NUOVI SCENARI, NUOVE PROPOSTE

Il Cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l’umanità abbia mai compiuta. Non è una frase coniata da chi scrive, bensì da qualcuno un tantinello più noto (Benedetto Croce). Ed è nel solco tracciato da questo grande pensatore, che nella perfetta laicità di un percorso argomentativo giunge a comprendere e a spiegarci l’importanza storica di una grande religione, che si inserisce l’iniziativa di Gianfranco Rotondi, Presidente di un neonato partito che Domenica 20/12/2015 ha chiuso a Roma i lavori del primo Congresso Nazionale.
Con Rotondi Presidente, coadiuvato da un Ufficio di Presidenza certamente di rilievo (tra gli altri l’On.le Gianpiero Catone quale coordinatore e il Prof. Avv. Federico Tedeschini quale Responsabile delle garanzie elettorali), i circa mille delegati, salutati cordialmente dal “cugino” Rocco Buttiglione, hanno eletto un comitato di direzione composto da centocinquanta donne e uomini di varia estrazione e cultura di tutte le Regioni, i quali daranno vita alla politica attiva sul territorio.
Dagli interventi condotti con la consueta oratoria coinvolgente e ironica (soprattutto su sé stesso), si comprende bene come Rotondi, con questa squadra, intenda connotare la sfida politica, sin dai prossimi appuntamenti elettorali amministrativi, con valori tanto semplici quanto desolatamente lontani dalla loro attuazione. Essi possono riassumersi nel bene comune, nella partecipazione, nella solidarietà, nel lavoro. Altro non si tratta, e lo ribadisce a più riprese, che dei principi esposti nella dottrina sociale della Chiesa, i quali sono e devono essere di tutti, anche di chi non crede. Casa e lavoro sono certamente le esigenze sociali destabilizzanti che motivano le preoccupazioni più intense di Rotondi, spronandolo a rimettersi ancora una volta in gioco con una creatura tutta sua, in un quadro politico sempre più difficile.
I critici contrari sentono di aver facile gioco nel bollare l’iniziativa come l’ennesimo e inutile tentativo di riesumare la vecchia Democrazia Cristiana, posto in atto per tentare di salvarsi dalla caduta libera di Forza Italia, con il conseguente rischio di valanghe in grado di travolgere anche un politico esperto, seppur ancora giovane, come Gianfranco Rotondi. Ma lui è pronto innanzi tutto nel rivendicare di essere certamente un democristiano, ricordando (a chi vuol dimenticare) il ruolo storico fondamentale nella vita del Paese di questo grande partito, animato dai pensieri di figure carismatiche quale Giorgio La Pira, e incalza chi oggi vorrebbe ridurre, per tornaconto personale, l’esperienza di un partito popolare ormai leggendario alla stregua di un’accolita di briganti intenti a traffici personali.
Del resto, Rotondi ha già avuto modo di precisare che l’ala Cattolica, dopo la dissoluzione della DC, era rappresentata prima dal Ccd-Cdu-Udc e poi dalla Dc per le Autonomie, nell’ambito del centro-destra. Dopodiché i cattolici sono scomparsi perché l’Udc si staccò dalla coalizione e un centrodestra con l’assetto attuale non ha futuro, tanto che lo stesso Berlusconi, all’occorrenza, non è contrario alle iniziative di Renzi (vedi Patto del Nazareno). Ecco perché Rotondi ritiene che sia definitivamente saltata la connotazione ideologica del centro destra in termini di contrapposizione al centro sinistra, lasciando le briglie inevitabilmente sciolte alle forze che si alleano per affinità e condivisioni programmatiche.
Le fughe delle ultime ore da FI sembrano dare proprio ragione a Rotondi, che ci tiene a contraddistinguere la propria coerenza e lealtà verso FI, evitando di contribuire, con rotture traumatiche durante la legislatura, a negare persino il senso del voto dei sempre più smarriti elettori. In un periodo di grande confusione come questo, quindi, non è peregrino richiamarsi ai valori della dottrina sociale della Chiesa. Anzi, tornare a questa semplicità dà sicurezza e la tensione verso questi obiettivi ha effettivamente un che di rivoluzionario.
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