MIO FIGLIO NON SA LEGGERE

Il parere dell’esperto

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cms_23093/1.jpgAl pari di tutte le opinioni rese da esperti e pubblicate ne “La Pagina della Cultura” anche quella contenuta nell’articolo di oggi è frutto di un’esperienza professionale investita sul campo e di evidenze scientifiche emerse nel corso della stessa. Giuliana Stanzione, dirigente scolastico di uno dei licei scientifici statali più rinomati ma anche più popolati della Capitale (1.300 alunni e un centinaio di docenti) e, comprensibilmente, con variegati e numerosi indici di criticità, ha raggiunto un obiettivo prioritario: evitare la dispersione scolastica e allontanare i ragazzi dalla strada educandoli alla legalità. Il suo Liceo è divenuto una realtà educativa multitasking (tra le offerte formative persino la Peer Education) e un centro di aggregazione all’americana che ha formato eccellenze e non solo in ambito scientifico (Antonella Giordano)

Nel lontano 1052 entrai, piena di entusiasmo, per la prima volta in un’aula scolastica. Con il grembiulino bianco e fiocco blu, il cestino con la merenda e tanta voglia di conoscere le altre bambine con cui fare amicizia. Ero contenta di andare a scuola e lo sono rimasta per tutta la vita.

All’ingresso qualche bambina piangeva, non voleva lasciare la mamma, io ero felice e non capivo la loro tristezza. Ci accolse la maestra Vanda, che ci accompagnò fino alla quinta classe, insegnandoci i primi rudimenti del sapere e le prime tecniche di apprendimento.

Nonostante la nostra maestra fosse una donna buona e accogliente, di cui conservo uno splendido ricordo, mi accorsi, da subito, che c’era qualcosa che non funzionava: non tutti i bambini viaggiavano allo stesso ritmo, non solo per le evidenti differenze socioculturali, ma c’era qualcosa che non funzionava. Decisi subito che da grande avrei fatto l’insegnante e avrei tentato di cambiare le cose facendole funzionare. Questo senso d’inadeguatezza della scuola mi accompagnò per tutto ilo ciclo di studi fino all’università e combattei fino allo stremo per ottenere l’iscrizione alla facoltà di matematica. Non è stato facile, allora i genitori e decidevano sul nostro futuro.

Appena laureata ottenni subito l’incarico d’insegnante presso una scuola media. Ero piena di entusiasmo, subito cercai libri che mi chiarissero cosa fosse e come mettere in pratica la “didattica”.

Il libro di Emma Castelnuovo: Didattica della matematica (figlia del matematico Guido Castelnuovo) mi illuminò, mi aprì un mondo nuovo: sia “le strategie d’insegnamento” sia l’indirizzo informatico, che avevo scelto all’università, che mi furono di aiuto per capire che: prima di dare istruzioni ad un esecutore occorre conoscerne le capacità, i prerequisiti, e mi abituarono alla costruzione di mappe concettuali, molto utili per i ragazzi nell’esecuzione di procedure un po’ complicate.

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Ma tutto questo non bastava, c’erano ragazzi, etichettati con troppa superficialità dal corpo docente: somari, che, nonostante tutto il mio impegno, non funzionavano e ciò creava in loro un tale senso di frustrazione da fargli abbandonare qualsiasi volontà di conoscenza.

La svolta avvenne quando acquistai il libro di Ugo Pirro: “Mio figlio non sa leggere”. Una svolta epocale, feci la conoscenza con il DSA (Disturbo Specifico di Apprendimento) ossia: dislessia (incapacità di leggere), discalculia (incapacità di far di conto), disprasia (incapacità di gestire lo spazio) ed altre. Cercai invano di coinvolgere i miei colleghi, ma non possedevo il potere di farlo, fu così che decisi di diventare preside.

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Feci il concorso e, dopo qualche anno, ottenni la nomina. Cercai d’illustrare al Collegio dei Docenti quanto questa difficoltà dei ragazzi potesse essere superata con gli strumenti adatti, organizzai corsi di aggiornamento, ma risultò difficile coinvolgerli contro la loro volontà, e, nonostante uno dei formatori del corso sulla dislessia avesse chiarito che il non utilizzare gli strumenti compensativi era come costringere un miope a leggere senza occhiali, i risultati furono scarsi.

Finalmente, nel 2010 la legge 170 sul DSA imponeva ai docenti regole per aiutare i ragazzi con DSA e consentire così l’attuazione del diritto allo studio sancito dalla Costituzione Italiana.

Purtroppo, nonostante la legge 170, persistono ancora problemi: non tutte le scuole rispettano la legge, ma soprattutto i genitori sono poco informati in materia. Inoltre i docenti non sono formati per riconoscere il problema che, quindi, viene, spesso, ignorato, rendendo la percentuale di abbandono scolastico ancora a livelli preoccupanti. Per le scuole che non rispettano questa legge è possibile avvalersi di tutele, sia da parte degli organi competenti sia tramite uno studio legale.

Per i genitori un consiglio: se un ragazzo non va bene a scuola, prima di accusarlo di svogliatezza, far fare, presso la ASL di competenza, una visita neuropsichiatrica con test per DSA e, in caso affermativo, portare immediatamente alla scuola la certificazione, in modo che possa essere attivato un PEI (Percorso Educativo Individuale), e controllare che venga effettivamente attuato.

Gli alunni con DSA sono circa il 20%, questo significa che in una classe di 25 alunni possono esserci cinque alunni con DSA.

Concludendo: nella mia carriera d’insegnante ed in quella di Dirigente Scolastico, ho notato che sono molto più numerosi i ragazzi con DSA che sono mancini, o mancini corretti, rispetto agli altri, non so perché ciò avvenga, forse perché i mancini dovrebbero avere una scrittura da destra verso sinistra, come quella di Leonardo da Vinci (famoso mancino), inoltre ho notato che si possono riconoscere perché scrivono i numeri al contrario, cioè partendo da sotto.

Questo consiglio può essere utile per i genitori, io non mi sono mai sbagliata, ossia ogni volta che avevo il sospetto della presenza di un DSA i test, a cui li facevano sottoporre i genitori, confermavano sempre la mia impressione.

cms_23093/4.jpgUn’ultima considerazione il mancinismo è ereditario, ma se si cerca su internet risulta che i mancini sono destinati al successo, basta vedere quali sono i mancini famosi e quali personaggi famosi erano o sono affetti da DSA (Walt Disney, Agatha Christie, Steve Jobs, Leonardo Da Vinci, Albert Einstein e Tom Cruise ecc.).

Se un ragazzo con DSA viene correttamente supportato può raggiungere, nella vita, qualsiasi obbiettivo, la sottoscritta ne è la dimostrazione, pur essendo discalculica questo non le ha impedito di laurearsi in matematica con il massimo dei voti.

Giuliana Stanzione

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