Nobel per la Pace 2017: trionfa la società Ican

Il sogno di un futuro senza minacce nucleari conquista Oslo

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E’ tempo di riconoscimenti per le personalità più note e influenti del Pianeta: sono in corso le assegnazioni degli ambiti premi Nobel, uno per ogni sfera del sapere e dell’impegno socio-politico in generale. Dopo il trionfo dello scrittore giapponese Kazuo Ishiguro per la Letteratura, l’ultima proclamazione, avvenuta nella mattinata di ieri, ha premiato l’organizzazione no profit Ican con il prestigioso Nobel per la Pace. A conquistare la commissione di Oslo sarebbe stato “il suo ruolo nel fare luce sulle catastrofiche conseguenze di un qualunque utilizzo di armi nucleari e i suoi sforzi innovativi per arrivare a un trattato di proibizioni di queste armi”, come riportato dalla portavoce. Un annuncio del tutto inaspettato – tra i papabili comparivano invece Federica Mogherini, Alta Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri, il Ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif e altre figure di spicco della politica internazionale – ma di certo al passo con i tempi, coerente con un assetto globale che sta lentamente cambiando i suoi connotati, sempre in bilico tra un’apparente pace perpetua e un distruttivo conflitto mondiale. Se il nome dei vincitori può dirsi lontano da quanto previsto dai curiosi nei giorni precedenti l’annuncio, la motivazione addotta è stata quella che tutti attendevano, con un chiarissimo riferimento alla prevenzione di una possibile guerra nucleare. Insomma, quest’anno i giurati hanno voluto assumere e manifestare una ferma posizione in materia di politica internazionale, contrastando apertamente quel fronte che vede in un possibile conflitto la risoluzione delle controversie. "L’elezione di Donald Trump ha spinto molte persone a preoccuparsi del rischio nucleare. Se vi spaventa che il Presidente americano sia in possesso di armi nucleari, dovreste essere contrari alle armi atomiche in generale” ha prontamente commentato la direttrice esecutiva di Ican, Beatrice Fihn, che appena tre giorni fa aveva liberamente twittato: “Donald Trump is a moron” (“Donald Trump è un imbecille”).

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“Per me è un onore immenso, faccio fatica a descriverlo. Il Nobel è un premio importantissimo per tutti coloro che lavorano alla lotta contro le armi nucleari, un tributo ai sopravvissuti di Hiroshima e alle vittime dei test nucleari - ha poi concluso la Fihn, carica d’orgoglio per il riconoscimento ottenuto – Questa nomina è un messaggio agli Stati che hanno armi nucleari. Continuare a basare la propria sicurezza sulle armi atomiche è un atteggiamento inaccettabile”.

L’acronimo Ican, che sta per International Campaign to Abolish Nuclear Weapons, è il nome scelto dalla società no-profit nel 2007, data della sua fondazione. Di stampo puramente internazionale, la sua principale risorsa è costituita dalla collaborazione tra 468 organizzazioni partner in 101 Paesi; tra queste, anche la “Rete Italiana per il Disarmo e la Campagna Senzatomica”, che già da parecchi anni si batte per gli stessi ideali che animano l’Ican. Quest’ultima, nata a Melbourne (Australia) da un’iniziativa della fondazione International Physicians for the Prevention of Nuclear War, ha attualmente sede a Ginevra (Svizzera), città che raggruppa le più grandi società a favore del benessere e della stabilità globale (prima fra tutte l’Onu). Tanti i volti noti che, da anni, supportano economicamente e moralmente l’organizzazione guidata da Beatrice Fihn: il Dalai Lama, l’attivista sudafricano Desmond Tutu, gli attori Martin Sheen e Michael Douglas, l’artista Yoko Ono (coniuge del celebre John Lennon), l’insegnante e pacifista statunitense Jody Williams, il musicista Herbie Hancock.

cms_7388/3.jpgCon la proclamazione di ieri, la commissione norvegese ha di certo voluto puntare i riflettori sugli scombinati e potenzialmente violenti equilibri globali, che contribuiscono ad abbassare progressivamente la soglia di sicurezza della popolazione mondiale. I dissidi tra Stati Uniti e Corea del Nord sono solo la punta dell’iceberg di una tematica ben più ampia e spinosa, che coinvolge anche Nazioni apparentemente “insospettabili”. Oltre agli Usa (che ormai non hanno più timore di lanciare pungenti minacce “nucleari”), sono ufficialmente in possesso di materiale atomico anche Russia, Regno Unito, Francia e Cina. Come pronosticato dal comitato premiante, tale diffusione potrebbe allargarsi ulteriormente, sospinta dalle tensioni politiche che rimbalzano da una parte all’altra del Globo: “Viviamo in un mondo in cui il rischio che vengano usate armi nucleari è maggiore che in passato – si legge in una nota - alcuni stanno rendendo più moderni i loro arsenali, pertanto esiste il pericolo reale che altri Paesi cerchino di procurarsi armi nucleari. La Corea del Nord è un esempio”. Il quadro generale, ora minimizzato, ora “teatralizzato” dai media, richiede l’immediata attivazione di autorità super partes che sappiano tutelare il benessere universale, sebbene la totale risoluzione delle controversie si prospetti sempre più come uno scenario utopistico. Pur tenendo i piedi per terra, la commissione è convinta che la visibilità concessa all’Ican possa promuovere l’approvazione di divieti giuridici internazionali, esattamente come avvenuto per le mine, le munizioni a grappolo e le armi chimiche e biologiche. La strada dell’illegalità potrebbe non far paura ai “grandi” detentori di armi nucleari, ma certamente li indurrebbe a una seria riflessione, inibendo potenziali decisioni “affrettate”. Non ci resta che confidare nell’Ican e in tutte quelle organizzazioni che si battono a favore dei più nobili valori umanitari, memori delle terribili tragedie avvenute appena 72 anni fa a Hiroshima e Nagasaki.

Federica Marocchino

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