NUOVO TENTATIVO DI TREGUA IN SUDAN

L’accordo tra le parti in guerra consente il cessate il fuoco

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cms_30574/0.jpgStretta di mano virtuale. L’esercito sudanese e il gruppo Rapid Support Forces (RSF) hanno firmato un accordo formale su un cessate il fuoco di sette giorni che contribuirà a fornire aiuti ai civili coinvolti nei combattimenti, in particolare nella capitale Khartoum. Per settimane le forze armate del Sudan e le RSF hanno combattuto per il controllo del Paese. La tregua dovrebbe iniziare stasera stessa ed essere mediata da Stati Uniti e Arabia Saudita, con l’aiuto dell’Egitto. Non è chiaro quanto durerà e se persisterà: ad oggi, tutti i tentativi di scongiurare i combattimenti sono stati sistematicamente violati da una parte o dall’altra. A metà aprile sono iniziati gli scontri tra l’esercito regolare sudanese, guidato dal presidente del Paese Abdel Fattah al-Burhan, e il gruppo paramilitare RSF, che in realtà non è un esercito ma una coalizione (che contava tra i 70 e i 100mila membri) ed era comandato dal vicepresidente sudanese, il generale Mohamed Hamdan Dagalo, noto anche come Hemedti. Più di 700 civili sono stati uccisi e più di 5.000 sono i feriti. Si stima che almeno un milione di persone abbiano lasciato il Paese.

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Un’insperata scintilla di umanità in una guerra di supremazia e suprematismi che, come sovente accade, non ha portato a risvolti positivi. Ma una pausa, per quanto labile, fa ben sperare in una presa di coscienza di una situazione insostenibile per l’intero Sudan. Qualche giorno fa mentre anche a Gedda, in Arabia Saudita, durante il summit delle Lega Araba si cercavano soluzioni per fermare lo scontro raid aerei hanno colpito la capitale Khartoum. Il ministero degli Esteri del Qatar, su Twitter, ha denunciato che uomini armati hanno fatto irruzione nell’edificio dell’ambasciata di Doha a Khartoum saccheggiandolo. Il ministero qatariota ha chiarito che nessuno dei diplomatici dell’ambasciata è rimasto ferito in quanto lo staff è stato evacuato.

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Anche dal G7 era arrivata la ferma condanna dei combattimenti in corso in Sudan tra i due generali. I combattimenti minacciano la sicurezza e l’incolumità dei civili, minano gli sforzi per ripristinare la transizione democratica del Sudan e potrebbero compromettere la stabilità della regione. Non è che adesso non sia più vero, potrebbe non esserlo più solo pro tempore, ma almeno si può tirare un po’ il fiato. "Le parti in conflitto devono rispettare i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario, garantire la sicurezza di tutti i civili, compreso il personale umanitario, e non impedire o limitare la fornitura di aiuti salvavita. Lodiamo il coraggio e la forza d’animo delle agenzie umanitarie che lavorano in Sudan", avevano asserito i leader del G7, notando come "la generosità dei vicini del Sudan che, pur affrontando significative sfide umanitarie, permetta di ospitare un numero crescente di rifugiati sudanesi".

Francesco Bulzis

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