NEL GOLFO DI TRIESTE L’OCCHIO DI DUE SAILOR DRONE VIGILA SULLA SALUTE DEL MARE

Nella cura del territorio che si dispiega dalle alture del Carso degradando a valle sino al Capoluogo Giuliano, non poteva mancare una grande attenzione anche allo specchio di Adriatico che incornicia il magnifico contesto dell’estremo confine orientale. In più, al di là dell’ordinario quotidiano, il controllo delle acque del Golfo di Trieste è culminato nell’adozione di due droni portatori di quel tanto di modernissima tecnologia avanzata per cui, da queste parti, si fa continua ricerca in ogni campo; non disdegnando una felice contaminazione persino in un romantico scenario, come nel caso, in prossimità del Castello di Miramare.
Laddove, infatti, allietando la visuale con lo sfoggio di un vivido colore arancione delle loro vele issate a cinque metri di altezza sui due piccoli trimarani lunghi appena sei metri, i Sailor Drone sono apparsi essendo arrivati dalle Canarie dopo una navigazione di 3200 miglia, a conclusione di una missione di nove mesi iniziata nell’isola di Capo Verde lo scorso 18 ottobre 2019.
In aggiunta all’altra attuale novità che, nel Golfo di Trieste, è stata voluta con uno stesso progetto di Ogs che ha indotto la contemporanea presenza straordinaria della nave di ricerca Nauticalgeo battente bandiera Maltese del gruppo Lighthouse; i due Sailor Drone si sono ritrovati ad offrire il contributo del loro vigile occhio tecnologico, navigando ad una velocità media di due nodi, in piena autonomia fornita loro dalla cosiddetta energia “pulita” eolica e solare, secondo la ideazione fattane dall’azienda americana richiamata proprio nel nome dei droni.
Infatti, come parte della missione “Atlantic to Med 2020” , il loro compito fa parte della ricerca scientifico-tecnologica che già da dieci anni è stata intrapresa dalla azienda Californiana di Alameda, dove vengono elaborati i dati ambientali trasmessi in tempo reale dai droni marini rientranti nella più lata programmazione, addirittura di una flotta che computi 1000 di questi speciali osservatori nautici cui affidare missioni della durata di 12 mesi; in “libera” navigazione, uno ogni 360 miglia quadrate, per un monitoraggio, il più compiuto possibile, dello stato di salute dei Mari del globo.
Tutto, in base alla visuale lungimirante della stessa azienda Sailordrone secondo cui “ per il futuro, assumerà una importanza sempre maggiore la consegna di dati ad alta risoluzione”. Finalità, questa, perseguita con il confronto di rilievi che, come quelli della Sailordrone circa l’anidride carbonica, sono stati rapportati alle misurazioni fattene dalla European Research Infrastructure che cura la ricerca scientifica per conto della Commissione Europea.
Tanto, già corrente nello specifico della missione “Atlantic to Med 2020”, ha portato l’Ogs di Trieste a volere assolutamente essere parte nella sperimentazione dei due Sailor Droni; anche grazie a quella unanimità Istituzionale aderente alle corde della Ricerca Giuliana sempre tesa a trovare adeguate risposte in tema di benessere territoriale che, mai, prescinderebbe dalla salvaguardia dell’ambiente marino.
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