NOTRE DAME
Più di mille querce secolari per la ricostruzione della Cattedrale

“Brucia Notre dame!” chi può dimenticare queste parole rilanciate da un quotidiano all’altro? In ogni trasmissione televisiva volta o non all’informazione?
Tutti siamo a conoscenza del rogo che ha devastato la famosa cattedrale. In questo mese preciso ricorre l’anniversario (15 aprile 2019). Imponenti appelli di raccolta di fondi hanno permesso stanziamenti economici a favore della sua ricostruzione, due anni orsono dal giorno dell’incendio. È stato organizzato il miglior team possibile fra cui spicca l’architetto fiorentino Carlo Blasi, uno dei migliori al mondo per quel che concerne la messa in sicurezza delle opere monumentali.
Per ricostruire la guglia (esattamente uguale a quella originale) si procederà all’utilizzo di 1000 - 1500 querce secolari (tra i 150 anni e 200 anni), anzi, a dire il vero si è già proceduto all’abbattimento di più di cento alberi nella foresta di Amboise, fatto che è dovuto necessariamente avvenire entro la primavera per poi permettere il processo di essiccazione lungo 18 mesi. Ecco ci si chiede, in questo particolare momento storico, in cui ci si riempie tanto la bocca con termini green, con campagne per sostenere il territorio, con leggi preposte alla preservazione dei luoghi naturali era davvero necessario l’abbattimento di un piccolo tesoro ambientale? Con tutte le tecniche a nostra disposizione, si sarebbe potuto arricchire, in qualche modo, questo importante edificio, rapportandolo alle prerogative nel nostro tempo. È ne diventasse quasi simbolo di cambiamento ecosostenibile con un intervento contemporaneo. Ed invece no. Si preferisce distruggere un piccolo ecosistema, rifugio per tanti animali, fonte del benessere mondiale con la promessa di piantare altrettanti alberi a cui serviranno secoli per diventare, se tutto va bene, quello che oggi viene abbattuto. E, comunque, non saremo qui per vederlo.
L’albero deve possedere, infatti, determinate caratteristiche: dritto, con un’altezza compresa fra i 5 e 21 metri e avere un diametro del tronco superiore ai 50 cm. Intanto sono stati individuati altri esemplari perfetti alle circostanze che saranno abbattuti nelle foreste di Conches-Breteuil, Bouclans, Séligney. La ricerca non si ferma, in quanto in totale serviranno alberi per un equivalente di 2000 metri quadri di foresta per ricostruire uno dei simboli della nazione francese. In questo precisa epoca e con la natura delle decisioni prese dal governo, la ricostruzione del tetto della cattedrale diventa anche simbolo del fallimento dell’uomo. Un uomo lontano dal proprio tempo, che non è capace di adattarsi al cambiamento. Un uomo consapevole del momento storico e comunque, sordo al grido del pianeta. Un uomo che si arrende allo stato delle cose, chiudendo gli occhi al futuro e per questo, ancora più colpevole. Nonostante gli appelli lanciati da green peace, con relativa raccolta firme e striscioni per fermare le gru, nulla è mutato. Silenzio assoluto. In Francia pare che nessuno abbia nulla da contestare: anzi, è fonte di vanagloria per gli amministratori locali quanto di quelli forestali contribuire alla riedificazione della più amata cattedrale del paese. Cosa aggiungere?
Recitava Mahatma Gandhi: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.
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