ONDATA DI FAKE NEWS: COSA SI NASCONDE DIETRO LE BUFALE DEL WEB?

Parte la crociata contro la disinformazione sui social network, piaga dell’era 2.0

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Il mondo virtuale sta conquistando, negli ultimi anni, un ruolo sempre più importante nella vita di ciascuno di noi: sono ormai ben pochi coloro che possono dirsi immuni dalla “febbre da social”, giovani e non. Spesso non consideriamo la sottile pericolosità e il potere manipolatorio del web, dando per scontato che tutti contribuiscano ad accrescere la mole di informazioni disponibili mossi da buone intenzioni. Ingenuamente persuasi della genuinità delle notizie che scorrono sulle nostre bacheche, cadiamo miseramente nel tranello della fake news o, per dirla all’italiana, delle “bufale”. Ce ne sono di tutti i tipi: dai fantomatici decessi di personaggi noti agli attentati “fantasma”, passando per dichiarazioni shock mai pronunciate, catastrofi mai avvenute e chi più ne ha più ne metta. L’obiettivo è raggiungere il maggior numero di visualizzazioni, traendone profitto attraverso il sistema pay per click (ppc): il sito-bufala offre a vari inserzionisti un servizio di pubblicità a pagamento, la cui tariffa sarà direttamente proporzionale al numero di utenti che hanno visualizzato il banner, ossia l’annuncio online. Ogni click aggiunge “monetine” al conto in banca degli pseudo-giornalisti che entrano nel circuito delle fake news, intascando laute somme di denaro con uno sforzo davvero minimo: titoli e foto sensazionalistiche sono sufficienti per attirare l’attenzione degli ignari lettori. Basta un click e il gioco è fatto: l’utente si ritroverà, di lì a poco, dinanzi a un’infinita serie di pannelli pubblicitari che si sovrappongono e si intrecciano tra loro, coprendo come per magia l’intera pagina. I veri professionisti della bufala, più discretamente, confezionano articoli totalmente inventati attorno alla notizia centrale, diffondendo informazioni fallaci sui temi più caldi del momento. Lo scopo è spesso quello di indignare il lettore, come nel caso che ha recentemente coinvolto la presidente della Camera, Laura Boldrini.

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Secondo alcune di queste “fantasiose” pagine web, Luciana Boldrini, sorella di Laura, sarebbe a capo di ben 340 cooperative per l’assistenza agli immigrati. La notizia ha scatenato l’ira della rete: la presidente è stata accusata di aver favorito l’accoglienza dei profughi per interesse personale, cioè per garantire una fonte di guadagno proprio a sua sorella. I perversi meccanismi di accanimento social hanno portato alla gogna mediatica la Boldrini che, stanca del tanto parlare, ha rivelato la verità sul suo profilo Facebook: “La mia unica sorella, morta anni fa per malattia, non si è mai occupata di migranti. Restaurava e dipingeva affreschi. Peraltro, non si chiamava nemmeno Luciana, ma Lucia. Lo voglio dire a tutti quelli che hanno condiviso sulle loro bacheche e sui loro profili queste e altre menzogne su di lei. E soprattutto a chi ha creato queste false notizie, personaggi senza scrupoli, sciacalli che non si fermano nemmeno davanti ai morti”. Con l’appoggio del mondo politico, la presidente ha lanciato un appello sul sito www.bastabufale.it per arginare il fenomeno: “Questo è il tempo della responsabilità. E’ necessario mobilitarsi, ciascuno di noi deve fare qualcosa per contrastare la disinformazione e contribuire a tutelare la libertà del web e la dignità di chi utilizza questo spazio. Non si tratta né di bavagli né di censure. Si tratta di reagire e affrontare un problema che riguarda tutti. Firmare questo appello significa dare il proprio contributo: firma per dire no alle bufale, sì alla corretta informazione” scrive la Boldrini sulla homepage del neonato sito internet.

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Quello delle fake news è un fenomeno diffuso, che colpisce gran parte dei Paesi europei e degli Stati Uniti. In Francia, Facebook ha sospeso ben 30mila account falsi, che diffondevano notizie fallaci. “Ci aspettiamo che questi cambiamenti riducano la diffusione di spam, disinformazione e altri contenuti ingannevoli che spesso sono condivisi dai creatori di account falsi” si legge in una nota divulgata dal noto social network, che sembra aver preso di petto la battaglia anti-bufale. Proprio ieri, infatti, Facebook ha proposto agli utenti una guida per riconoscere ed evitare la disinformazione 2.0: è consigliato diffidare dai titoli esagerati e allarmistici, prestare attenzione all’URL (che può essere molto simile a quello di siti attendibili), compiere accertamenti sulla fonte della notizia e verificarne la veridicità con controlli incrociati, confrontando le informazioni con quelle proposte da altre testate.

cms_6017/3.jpgMorale della favola: mai abbassare la guardia davanti alla sterminata raccolta di informazioni offertaci dal web. Mai dare per scontato che tutti abbiano a cuore il diritto a un’informazione seria e attendibile, né tantomeno che gli autori dei contenuti preservino la loro professionalità e onestà intellettuale. In attesa dell’approvazione del decreto legge proposto dalla senatrice Puppato, che prevede multe fino a 5mila euro per gli autori delle fake news, sarà necessario fare appello alle nostre capacità critiche, sviluppando una sorta di “sesto senso virtuale”, in grado di valutare il grado di veridicità delle notizie.

Federica Marocchino

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