MILANO FASHION WEEK COLLEZIONI FALL-WINTER ‘22/’23

Nella città meneghina c’è stato (stilisticamente parlando) un liberi tutti!

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Milano è stata la capitale, non solo del made in Italy, ma del fashion system internazionale, la fashion week meneghina è stata un inno alla ripresa con i suoi centosettanta eventi, con il ritorno dei buyers, con la rivincita delle sfilate in presenza sul digitale. Carlo Capasa, Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana ha dichiarato che l’obbiettivo, a lungo termine, sarà quello di ritornare ai livelli pre-pandemia, ma quello già raggiunto è stato il ritornare a toccare gli abiti, a vivere appieno la città, grazie ai numerosi eventi ospitati, sempre nel pieno rispetto delle misure anti covid-19. Le attese sono state tutte per il ritorno in calendario delle maison Gucci, Bottega Veneta e Moschino che, lo scorso anno, aveva scelto New York per presentare la sua collezione per il prossimo autunno-inverno. C’è stata grande attesa, da parte di buyers e clienti, per il rilancio, verso una via più glamour e più vicina ai millennials, della maison Balestra, per il cammino di rinnovamento, messo in atto dal designer Fausto Puglisi della maison Roberto Cavalli e nel vedere tutti i grandi big del fashion system sfilare a Milano. La maison Giorgio Armani ha optato per una doppia sfilata (alle ore quattordici e alle ore quindici) per ottemperare al meglio alle norme anti covid-19, ma a voler “pensar male” si potrebbe interpretare questa decisione con un dato di fatto: l’ultimo giorno di fashion week meneghina è un liberi tutti per prendere un volo verso la fashion week parigina, Armani, sfilando nel pomeriggio e in due tranche ha “inchiodato” i buyers, i fashion editor e le più note influencer a Milano sino al pomeriggio dell’ultimo giorno. La fashion week meneghina ci ha lasciato un forte messaggio: non ci sono più i trend ferrei da dover seguire pedissequamente, ci ha lasciato un “liberi tutti” dalle gabbie dei trend alert, ci ha lasciato un’idea di inclusione per ogni età, per ogni forma fisica, per ogni gender. Il problema si pone quando si scende dalle passerelle e si va in strada, nella vita quotidiana di tutti noi, saremo così accoglienti e predisposti al cambiamento? Visto i venti di guerra che stanno soffiando sulle nostre teste non sarei così ottimista nella propensione al cambiamento del genere umano. Detto questo ecco a voi un recap dei macro trend che hanno sfilato in passerella a Milano per il prossimo autunno-inverno: si va dalla famigerata vita bassa (anche se vista meno rispetto a New York e Londra), dalla minigonna, dal velluto, dal pantalone oversize a vita alta, dai capispalla oversize e coloratissimi, dai tailleur sartoriali, dal blazer cropped, dal denim in versione pulita e couture, passando per le trasparenze, il cut-out ovunque, le frange, il tulle, le paillettes, un gran senso del colore puro soprattutto del blu, del viola, del rosso, del giallo, del grigio metal, del monochrome, della pelle, degli intarsi su capispalla e pullover, l’eco fur, il corsetto-cintura da indossare sulla camicia, le frange, il punto vita reso otticamente sottile grazie all’uso di spalle oversize, le scarpe con il cinturino, le mary jane, gli stivali in pelle nera che diventano una seconda pelle, le borse a mano, i guanti lunghi, il wet style per le acconciature, con buona pace della nostra cervicale. Indelebile negli occhi di una fashion addicted restano: la ritrovata eleganza, il buon gusto, il glamour, la ritrovata voglia di vestirsi bene, la creatività senza inutili eccessi, il made in Italy nel pieno delle sue possibilità e splendore.

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E’ stata la sfilata della maison Fendi a dare il via alla fashion week meneghina, il designer Kim Jones ha rivolto lo sguardo agli archivi storici della maison, soprattutto alla collezione primavera-estate del 2000 per riscrivere i codici stilistici della maison Fendi dando vita ad una collezione sofisticata, glamour, femminile, timeless. La donna Fendi è una donna che ama vestirsi bene attraverso l’uso di guanti, tailleur in tweed di chiffon, pullover in mohair, denim couture, trasparenze sofisticate declinate in sleep dress, una palette colori di sofisticate nuance neutre. L’accessorio che ha mandato in visibilio le addicted della maison è stato il corsetto-cintura con tasche che strizza il punto vita e contiene il nostro caro smartphone.

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Un’altra passerella dove ha sfilato la femminilità, il glamour, l’eleganza sofisticata timeless è stata quella di Alberta Ferretti dove il focus è stato puntato sul colore e sulla potenza di accostamenti cromatici come il blu e il viola. Sfilano i tailleur di velluto con blazer bordati in pelliccia, le eco fur intarsiate si “contrappongono” alla leggerezza dei long dress in impalpabile chiffon di seta. Anche per Alberta Ferretti, come per Fendi, la donna si riscopre femminile e con un’insostenibile leggerezza dell’essere vestite bene, senza inutili esagerazioni e provocazioni. Questo non è il tempo di provocazioni, almeno non di quelle viste sulle passerelle di New York e Londra.

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Tutt’altra storia è quella che ci ha raccontato la collezione del designer Fausto Puglisi per la maison Roberto Cavalli. Per il designer le persone hanno voglia di divertirsi, di libertà, di erotismo, di sentirsi sexy e questa collezione né è la plastica testimonianza. La donna Cavalli usa tutte le armi fashion a sua disposizione per sedurre: orli cortissimi, total look leather, cut-out, l’iconica stampa animalier. Per Puglisi la maison Cavalli torna prepotente nel panorama del fashion system riportando in auge tutti i suoi iconici codici stilistici per affrontare, con sano esibizionismo, questi tempi lugubri e difficili.

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Da Max Mara ritorna a sfilare il glamour minimal-chic, il timeless, ma anche dicotomie fashioniste come le linee oversize contrapposte a quelle minimal, i volumi maxi a quelli mini. Quando si parla di Max Mara non è possibile pensare agli iconici log coat e ai teddy bear che diventano la coperta di Linus nelle fredde giornate invernali. La maison insiste nel proporre la balaclava (passamontagna) che doveva essere un trend alert di quest’inverno, ma che si è rivelato un flop, staremo a vedere se il prossimo inverno avrà maggiore fortuna. Se da Fendi e Ferretti il glamour, l’eleganza, il timeless hanno quel twist metropolitano e contemporaneo, nella collezione di Max Mara questo è mancato trasmettendo allo spettatore un che di “già visto” nelle precedenti collezioni della maison, anche per quanto riguarda la palette colori.

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L’estetica del “brutto” è da sempre la cifra stilistica della maison Prada, e anche in questa collezione la designer, Miuccia Prada in collaborazione con il designer Raf Simons, rende cool un capo, da sempre ritenuto trash, come la canotta bianca. Il mood urban-chic pervade l’intera collezione, i volumi sono over, le spalle strutturate, il punto vita segnato, le gonne stratificate con tessuti di diverso peso sono l’elemento cool del guardaroba della donna Prada. Si è respirato anche una certa nostalgia per gli anni 2000 dove la lingerie a vista, la canotta e la gonna midi erano i must have del guardaroba di ogni fashion addicted. Gli accessori più desiderati sono stati la borsa a forma piramidale e le scarpe modello mary jane rese adatte alla vita metropolitana da un punta estrema. La filosofia della maison può piacere o meno, può essere ritenuta cool o meno, ma un fatto è indubbio, solo Prada sa portarci, come un pifferaio magico, ad indossare il calzino bianco, la canotta bianca, le linee minimal, il rigore cromatico e continuare a sentirci estremamente chic.

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Dopo la collaborazione con Balenciaga il designer, Alessandro Michele unisce le forze con il brand Adidas per dar vita ad una collezione “millennials” per la maison Gucci. La passerella è circondata da specchi per trasmettere l’idea che, attraverso gli specchi deformati, si può dar libero sfogo alla creatività, si può diventare chi si vuole, ci si può abbandonare ad una sana evasione della realtà contingente, anche attraverso un outfit. La sfilata è un continua osmosi tra couture e sporty come la cuffia da piscina che si trasforma in un copricapo per una sposa in versione sporty-dark, come la tuta che assume un’anima sartoriale, come il knitwear che abbandona il bon ton per lo sporty. Anche sulla passerella di Gucci, oltre alla cuffia da piscina, è stata avvistata la balaclava come copricapo per il prossimo inverno, la filosofia di mescolare couture e sporty è ancora un modo di sentire il fashion molto forte e popolare, soprattutto tra i millennials. D’altronde non è un caso che Gucci è il luxury brand più acquistato e desiderato dai giovanissimi di tutto il mondo.

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La donna Versace continua nel solco della sensualità e dell’essere “femmina” in tutte le situazioni della quotidianità, anche se questa collezione appare un tantino autoreferenziale. L’uso del colore è spregiudicato, sfilano nuance prepotentemente vivide come il rosso, il lime, il rosa bubblegum, l’azzurro. Sfilano i bustier sotto i blazer overzize, gli spacchi vertiginosi, le scarpe con cinturino e punta aguzza invadono i capi worker delle business woman. Al calar della sera, per Versace, si indossano capi in latex, leggings in lurex, tacchi vertiginosi, trucco dark, capelli possibilmente biondo platino. La collezione vuole risvegliare la Donatella che c’è, o ci sarebbe, in ogni donna e non è un caso che l’ultima uscita è stata proprio quella della designer, Donatella Versace in look total latex.

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La sfilata della maison Dolce&Gabbana è stata tutta proiettata verso il metaverso, verso i giovani, verso una nuova interpretazione del fashion fatta di nuovi volumi, di spalle super over, di nuove linee, di silhouette scultoree, di nuovi tessuti, di jersey e nylon iridescenti, di nuovi pattern, di geometrie inedite, di nuovi accessori come gli occhiali da sole che sembrano visori per la realtà aumentata. Il mood è quello di un videogioco dove i protagonisti strizzano l’occhio agli anni ’80 indossando capi oversize, lingerie a vista, pizzo, trasparenze, colori pop, jersey lucido, outfit total black.

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C’era un’attesa spasmodica per la prima collezione disegnata dal nuovo designer della maison Bottega Veneta, Matthieu Blazy. Anche per Bottega Veneta il fil rouge è l’incontro tra couture e streetwear, soprattutto per una maison da sempre proiettata alla facilità d’uso dei suoi accessori. Bellissime le gonne a ruota con le frange che diventano sottogonne che donano un movimento estetico inedito, tantissimi gli outfit total leather, il denim diventa couture e pulito nelle linee, senza alcun orpello, le trasparenze sono riservate per gli slip dress con lingerie a vista. Sfilano le paillettes, i pullover minimal, ma lussuosissimi nei materiali e come già visto sulla passerella di Prada, ma non solo, c’è l’elogio della canottiera bianca come capo glamour ed easy-chic. La canottiera bianca sarà un’infiltrata speciale in quasi tutti gli outfit per il prossimo autunno-inverno. Un deja vu c’è stato quando in passerella è apparsa una borsa con grandi borchie che, tra gli addetti ai lavori, ha rimandato alla maison Valentino che delle grandi borchie né ha fatto un codice distintivo potente per i suoi accessori.

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A chiudere la fashion week meneghina, come sempre, è stato re Giorgio, che dopo aver invitato tutti i suoi dipendenti ad assistere alla sfilata della sua seconda linea Emporio Armani, ha deciso di presentare la collezione della maison Giorgio Armani in assoluto silenzio, senza musica in segno di rispetto per il popolo ucraino e per l’immane tragedia che sta vivendo. Nel Teatro Armani hanno risuonato solo i battiti dei cuori degli spettatori, quello dei tacchi delle modelle, quello del fruscio degli abiti. Il mood della maison è da sempre un elogio ad un’eleganza fatta di sottrazioni, data dalla pulizia delle linee e da una palette cromatica armonica ed essenziale. Le silhouette sono fluide, che abbagliano grazie al velluto, ai tessuti metal, alle micro paillettes, silhouette che sembrano danzare grazie alle sottilissime frange.

T. Velvet

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