Mattarella: "Leale collaborazione Stato-Regioni"(Altre News)

Conte: "Se rispetteremo le regole torneremo alla normalità" - Spadafora valuta rinuncia a delega sport se manca fiducia M5S

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Mattarella: "Leale collaborazione Stato-Regioni è caposaldo"

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"Si avverte la necessità di individuare, con maggiore precisione, sedi e procedure attraverso le quali il principio di leale collaborazione, caposaldo della giurisprudenza costituzionale, possa divenire sempre di più la cifra dei rapporti tra lo Stato, le Regioni e le autonomie locali. È importante che la soggettività politica delle Regioni si sviluppi, non in contrapposizione con l’indirizzo politico statale, ma in chiave di confronto e di cooperazione". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dell’incontro al Quirinale con i presidenti delle Regioni, nel 50/mo anniversario di costituzione delle Regioni a statuto ordinario.

"Siamo in un momento che richiede un’opera di aggiornamento e di più adeguata sistemazione complessiva" della "nozione stessa di regionalismo", ha aggiunto il capo dello Stato, riferendosi al documento presentato nell’occasione dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

"La riforma del Titolo quinto" della Costituzione, ha affermato il presidente della Repubblica, "intervenuta nel 2001 ha rappresentato un coerente sviluppo dei principi costituzionali", prevedendo che "l’esercizio dell’autonomia si conformi a esigenze di solidarietà e di perequazione finanziaria tra i diversi territori, riconoscendo allo Stato il ruolo di garante dell’uniformità dei livelli essenziali delle prestazioni relative ai diritti civili e sociali sull’intero territorio nazionale. Esigenza accresciuta dalla consapevolezza dell’aumento intervenuto nel tempo del divario di sviluppo tra i territori e segnatamente tra il Nord e il Sud del Paese, con il conseguente incremento delle diseguaglianze tra le condizioni dei cittadini".

"La solidarietà peraltro - ha aggiunto il capo dello Stato - rafforza il dovere di un utilizzo equo, efficace ed efficiente delle risorse da parte di tutte le Regioni".

"L’esperienza sin qui maturata - ha poi ricordato Mattarella - dimostra, in particolare, come l’autonomia regionale risulti valorizzata dal venire esercitata nel quadro di accordi generali che tengano conto delle esigenze unitarie, di carattere giuridico, economico e sociale, rappresentate dallo Stato".

"Il perseguimento di ’ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia’, nello spirito del dettato costituzionale, appare idoneo a valorizzare specificità e capacità delle singole Regioni, sempre in chiave di collaborazione politica. Diverrebbe così possibile realizzare aperture e diversificazioni che, nel loro insieme, accrescano il dinamismo dei territori, rafforzando al contempo il tessuto della Repubblica e salvaguardando appieno le esigenze unitarie".

"Si sono succedute analisi critiche - ha osservato - indirizzate talvolta ad alcune amministrazioni regionali, circa ricorrenti tentazioni neo-centralistiche, sull’esempio del modello a suo tempo fatto proprio dallo Stato centrale dopo l’unità. Un eccesso di burocratizzazione con trasferimento dalla capitale ai capoluoghi delle Regioni. È una consapevolezza sottolineata nel documento presentato dalle Regioni, laddove si indica - e cito le parole del documento, che sottoscrivo - ’la ridefinizione del rapporto tra Regione e le altre componenti essenziali delle rispettive comunità: Comuni, Unioni, Province, Città metropolitane in una moderna e unitaria concezione di sistema delle autonomie territoriali’ che ’rifugga da ogni centralismo, sia statale sia regionale’".

"E’ incontestabile - ha detto ancora Mattarella - che la presenza del livello regionale di legislazione, ancor più come ridefinito nel 2001, ha introdotto e pone a continua prova il tema del riparto della potestà legislativa e dell’esercizio delle competenze amministrative. La Corte costituzionale, soprattutto dopo la riforma del 2001, ha svolto un’opera preziosa di regolazione, anche ponendo rimedio a qualche aspetto di insufficiente chiarezza delle norme costituzionali. Ma il problema presenta profili che richiedono una ulteriore, approfondita discussione e riflessione e una migliore definizione".

"A tal fine - ha suggerito il capo dello Stato - una maggiore istituzionalizzazione e disciplina del ’sistema delle Conferenze’ potrebbe incrementare gli elementi di snodo e di raccordo tra il livello nazionale e quello regionale. Le Conferenze sono, quindi, il luogo della rappresentanza degli esecutivi statale, regionali e locali".

"Allo sviluppo della collaborazione tra gli esecutivi - ha aggiunto Mattarella - potrebbe facilmente accompagnarsi, anche in funzione di bilanciamento, il riconoscimento di un ruolo alle assemblee legislative. Al riguardo sarebbe sufficiente, per il momento la integrazione della commissione parlamentare per le questioni regionali con rappresentanti delle stesse autonomie territoriali. Attraverso questa ridotta forma di adeguamento delle istituzioni parlamentari, potrebbe essere perseguita maggiormente - ha concluso Mattarella - la complementarietà nell’esercizio delle rispettive competenze legislative e favorita la condivisione ex ante di comuni obiettivi strategici".

Conte: "Se rispetteremo le regole torneremo alla normalità"

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“Sin dall’inizio di questa emergenza ho seguito un percorso all’insegna della cautela, ma anche di misure proporzionate a quanto stava accadendo. Sono convinto che questo governo abbia agito bene e dunque non cambio idea. Per questo dico che adesso è arrivato il momento di non pensare a nuove restrizioni, ma di sostenere una effettiva ripartenza”. Lo dice, intervistato dal Corriere della Sera, il premier Giuseppe Conte alla vigilia del nuovo Dpcm che dovrà firmare entro la fine della settimana. “E se tutti - aggiunge - rispetteremo quelle regole ormai minime, ma necessarie, di protezione, insieme riusciremo davvero a tornare alla normalità”.

“Sono sempre stato rigoroso - afferma - ma non mi pento di nulla. Quando abbiamo deciso di chiudere dicevano che dovevamo tenere aperto. Quando volevamo cominciare ad aprire, ci chiedevano di essere rigidi. Mi sono sempre confrontato con ministri e scienziati e ora ho la percezione che se concederemo qualche apertura faremo bene”.

Il premier dice che le navi da crociera "devono ricominciare a viaggiare perché il turismo è un pezzo fondamentale della nostra economia”. E parla inoltre delle fiere e dei convegni che, afferma, "dobbiamo far organizzare, perché soltanto in questo modo tutte le attività possono riprendere”.

“Ma sulle discoteche sono molto prudente, sinceramente non mi sembra ancora opportuno concedere il permesso, troppo pericoloso. Si suda, si beve insieme, si sta vicini... Io l’impazienza dei gestori la comprendo, tutto quello che si ferma rischia di essere perduto” prosegue Conte. “So che ci sono famiglie che hanno problemi ad arrivare a fine mese e di questo ci siamo fatti carico, so che la crisi di bar, ristoranti, locali pubblici può influire in maniera pesante. Ma ballare tutti appiccicati come si fa? Questo non è tornare a vivere, è rischiare troppo” avverte.

In merito al fatto che in alcune regioni si balli, Conte riferisce: ”E una scelta dei presidenti, non potevamo continuare a fare il cane da guardia e abbiamo ritenuto giusto restituire l’autonomia delle decisioni, ma anche la responsabilità delle conseguenze. Non credo comunque che ci siano governatori tanto irresponsabili da mettere in pericolo le persone, voglio poter credere che nessuno stia rischiando”. “Con loro - sottolinea - ci confrontiamo in continuazione, al di là di qualche discussione non abbiamo mai avuto divergenze serie. Lo può dire il ministro della Salute Roberto Speranza o quello degli Affari regionali Francesco Boccia. Alla fine si rema dalla stessa parte e per questo a tutti dico: aspettiamo ancora qualche settimana, pensiamo a quello che dovremo affrontare...".

Poi la scuola, "E’ il mio impegno con i giovani, con le famiglie, con il Paese. E’ il mio impegno con gli insegnanti, con il personale. La scuola riparte, non ci sono dubbi - dice il presidente del Consiglio - Soltanto una nuova e fortissima impennata di contagi, ma io non voglio nemmeno pensare a questa eventualità. Io lo so che non avremo nuove chiusure, che non rischiamo nuovi lockdown. Lo so perché abbiamo lavorato e continuiamo a lavorare per questo e su questo ogni giorno. Siamo impegnati come governo, come Protezione civile, come comitato tecnico scientifico”.

“Siamo tranquilli - aggiunge - perché abbiamo creato una rete sanitaria efficace ed efficiente. Se adesso ci lodano tutti i governi stranieri vuol dire che qualcosa di buono abbiamo fatto. Io tutto questo non voglio sprecarlo”. Sul fatto che la chiusura delle scuole abbia generato moltissime critiche osserva: “Ognuno ha una soluzione e ritiene sia quella giusta, ma poi si devono fare i conti con i problemi concreti. Noi abbiamo gestito un’emergenza che non aveva precedenti al mondo. Non voglio negare che ci possano essere stati alcuni errori o sbavature, ma si tratta comunque di aspetti che hanno avuto un impatto minimo. Invece sulla scuola continuo a ribadire che la nostra era una decisione obbligata, non si poteva fare altrimenti”. “Chi chiedeva di fare in un altro modo - rileva il premier - ha dovuto fare marcia indietro quando si è reso conto che si metteva a rischio l’incolumità dei nostri ragazzi e che in ogni caso i ragazzi erano veicolo di contagio per i più anziani”.

Quanto alle mascherine, "sono fondamentali, ma non devono essere percepite come una limitazione”. “Posso dirlo perché - aggiunge - ho richiamato sin dal primo giorno il rispetto delle regole che prevedevano l’obbligo di utilizzare questi dispositivi e adesso ho grande soddisfazione a vedere chi ci derideva costretto a coprire naso e bocca e soprattutto a consigliare a tutti, giovani prima di tutto, che bisogna essere prudenti”.

Spadafora valuta rinuncia a delega sport se manca fiducia M5S

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Spadafora pronto a rimettere la delega allo Sport nel caso in cui dovesse venire meno la fiducia del M5S. E’ in corso, in queste ore, una riflessione all’interno del Movimento 5 Stelle dopo la lettera con cui alcuni parlamentari grillini hanno chiesto al ministro Spadafora di stoppare la riforma dello Sport. La missiva ha irritato il ministro campano, tant’è che da 24 ore si susseguono incontrollate le voci di un incontro tra Spadafora e Conte, durante il quale il ministro avrebbe rassegnato le dimissioni nelle mani del presidente del Consiglio. Rumors non confermati da Palazzo Chigi né dall’entourage Spadafora.

A quanto apprende l’Adnkronos da fonti governative, invece, Spadafora si sarebbe detto pronto a rinunciare alla delega allo Sport (conservando quella alle Politiche Giovanili). Se il Movimento non ha più fiducia in me - il senso del suo ragionamento - allora non ha senso tenere la delega allo Sport. Il confronto nel Movimento è in corso.

Redazione

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