NATALE 2022

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Ci siamo. E’ Natale. Natale 2022 d. C.

Come per ogni Natale, per convenzione o per induzione, molto si dice, molto si legge, molto si fa. Ed io scrivo cosa penso. Sicuramente non fraseggiando la triade delle virtù teologali (puntualmente evocate in tanti deliri di buonismo celebrativo) e nemmeno snocciolando consueti oracoli infiocchettati da note di ipocrisia (costumanza ordinaria di una multimedialità espressiva che strina il proprio cifrario ricorrenziale, nella peggiore delle ipotesi anche “insapendolo” qua e là di citazioni, il più delle volte inappropriate). D’altra parte, a Natale si può… cantilena la vocina mielosa della bimba di un noto spot pubblicitario.

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Ritorno sul “pezzo” compulsando le notizie afferenti i più gravi problemi che sciamano nelle cronache di questo nostro tempo. Il Natale 2022 giunge al culmine di un anno che, tra la pandemia virale e il dilagare di orde batteriche antibioticoresistenti in ascesa a gran velocità verso picchi di infezioni sconcertanti, ha portato con sé: una guerra non lontana dai nostri confini (e mentre vergo piango pensando alle vittime di tutte le guerre e ai miei fratelli violati che tentano di sopravvivere alla fame, al buio, al gelo e a ogni genere di mostruosità), sconvolgimenti climatici (mesi di calura insopportabile seguiti da piogge torrenziali capaci di far dirupare spalle di roccia e artigli di calanchi per secoli trattenuti dalle radici degli alberi, in paio con smottamenti di tale irruenza da trascinare con sé interi quartieri in un’ordalia di case, vie e vite per poi ridurli in cumuli di macerie, umane e non), dissennate politiche e incoscienze malavitose, lo spauracchio di una crisi alimentare globale (nella sempre più effimera consapevolezza che i governi dovrebbero ripensare le proprie politiche agricole), un recente rialzo operato dalla Bce dei tassi di interesse di altri 50 punti base (dopo i due da 75 punti di settembre e ottobre… tecnicamente una sorta di “anti-quantitative easing”), lo scandalo Qatargate (in cui l’istituzione ritenuta tra le più affidabili, il Parlamento europeo, finisce al centro di un’inchiesta per associazione a delinquere, riciclaggio di denaro e corruzione con una vicepresidente dell’emiciclo, Eva Kaili, agli arresti), la repubblica islamica dell’Iran scossa da proteste, scioperi ed esecuzioni spietate (a conferma del suo triste primato in pol position mondiale con Cina, Egitto, Arabia Saudita e Siria come uno dei Paesi al mondo che ricorrono di più alla pena capitale) contro giovani, donne , bambini, ree di proclamare solo il rispetto dei diritti umani.

Dovrei aggiungere molto altro ma questo è un editoriale e debbo fermarmi.

Il descritto fotogramma, nella dovuta essenzialità marginalizzato a quanto dilaga al momento nell’ambiente della webcomunication, basta a restituire l’immagine di una comunità incerta e ansiosa che percepisce la minaccia di una catastrofe cosmica piuttosto che i messaggi che una cometa provvidenziale trasmette a ieratici pastori, “connessi” da cori angelici al mistero di una natività annunciata come redenzione delle anime.

Rivado all’immagine iconica del Natale, la stessa che ha segnato nel profondo la spiritualità di tanti che hanno scelto di essere cristiani. La ripropongo, quell’immagine, esattamente come la sacralità del rito autentico vuole che sia: in un solstizio invernale di una civiltà del poco con la centralità di una famiglia umile in adorazione di un bimbo appena venuto alla luce, che giace, nudo, in una mangiatoia. Che la si immagini, quella povera famiglia, all’interno di una grotta o di una capanna è ininfluente: ciò che è rilevabile visivamente in ogni presepe è la povertà che si consuma in una fredda notte stellata, una folla pastorale in misere vesti che, attratta da un celestiale idillio lascia la “quotidianità del fare” e accorre avanzando lungo erti calli e accidentate trazzere, per vivere quella notte, annunciata dalle Sacre Scritture come salvezza per l’Umanità, in ginocchio dinnanzi a Quel Bambino.

Sono, quei pastori, poveri straccioni ma “connessi” in una dimensione di Umanità in cui sarebbe bello poterci ritrovare oggi tutti noi, almeno per una notte. Tutti. Intendo dire tutte le persone che popolano il pianeta, tutti insieme perché nessuno abbia a sentirsi rifiutato, perché quel Bambino Gesù ha voluto dar prova che l’ordine costituito è insensibile alla realtà, che venire al mondo non è per tutti un diritto. A questa centralità del messaggio messianico riportata dalla tradizione all’interno di una capanna/grotta la Storia vuole che faccia da contraltare una lateralità, logisticamente talvolta più o meno estrema, ma di fatto prevalente sulla prima: rappresenta le fastosità delle magioni del potere, dei ricchi con le loro esibizionistiche opulenze di drappi, monili, ori, facce rubiconde di gente in disgeusia, ma refrattaria ad abbandonare banchetti, giochi, salami e prosciutti. Tale lateralità esprime una prossimità straordinariamente simile alla porzione di civiltà planetaria che ancora oggi è indicizzabile nei numeri e nei capitali, accumulati esponenzialmente da ricchi e potenti in beffa al rispetto dei principi di una economia fondata su principi cristiani. Costoro “connessi” non lo sono stati in quella notte di speranza collettiva magicamente attraversata da una cometa, già allora come oggi si raccontavano l’eterea bugia di essere in grazia di Dio.

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E’ Natale e non metaforizzo oltre. Nella mistica pastorale il ruolo di connettori detenuto dagli angeli ha messo in moto i poveri… oggi la “connessione”, qualcuno può giustamente obiettare, si avvale di un mezzo più efficace dei cori di cherubini. Internet, proprietà di nessuno e basato su standard e protocolli tecnici comuni, potrebbe sopperire? Basterebbe navigare tra le contraddizioni del mondo per farci tutti pastori … nello spirito della notte di Natale. Oppure proprio la conoscenza del dolore altrui potrebbe indurci a imbucarci nel comodo e caldo lettuccio di casa, imbottito di soffice piumino, a scimunirci davanti a quiz e canzonette? Purtroppo, oggi, come allora, in “connessione” è solo una parte di mondo. È sotto gli occhi di tutti la conferma (*).

Tutto ciò detto lo spazio a mia disposizione mi impone di chiudere. Rispetto gli imperativi editoriali declinando la considerazione che ispira l’abbrivio. La “società 2022” è incompiuta e sbandata come quella in cui è nato Gesù: i secoli e ciò che ha insegnato Gesù non coinvolgono i cuori distratti e disconnessi. Oggi come allora i valori della fratellanza e dell’amore uniscono una minima parte della collettività incompiuta e sbandata. Con sincero realismo, riflettendo sulla civiltà agonizzante nella sua storia di misfatti, di odio, di sete di sangue, di deliri di onnipotenza, di sopraffazione, di inciviltà penso anche a questo Natale 2022 come un motivo per liberarci dalle metafore e connetterci tutti nel magico solstizio di una civiltà possibile se non smarrisce il senso dell’Umano.

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(*) La conferma è nelle rilevazioni di Freedom House, la ONG che conduce attività di ricerca e sensibilizzazione. Freedom House elabora un’analisi annuale, monitorando lo stato di libertà di internet nel mondo, identificando le minacce ai diritti umani, i limiti infrastrutturali e le barriere e censure politiche, continua a denunciare che la traiettoria della rete mette a nudo un mondo digitale sempre più separato per sfere d’influenza geopolitiche, che esercitano il potere di controllo su democrazia, libertà politiche e diritti umani e lo scrutinio nei confronti dei contenuti che attraversano il web (lo vediamo anche in questi giorni, in cui il governo iraniano "ha spento" internet in tutto il paese con l’intenzione di soffocare e ostacolare le proteste in seguito alla morte di Mahsa Amini dello scorso 16 settembre).

Antonella Giordano

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