MILANO FASHION WEEK

Collezioni spring-summer 2023

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Dopo New York e una fashion week londinese bypassata dalle maison causa lutto per la morte della regina Elisabetta II, siamo arrivati al giro di boa del fashion month. Siamo a Milano e alla fashion week più importante, con buona pace dei cugini francesi che avranno l’onore e l’onere di chiudere questo fashion month. Milano, con i suoi oltre duecento eventi, tra fashion show, press day e party esclusivi, ha dato una spinta fortissima generale al fashion system ed in particolare al made in Italy. Ora toccherà a Parigi bissare il grande successo, di pubblico, di buyers e di posizionamento del made in France a livello globale. Oltre ai nomi blasonati del made in Italy è ritornato il Fashion Hub, la Camera Nazionale della Moda Italiana torna a promuovere i nuovi talenti del fashion system, i quali hanno potuto esporre le loro creazioni, eventi aperti al pubblico, al Design Museum di Via Ceresio.

cms_27706/foto_1.jpgL’evento più esclusivo, al quale nessuno ha voluto mancare sono stati i CNMI (Sustainable Fashion Awards) che ogni anno, premia le maison, i designers, i progetti che si sono contraddistinti per la tutela dell’ambiente e la sostenibilità del fashion system. Nella magnifica cornice del Teatro alla Scala il designer, Giorgio Armani che riceve il The Visionary Awards, il gruppo Prada viene premiato per il suo impegno nella tutela dei mari, la maison Gucci per il suo impegno, attraverso il progetto NATIVA, nella tutela del clima. New York ha chiamato Milano e Milano ha risposto positivamente portando sulle passerelle meneghine molte delle tendenze avvistate sulle passerelle newyorkesi come le trasparenze, la vita bassa, a volte bassissima, il platform (di cui non ci libereremo facilmente), gli anni ’90, i pantaloni cargo, le linee oversize, le spalle strutturate, i colori pop, la riga laterale profonda e il mood wet per le acconciature della prossima estate. La fashion week meneghina ci ha aggiunto del suo attraverso il minimalismo in purezza di Prada, di Max Mara, di Genny, il massimalismo, se pur più morbido rispetto al passato, di Gucci e Cavalli, la creatività di Bottega Veneta, il glamour e l’eleganza timeless di Armani. Parigi risponderà positivamente a Milano o porterà in passerella il suo personale punto di vista sulla prossima primavera-estate? Non ci resta che aspettare. Il mio personale recap sulla fashion week meneghina sarà inevitabilmente “incompleto”, perché parlare di tutte le sfilate sarebbe stato impossibile, ma nell’insieme hanno sfilato collezioni eleganti, glamour, capi mettibili, poca provocazione fine a se stessa, a parte i soliti noti come il designer, Jeremy Scott della maison Moschino. Ma, nel fashion system dove non è oro tutto quello che luccica, a Milano hanno sfilato anche l’isteria, lo stress, il ritardo cronico delle sfilate che hanno “prodotto” invitati che, al fashion show della maison Missoni, hanno invaso la passerella per scappare verso un altro fashion show non rendendosi conto che la sfilata non fosse ancora terminata. Una brutta pagina che ci fa pensare che forse, più di duecento eventi condensati in soli cinque giorni, non è stata una buona idea e che forse la fashion week, dilatata e criticatissima, di New York, anche con i suoi momenti di vuoto, forse è stata la scelta più efficace per scongiurare l’isteria da ritardo cronico.

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Per la maison Fendi e il suo designer, Kim Jones la moda deve riuscire nel difficile compito di coniugare lusso e praticità, nel difficile compito di coniugare il minimalismo dato dalle linee scivolate degli abiti lingerie e dei pantaloni cargo in satin con il massimalismo dato dai colori pop e dagli accessori che non passano sotto silenzio. Gli stivali e i sabot platform in gomma, un’evidente omaggio agli anni ’90 che hanno avuto come reference l’iconico brand Fornarina, saranno il must have per la prossima primavera di tutte le fashion addicted e le nostalgiche delle sneakers Fornarina.

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Sulla passerella di Max Mara ha sfilato il glamour minimal-chic degli anni ’30, “ero affascinato dal mondo della riviera francese degli anni ’30 e delle sue meravigliose donne che la animavano”, sono state queste le parole del designer, Ian Griffith per descrivere la collezione creata per la maison Max Mara. Il lino nel suo colore naturale è lo strumento essenziale per dar vita a pantaloni larghi, camicie oversize dal mood mannish, gonne fluide, abiti scivolati, top crop, una collezione rispettosa di una femminilità elegante e mai volgarmente esibita. La palette colori si ispira alla natura, alle nuance soft, al total white con pennellate di nero, anche per Max Mara i sandali che indosseremo la prossima estate avranno il platform, ma in versione decisamente più chic visto l’uso della corda rispetto alla gomma di Fendi.

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La regina del minimalismo e del “brutto” che diventa chic, Miuccia Prada in questa collezione, nata dalla collaborazione con Raf Simons, ha ribadito il concetto in modo chiaro e forte. Il minimalismo diventa un elogio della semplicità, in un mondo sempre più complicato, diventa la chiave dell’outfit della milanese metropolitana. Ha sfilato una collezione ibrida che passa dalla giacca in pelle autunnale all’abito in organza tipicamente estivo, che passa dal blazer oversize che decide di “allungarsi” per diventare uno spolverino alle linee over e destrutturate. Le gonne a portafoglio diventano meno austere grazie a lembi di impalpabile tessuto che spunta dallo spacco, le trasparenze avranno un ruolo predominante e, per la donna che veste Prada, saranno il mantra come in questa stagione lo è la canotta bianca. L’ibrido lo si ritrova anche negli accessori: le Mary Jane sono contaminate da un mood da camperos, il bauletto nero è la borsa d’elezione. Che dire…semplicemente Prada!

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Quando si assiste ad un fashion show di Moschino ci si aspetta di tutto, dal suo fondatore Franco Moschino, ad oggi con il designer Jeremy Scott la voglia di giocare e di divertire con la moda non è mai cambiata. Per la prossima estate Moschino propone una collezione di capi gonfiabili fatta di bomber, stole, accessori, la palette colori asseconda lo spirito giocoso con nuance pop che non passano inosservate. Il fashion show è stato godibile, ma sarà una collezione apprezzata quando sbarcherà negli store? Per ora non ci è dato sapere, ma vuoi vedere che il futuro del fashion system non sarà più la piuma d’oca, ma l’aria per i capispalla?

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Il designer, Alessandro Michele per la maison Gucci ha portato in passerella sessant’otto coppie di gemelli che hanno sfilato con outfit speculari della collezione intitolata “Twinsburg”. Le coppie hanno sfilato prima singolarmente, poi, solo in chiusura, mano nella mano come a dimostrare che il senso di unicità dato dalla moda è una sensazione effimera. La collezione è composta da tailleur mannish, denim couture, ricami preziosi d’ispirazione asiatica, bluse impalpabili ingentilite dal plissé, vita bassa, trasparenze, colori pop, ma anche l’establishment del grigio. A far parlare di sé sono gli accessori come gli occhiali da sole con strass pendenti nella parte inferiore delle lenti e i copricapi che si allacciano sotto il mento. Se Prada è la regina del minimalismo, Gucci è il re del massimalismo.

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La sfilata della maison Dolce&Gabbana intitolata “Ciao Kim!” ha visto come curatrice l’influencer Kim Kardashian che ha scelto i suoi capi preferiti dalle collezioni tra il 1987 al 2007 omaggiando la dolce vita Felliniana. In passerella ritornano i codici che hanno reso grande la maison a livello globale come i corsetti, il pizzo, le trasparenze, le collane a forma di croce, i jeans ripped, i pantaloni cargo, la vita bassa, la stampa animalier, lo sparkling. Un ritorno al passato, riveduto e corretto da Kim, che ha vinto e che ha riportato la maison a riprendersi la scena dopo le ultime sfilate che non sono state particolarmente apprezzate. Una collezione che non vuol essere una sconfitta di due designer che non hanno più niente da dire, ma una presa di coscienza di quello che si è fatto, di quello che si è, di quello che si è rappresentato, di quello che ha fatto la differenza tra il prima e il dopo l’avvento di Domenico Dolce e Stefano Gabbana nel fashion system. Un gradito ritorno.

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La maison Versace porta in scena una donna dal mood gotico forse poco adatto alla spensieratezza, alla leggerezza e alla solarità della bella stagione. La palette colori è altrettanto misteriosa e magnetica con tanto nero, viola e lampi di fuxia, lo chiffon è l’elemento d’elezione per le maxi gonne da indossare con blazer oversize a pelle. Il jersey è l’elemento d’elezione per i long dress con scolli sabot vertiginosi e che esaltano la silhouette alla perfezione. L’elemento grintoso è dato dalla pelle, dalle frange, dalla vita bassa, dai pantaloni in pelle in versione skinny, dal maxi platform. La donna Versace si riconferma una donna sensuale, ma che nella prossima primavera-estate sarà soprattutto lunare e misteriosa.

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Per Bottega Veneta è la normalità a sfilare in passerella, una quotidianità di outfit che, attraverso la cura dei dettagli e la ricercatezza dei materiali, si trasformano in outfit da couture. Ed ecco che anche una jacket shirt a scacchi indossata con un paio di jeans e una t-shirt bianca dalla ex top model Kate Moss diventata un outfit super cool. Oltre al minimalismo dei capispalla, dei tailleur, Bottega Veneta porta in passerella l’allegria delle piume, delle frange, delle perline che prendono corpo attraverso abiti che sembrano volteggiare nell’aria.

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A chiudere in bellezza, come di consueto, ci ha pensato re Giorgio con la sua collezione fatta di glamour ed eleganza timeless. Nel fashion system tutto cambia, tutto deve sempre stupire, tutto deve portare messaggi originali e poi c’è il designer Giorgio Armani che resta fedele ai suoi codici e al suo modo di intendere l’eleganza e il glamour. Per Armani l’eleganza è fatta di equilibri perfetti, la donna che sceglie di vestire Armani è una donna che non vuole farsi notare a tutti i costi, ma che anela a farsi ricordare nei pensieri di chi incontra. Anche se questa collezione intitolata: “Fil d’Or” è incentrata sull’oro, nelle mani di Armani si trasforma in un colore discreto, quasi liquido e mai sfacciato, anche quando è declinato in total look. Altro codice distintivo della maison è il sentore d’Oriente e dal quale trae molteplici ispirazioni ed anche in questa collezione è possibile rintracciarlo nella pulizia delle linee, nei ricami preziosi fatti di perline e cristalli, nelle stampe. La palette colori che si avvita sull’oro viene contaminata dal blu inchiostro e dal viola quasi sempre in total look. Sulla passerella di Armani i trend della prossima primavera-estate non sono pervenuti, c’è l’assenza del platform (sostituito dai sandali flat), l’assenza della vita bassa, l’assenza di trasparenze audaci, l’assenza di colori pop. Giorgio Armani continua a fare Giorgio Armani, che piaccia o meno.

T. Velvet

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