Giorgio Armani inizia con una voce fuoricampo che recita la seguente frase: “secondo il mito laninfa Eco divenne solo voce: immateriale” e subito dopo sfilano i settantasette outfit che sembrano veramente immateriali sia per la palette colori che spazia dalle nuance neutre al grigio per giungere alle nuance pastello da rivitalizzare mescolandole al blu royal, sia per i tessuti impalpabili e le linee fluide. Giorgio Armani è sempre una garanzia di eleganza e glamour anche se personalmente avevo molto apprezzato la svolta colore fatta per la scorsa collezione e che nella prossima estate si è persa per strada tranne che per qualche guizzo di blu royal.

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Al Piccolo Teatro di Milano all’ora di pranzo è andata in scena la sfilata della maison Laura Biagiotti che ha riproposto la cifra stilistica della designer fondatrice Laura Biagiotti, l’eleganza che diventa leggerezza attraverso la purezza delle linee e che oggi continua attraverso la figlia e designer Lavinia a prendere nuova vita in questa collezione che è un inno all’eleganza, alla leggerezza dei tessuti e all’iconico total white. Questa collezione dal nome evocativo “forever” è stata la celebrazione di due generazioni, le mamme e le figlie che si confrontano, si scontrano, ma che si ameranno per sempre e che continueranno a “rubarsi” i vestiti. A raccontare l’eterna storia d’amore-odio tra madre e figlia in passerella arrivano l’iconica top model, Pat Cleveland e sua figlia Anna che si tramandano abiti, lavoro e glamour. Anche per Biagiotti la logomania diventa un must da esibire sui jeans, sui crop top, sulle bags a tracolla e sui sabot onnipresenti, anche la designer Lavinia Biagiotti non riesce a resistere alle sirene del mood seventy anche se diventa meno prepotente e molto più glamour. Le maniche sono le protagoniste assolute, ma spuntano anche maxi fiocchi, ruches, paillettes e tanti look total denim, per la palette colori, oltre all’onnipresente bianco si prevedono colori vitaminici come l’arancio, il rosa intenso, il rosso fragola e una stampa floreale vivacissima da indossare in total look.

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Tutt’altro mood alla sfilata dei due designer siciliani Domenico Dolce e Stefano Gabbana che per la collezione Dolce&Gabbana per la prossima estate hanno due punti fermi: il mood jungle e gli outfit che l’alta borghesia degli anni ’50 indossavano per i loro safari in Africa. Non è un caso che il loro invito al fashion show è stato scritto su carta animalier, la location porta gli spettatori in una giungla e la passerella è un tappeto animalier. La protagonista della collezione è naturalmente lei, la sahariana che si indossa su tutto anche sull’abito in sangallo o sull’iconico tubino in pizzo nero, capo da sempre identificativo della maison. All’onnipresente stampa animalier e stampa giungla sulla passerella sfilano divertenti stampe ananas e anguria e tante stampe floreali, i tessuti prediletti sono il lurex, il pizzo, lo chiffon e il sangallo, ma tutto questo fervore creativo viene “smorzarlo” (si fa per dire) da una palette colori dai toni neutri e da sofisticati tailleur maschili.

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A chiudere questa brillante e creativa fashion week milanese ci pensa la maison Gucci e il suo irriverente designer Alessandro Michele che anche in questa occasione ha fatto parlare di se e della sua collezione. Il fashion show si è aperto con modelle e modelli che hanno sfilato su un nastro trasportatore indossando una “divisa-camicia di forza “di tela bianca uguale per tutti che gridava agli spettatori quanto tutti noi siamo influenzati e manipolati anche quando scegliamo un abito piuttosto che un altro. Dopo l’iniziale stupore sulla passerella sfila la moda secondo Alessandro Michele: irriverente, dove tutto è il contrario di tutto, tessuti e mood a contrasto che cercano di convivere in uno stesso outfit, colori neon, l’affermazione di se, l’essere controcorrente. Il designer non ama le mezze misure stilistiche, è da sempre un designer divisivo, la sua è una moda che si ama o si odia, ma che inevitabilmente non lascia indifferenti anche se personalmente la trovo perfetta per un fashion show o un red carpet, ma non per le strade di noi comuni mortali anche se fashion addicted.

Al termine di questa fashion week milanese possiamo affermare che gli anni ’70 la faranno da padrone per la prossima estate, che indosseremo ancora come oggi le maniche scenografiche, che indosseremo le stampe (soprattutto l’animalier e floreale), i colori vitaminici (uno su tutti l’arancio), le linee oversize, tanto jungle, i calzettoni, i maxi occhiali, a ritrovare la femminilità, quella femminilità sofisticata avvistata sulle passerelle di Alberta Ferretti, Blumarine e Laura Biagiotti. Il sipario sul fashion month dedicato alle sfilate delle collezioni per la prossima primavera-estate 2020 calerà a Parigi con una fashion week che difficilmente potrà superare la creatività e l’expertise del Made in Italy.

T. Velvet

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