NUOVO SUPERBONUS EDILIZIO: COSA CAMBIA?
La lunga storia del Superbonus edilizio continua ad essere al centro della contesa tra le varie forze politiche, ormai in dirittura d’arrivo per l’approvazione nella legge Bilancio entro il 31/12/2022. Contestualmente, tiene col fiato sospeso le parti in causa, ovvero i committenti dei lavori (privati e condomini), le imprese che hanno eseguito alcune fasi dei lavori e non possono proseguire per mancanza di liquidità (a causa del blocco delle cessioni dei crediti), gli istituti creditizi (Banche, Poste e altri intermediari finanziari preposti per rilevare i crediti).
Il Superbonus edilizio, provvedimento legislativo concepito come strumento urbanistico e finanziario per favorire la rigenerazione e riqualificazione urbana attraverso una detrazione (originariamente del 110%) delle spese sostenute, a partire dal 1° luglio 2020, per lavori di ristrutturazione, aveva suscitato sin dall’inizio serie preoccupazioni per una sovraesposizione delle casse statali rispetto alle stime preventivate, già nel 2020, quando fu istituito tale provvedimento dal primo governo Conte. Si evidenziarono, subito dopo, da parte dell’Agenzia delle Entrate, “crediti inesistenti" per un ammontare di 4,4MLD su 38,4MLD di cui 2,3MLD già incassati e, probabilmente, opportunamente occultati.
Tali operazioni “deviate" riguardavano lavori mai eseguiti, importi mai fatturati e altro e, anche se solo nel 3% dei casi coinvolgevano il Superbonus 110%, che prevede nulla osta di conformità e asseverazioni, non richiesti per gli altri bonus, furono adottate misure di antifrode che provocarono una stretta significativa sulle cessioni dei crediti, congelando molti contratti e relativi lavori in corso d’opera.
Il successivo governo Draghi impose un giro di vite sulla cedibilità dei crediti, che passavano dai proprietari di immobili o condòmini alle imprese e da queste al sistema creditizio; si innescò, così, un corto circuito in quanto le imprese si ritrovarono con i cassetti fiscali pieni, ma le casse vuote e, quindi, l’impossibilità e l’impraticabilità reale di proseguire i lavori. Di riflesso si generarono tante controversie con i committenti condomini.
Contestualmente, a causa della sovraesposizione derivata alle casse dello Stato, per tale incentivo, rispetto alle stime preventivate, si è dovuto ricorrere ad una riduzione dell’aliquota (dal 110% al 90%) dal 1° gennaio 2023, fissando il termine di scadenza della vecchia aliquota al 25 novembre 2022 che, purtroppo, a causa di ritardi dovuti alla lentezza endemica dell’espletamento burocratico delle pratiche da parte degli organismi preposti, non ha consentito a molti committenti di presentare entro iò termine prefissato la relativa documentazione per lavori già decisi e deliberati dalle assemblee condominiali. Tutto ciò, allo stato attuale, ha provocato la legittima reazione da parte delle associazioni di categoria, in primis l’ANCE (Ass Naz.le Costruttori Edili), per cui il Governo ha deciso di prorogare la scadenza, per l’aliquota al 110%, al 31 dicembre, inserendo tale decisione nella legge di Bilancio (che deve essere approvata entro fine anno) anziché nel decreto Aiuti quater, per rendere praticabile il provvedimento da adottare.
Tale decisione va nella direzione di individuare una soluzione equa al problema, sia per il caos venutosi a creare, in capo ai committenti (per i succitati ritardi burocratici), sia per limitare i danni derivanti alle casse dello Stato, per il prossimo futuro; per cui il provvedimento ultimo adottato dà la possibilità di accedere all’aliquota del 110% con la presentazione della CILAS (Comunicazione inizio lavori asseverati) ai relativi organismi preposti, entro il 31/12/2022, purché si certifichi che i lavori da eseguire siano stati deliberati dalle assemblee condominiali entro l’11/11/2022.
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