NORA GIACOBINI

Storia e storie

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Per molti della mia generazione a scuola qualche raro insegnante insegnava ad elaborare connessioni tra realtà e nozioni… solo la determinazione nel cercare l’origine delle cose poteva aiutare a capire il mondo. Non ho conosciuto una scuola capace di saper leggere gli apprendimenti degli alunni, i loro talenti, i loro miglioramenti ma solo una scuola accanita sugli errori e le incertezze.

Si ha bisogno, invece, di una scuola che accolga le difficoltà degli alunni e che sappia motivarli. Lo richiede la crescita della dispersione scolastica, delle evidenze neurodiagnostiche.

C’è bisogno di una scuola i cui insegnanti non siano solo dispenser di nozioni ma la cui didattica sia pedagogica e sia sottoposta a un controllo e valutazione di qualità.

Tutto ciò lo si afferma ma assai difficilmente lo si trova nella realtà esperenziale di molti di noi. E resta aperta la vexata quaestio se è la scuola che deve porsi al servizio della società sfornando competenze utili per qualità e numero al funzionamento del sistema o oppure è la società che dovrebbe apprendere dal mondo scolastico, portare le competenze al potere, trasformarsi sulla base delle attese e dei diritti rivendicati da chi sogna un mondo più giusto verso i deboli.

Eppure, la storia della scuola italiana ha avuto anche ottimi modelli di insegnamento pedagogico.

Maestre e professoresse, che a partire dall’immediato dopoguerra hanno cambiato in senso democratico, nella pratica di ogni giorno, la scuola italiana. Si ricordano i buoni maestri ma anche le donne impegnate nella scuola sono state tante. Di loro si parla meno rispetto ai colleghi uomini, che sono notoriamente più celebrati.

cms_31873/Nora_Giacobini.jpgVoglio oggi ricordare Nora Giacobini. Nata il 9 febbraio del 1916, dopo la laurea in lettere, partecipò alla fondazione del gruppo romano del Movimento del Cooperazione Educativa. Il MCE , nato in Italia nel 1951, si proponeva come gruppo di insegnanti che operavano per realizzare una scuola in cui fosse promossa la libertà espressiva, venisse dato spazio alla creatività, fossero realizzati processi circolari di apprendimento- insegnamento capaci di produrre nei bambini/e crescita globale, affettiva e cognitiva e sociale. I pionieri del MCE, in un Paese in cui dominava autarchia pedagogica, si ispirarono alla pedagogia popolare di Celéstin Freinet e avviarono, sin dagli esordi, un lavoro di riflessione e di ricerca sulle pratiche didattiche da lui proposte: il metodo naturale, il testo libero, la biblioteca di classe, la corrispondenza, il calcolo vivente, il piano di lavoro, l’assemblea di classe, per citarne alcune. Gli insegnanti aderenti al MICE pensavano che fosse compito della scuola lottare contro la poverta? culturale e materiale, proponendo un’educazione laica, attenta alle diversità, capace di riconoscere i bisogni e la cultura di ogni bambino e la dignità dell’altro come condizioni imprescindibili per qualsiasi educazione alla cittadinanza, nella comune convinzione, che i problemi della pedagogia non possono essere separati da quelli politici, sociali, etici e che «trasformare i sudditi in cittadini è un miracolo che solo la scuola può compiere» (come diceva Calamandrei).

Animati da un forte fervore educativo, è a partire dall’infanzia che intendevano ricostruire socialmente e moralmente il Paese, uscito dal fascismo e dalla guerra, attraverso un’educazione concepita come primario strumento di progresso sociale e di pace e un ripensamento radicale del ruolo della scuola e degli insegnanti secondo le esigenze democratiche della Costituzione.

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Fin dai suoi primi anni d’insegnamento, negli anni Cinquanta, Nora Giacobini intuì che i ragazzi hanno “bisogno di molte cose” e, prima di tutto, di “essere compresi e di essere ascoltati”.

Nel suo primo articolo pubblicato sulla rivista “Athena” nel 1952, intitolato “La tipografia a scuola nell’istituto magistrale”, mise in luce che dei ragazzi si trattava di capire “soprattutto il ritmo profondo e personalissimo, non sempre visibile ad occhio nudo, attraverso il quale la personalità di ognuno, senza esclusione, può svolgersi, maturare, vivere”.

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Lavorando nell’Istituto Magistrale di Montopoli (Pisa), Nora si era rapidamente accorta della distanza che c’era tra ciò che andava insegnando e il modo in cui lo presentava a ragazze e ragazzi. Per tale ragione in quell’articolo affermava: “Può darsi che l’insegnante di pedagogia ignori la questione e non se la sia mai posta, ma se se la pone è inevitabile che si chieda anche se egli sia un uomo o non per caso un ciarlatano”.

Ribellandosi all’etnocentrismo occidentale proponeva “un corpo a corpo con la storia come ricerca e vicinanza con i più fragili e i vinti. La stella polare delle sue proposte educative non è mai stata quella di indottrinare ragazze e ragazzi, trasmettendo loro la sua visione del mondo, ma di costruire un contesto di libertà e insieme di rigore tale che tutte e tutti si potessero impegnare in un percorso di conoscenza autonomo, compiendo la fatica di conquistare e assaporare una autonomia di giudizio difficile da raggiungere e difficile da mantenere”.

Partire dai materiali e progettare lunghe manovre di avvicinamento a un tema o a un evento storico stava alla base del suo metodo, che rifuggiva ogni indottrinamento ideologico e si fondava, al contrario, su un lavoro molto curato di raccolta e proposta di documenti, scritti e fotografie capaci di fornire stimoli e strumenti perché ragazze e ragazzi potessero piano piano costruirsi una loro personale convinzione. Convinzione da verificare in continui confronti e discussioni tra compagne e compagni, in un serrato lavoro di gruppo capace di dare voce a tutti.

cms_31873/0.jpgNella convinzione che non si potessero più insegnare teorie pedagogiche astratte e dell’importanza della riforma delle scuole medie del 1963, la Giacobini, a differenza di tante e tanti colleghi, decise di andare a insegnare al grado inferiore per una scelta militante. Da allora restò alle medie, scrivendo Lo stregone nella scatola (La linea, 1976) un bellissimo diario della sua esperienza in una media della periferia romana.

Chi la conobbe - di lei traccia un profilo meraviglioso Franco Lorenzoni che la assunse a punto di riferimento ineludibile - ancora oggi testimonia il suo spirito combattivo e irriverente. Ai genitori preoccupati che i loro figli potessero trovarsi male una volta approdati alla scuola superiore, Nora rispose un giorno senza mezzi termini che «sì, certo, forse si sarebbero trovati male, ma è proprio a questo che cerco di educarli, ad accorgersi e a reagire a una scuola che non li rispetti!».

Arrivata a Cenci Amelia (Terni) all’età di settant’anni volle dare il suo contributo anche musicale ai campi scuola.

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Nel suo rovesciare la didattica tradizionale la storia ebbe sempre il primo posto e anche negli ultimi anni di vita sosteneva che per affrontare un argomento di storia è necessario compiere una lunga manovra di avvicinamento per non cadere nella semplificazione o nella superficialità, par dare il tempo a ciascuno di compiere a suo modo quel viaggio nel tempo.

Oggi, pericoloso momento in cui prevalgono povertà educative, dispersione e abbandoni, intolleranza, arroganza e supponenza nella gran parte della politica e la stessa democrazia è a rischio, studiare il pensiero e proporre l’ esempio di maestri come Nora Giacobini è un’antidoto contro la peggiocrazia dominante.

Nora Giacobini si spense il 21 marzo 1998. Sulla pietra posta ai piedi di un ulivo, nel piccolo cimitero immerso nel bosco di Porchiano, poche significative parole indicano tutto il senso del suo impegno.

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cms_31873/00000.jpgQuesta storia sarà da me raccontata nel programma Storia&storie in onda sulle frequenze di Radio Regional martedì alle ore 12,15 (in replica giovedì alle ore 17.32) al link:

https://www.radio-italiane.it/regional-radio e in podcast al link: Storia & Storie:

https://www.regionalradio.eu/onair/podcast/storiaestorie/

Fonti :

https://www.focus-scuola.it/educare-controvento-storie-di-maestre-e-maestri-ribelli-secondo-franco-lorenzoni/

https://www.internazionale.it/opinione/vanessa-roghi/2021/03/20/buone-maestre

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Antonella Giordano

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