NEW ADDICTION, LA MALATTIA MODERNA CHE COLPISCE I GIOVANI

Il postmoderno, secondo gli studiosi, si caratterizza per essere un’epoca di rapidissimi cambiamenti sia negli stili di vita, sia nella fluidità delle relazioni sociali. Al posto e in sostituzione dei vecchi modelli culturali, si sono imposte nuove forme di relazioni sociali che hanno determinato, nel contempo, nuove forme di disagio psicologico correlate con una certa probabilità, ai nuovi strumenti di comunicazione. Chi osserva i nuovi fenomeni legati alle tecnologie digitali e alla loro pervasività (non solo semplici studiosi e accademici, ma anche medici e specialisti in ambito comportamentista e psicologico), ha potuto esaminare come tali fenomeni hanno sollevato e introdotto nelle vite di molti individui, nuove e inedite forme di dipendenze patologiche e comportamentali, fra cui le dipendenze tecnologiche, che, in gergo, sono definite New Addiction. Le New Addiction trovano un forte campo di interesse in ambito medico psicologico proprio perché esse determinano una pericolosa compromissione della vita dell’individuo per ciò che concerne la dimensione sociale, relazionale, famigliare, economica e lavorativa. Dall’osservazione di campioni di soggetti, per lo più e spesso giovanissimi, è stato osservato come vi siano modalità e sintomi comuni: astinenza, interruzione delle normali attività a favore dei comportamenti di dipendenza, conflitti con gli altri, ecc. Cosa sono nello specifico le New Addiction? Sono manifestazioni date in un soggetto caratterizzanti dal sovrapporsi di varie e diverse dimensioni in un unico individuo.
La patologia verrebbe a emergere nel momento in cui il soggetto, pur di continuare a seguire l’oggetto di dipendenza – per esempio lo smartphone – si appiattisce su di esso in modo tale da privare la realtà, la sua vita sociale, del suo reale valore. Si crea dunque una vera e propria dipendenza da tecnologie, definibile come disturbo tecnomediato, ovvero una patologia in cui l’utilizzo eccessivo e compulsivo delle tecnologie della comunicazione, porta a gravi compromissioni del funzionamento di alcune e fondamentali dimensioni della vita quotidiana, sociale, relazionale, famigliare, lavorativa ed economica. Si diventa dipendenti dalle tecnologie digitali, creandosi un rapporto preferenziale del soggetto con lo strumento tecnologico e uno spostamento verso un mondo altro, quello irradiato da uno schermo.
È necessaria però una differenziazione tra chi mostra una dipendenza da tecnologie, da chi invece è patologicamente dipendente; quest’ultimo infatti vive come un bisogno irrefrenabile utilizzare le tecnologie comunicative, arrivando a immergersi in esse al punto da evitare il mondo reale. Si realizza nel soggetto affetto da dipendenza patologica, un vero e proprio transfert mentale nella sfera del digitale. L’uso intensivo in chi è affetto da questa patologia porta il soggetto a trovare giustificazioni al proprio comportamento, portandolo ad avanzare una serie di giustificazioni nell’uso intensivo dei device. Ogni dimensione di vita del soggetto affetto da tale patologia sarà per forza di cose attraversata da un improvviso cambiamento nelle relazioni familiari, lavorative, scolastiche, per non parlare degli aspetti riguardanti la salute. C’è poi in particolare l’analisi della dipendenza da social network, meglio nota come Social Networking Sites (sns) Addiction, una sottocategoria dello spettro della IAD – Internet Addiction Disorder, ovvero un comportamento di utilizzo di internet che porta il soggetto a trascorrere parecchio tempo e sessioni sempre più lunghe e frequenti in rete, con problemi di stress, una forte compromissione delle principali aree relazionali, affettive e personali. Allo stesso modo, anche la SNS Addiction è uno stato psicologico di dipendenza nell’uso di un social network, e si manifesta con un utilizzo e un controllo ossessivo della piattaforma tale da portare il soggetto a evidenziare una serie di sintomi comportamentali tipici delle dipendenze come alterazioni dell’umore, problemi interpersonali e psicologici, stress, ansia e depressione.
Come già visto nel caso dell’utilizzo della rete, anche per i social network, piattaforme che ormai come noto sono utilizzate da un numero elevatissimo di persone (oltre 4 miliardi in tutto il mondo), bisogna specificare la differenza fra chi soffre di dipendenza e i soggetti che ne fanno un uso massiccio: solo i primi svilupperebbero un utilizzo compulsivo delle piattaforme, con conseguenze dannose per la salute. I disturbi direttamente collegati all’uso ossessivo dei social e salute psicologica ha portato così a un’altra definizione, ovvero iDisorders, una particolare forma di disturbi psicologici che si manifesta soprattutto nei più giovani attraverso una forma ossessivo-compulsiva. Sui social avverrebbe una specie di contagio emotivo, a causa del quale gli utenti, essendo costantemente connessi e vicini l’uno all’altro, avrebbero la possibilità di trasmettersi false percezioni. Le sempre più numerose analisi di condotta dei soggetti legati a un uso eccessivo dei social, hanno permesso di determinare sintomi clinici tali da far emergere ben sei disturbi di personalità come il disturbo paranoide, schizoide, antisociale, istrionico e narcisista di personalità. Sono in particolar modo i giovani appartenenti all’ultima generazione (GenZ o GenAlpha) a manifestare una vera e propria sindrome narcisistica, nata, guarda caso, in corrispondenza con la massiccia diffusione dei social network. Sembra che siano proprio le piattaforme social a rappresentare il terreno ideale per alimentare tendenze egocentriche nei più giovani e a incoraggiare di conseguenza comportamenti narcisistici, poiché consentono un di manipolare la propria immagine, e il proprio status. L’attenzione di tutti, famiglie, docenti, medici e specialisti dell’età evolutiva, deve dunque sempre più essere rivolta ai giovani, in particolare a coloro i quali hanno bassi livelli di soddisfazione e che proprio per questo potranno trovare nell’altro al di là di uno schermo e nell’ambiente digitale, un rifugio dove saranno in grado di compensare i propri deficit di soddisfazione nella vita reale.
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