Mattarella a Basovizza, mano nella mano con Pahor

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Con il saluto, gli onori militari, gli inni sloveno e italiano, rassegna e il saluto alla bandiera è iniziato presso la Caserma del 2° Reggimento Cavalleria Piemonte a Villa Opicina, l’incontro tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il suo omologo sloveno Borut Pahor.

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Mattarella ed il suo omologo sloveno si sono recati alla Foiba di Basovizza per deporre una corona di fiori. L’evento è di grande valore dato che Pahor è il primo presidente di uno dei Paesi nati dalla disgregazione della ex Jugoslavia a commemorare le vittime italiane delle foibe. I due presidenti, che hanno osservato un minuto di silenzio dandosi la mano, hanno deposto poi un’altra corona di fiori al Monumento dei Quattro Martiri. Anche qui hanno osservato alcuni minuti di silenzio tenendosi per mano.

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A questo punto i due capi di Stato sono giunti in prefettura a Trieste per incontrare lo scrittore Boris Pahor al quale saranno conferite l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e l’onorificienza slovena dell’Ordine per Meriti eccezionali. Mattarella e Pahor hanno inoltre assistito alla firma di un protocollo di intesa che prevede un percorso che si conclude con la restituzione del Narodni Dom, incendiato il 13 luglio 1920, alla comunità italiana di lingua slovena in Italia.

Infine, il presidente Mattarella ha incontrato in Regione i rappresentanti delle associazioni degli esuli.

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"Oggi qui a Trieste con la presenza dell’amico Presidente Borut Pahor segniamo una tappa importante nel dialogo tra le culture che contrassegnano queste aree di confine e che rendono queste aree di confine preziose per la vita d’Europa, ancora benvenuto Presidente, ha detto Mattarella dopo la firma di un memorandum con il presidente Pahor.

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"La storia non si cancella, quanto sofferto dalle popolazioni di queste terre non si dimentica. Proprio per questa ragione il tempo presente e l’avvenire chiamano al senso di responsabilità, a compiere una scelta tra fare di quelle sofferenze patite da una parte e dall’altra l’unico oggetto dei nostri pensieri di sentimenti di odio e rancore, oppure al contrario farne patrimonio comune, nel ricordo e nel rispetto sviluppando collaborazione, amicizia condivisione del futuro al di qua e al di là della frontiera che come significato di separazione è ormai per fortuna superato per effetto della comune scelta di integrazione nell’Unione Europea, al di qua e al di là del confine sloveni e italiani sono ormai per la seconda strada rivolta al futuro in nome dei valori oggi comuni, libertà democrazia e pace", ha detto ancora Mattarella.

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"Trieste oggi è la capitale dell’Unione europea, ne celebra i valori più nobili", ha dichiarato dal canto suo Pahor dopo la firma del protocollo per la restituzione del Narodni Dom alla comunità slovena. "Trieste ci dirà della fragilità umana, nel vortice de cambiamenti politici, sociali storici ed etnici. ma oggi la città ci parla anche del potere delle persone che comprendono ricordano e perdonano ed è un potere enorme", ha aggiunto.

"L’atto di oggi è grido del nostro desiderio congiunto a non sacrificare lo spirito positivo di questo tempo pregno di promesse a vantaggio di un altro spirito che potesse riportare un passato amaro e tristemente già vissuto - ha sottolineato - L’odio non richiede impegno, basta lasciarsi andare e lasciarsi prendere in modo codardo dai pregiudizi, l’’amicizia invece richiede coraggio e impegno per poter durare e rafforzare l’unione".

"Ci sono pochi posti al mondo ad aver visto così da vicino l’inizio della prima e la fine della seconda guerra mondiale. E Trieste - ha concluso Pahor - è la città che meglio di tutte le altre sa che la prima guerra mondiale era chiamata grande guerra perché solo defluita nella seconda, senza mai giungere alla fine".

(fonte AdnKronos - foto dal web)

Redazione

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