ONLYFANS, IL "PAYWALL" DEL SOFT PORNO

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cms_29202/f1.jpgPensata per i creatori di contenuti, è diventata nel corso di brevissimo tempo la piattaforma dedicata all’intrattenimento per adulti, modo più soft per non dire social porno. OnlyFans ha conosciuto il suo successo a partire dalla pandemia di Covid 19 che ne ha decretato l’esplosione del suo utilizzo da parte di milioni di persone costrette all’autoisolamento. La peculiarità di OnlyFans risiede nell’essere un servizio pensato per i cosiddetti content creator (creatori di contenuti) che pubblicando foto e altro materiale online, possono guadagnare denaro dagli utenti che si iscrivono appositamente per visionare questi contenuti. Gli iscritti hanno la possibilità di caricare foto, video e trasmettere dirette in streaming e mettere tutto questo materiale a pagamento a disposizione dei loro follower. Ciò che differenzia OnlyFans da altre piattaforme è di avere regole meno restrittive circa i contenuti più hot; unica restrizione avere 18 anni per registrarsi e quindi per poter cominciare a guadagnare. Per vedere foto, video e altro materiale caricato all’interno di un profilo OnlyFans, l’utente deve abbonarsi al profilo interessato sottoscrivendo un abbonamento che può essere o mensile o annuale. Il prezzo per l’accesso a un profilo OnlyFans è a dsicrezione del content creator che va a stabilire quale sarà la quota da pagare per rendere visibili i propri contenuti.

cms_29202/0.jpgFondato nel 2016 da un imprenditore britannico, Timothy Stokely, assieme al padre, Guy Stokely e al fratello Thomas, nel 2018, entra nella famiglia OnlyFans Leonid Radvinsky, conosciuto come il barone del porno online, diventato poi unico proprietario della società, rilevata nel 2018.

I risultati non si sono fatti attendere: a fine novembre 2020 la società ha fatto registrare entrate per 400 milioni di dollari, con una crescita del 540 per cento rispetto all’anno prima (nel 2021 ha guadagnato 284 milioni e nel 2022, 233 milioni.); il numero di creatori di contenuti è quintuplicato, arrivando a 1,6 milioni; il numero totale di fan paganti è salito fino a 82 milioni, con un incremento del 500 per cento; i profitti sono aumentati da 6,6 a 60 milioni di dollari (dal 2020 al 2021 i profitti sono cresciuti da 61 a 433 milioni di dollari); la piattaforma vanta 220 milioni di utenti che hanno speso quasi 4,8 miliardi di dollaro per gli oltre 2 milioni di contenuti messi a disposizione dai creator. I numeri dunque non lasciano margine ad alcun dubbio, ovvero OnlyFans è una macchina da soldi, ma molti si chiedono se effettivamente sia così, cioè se chi crea i contenuti guadagni in modo tale da crearsi una forma di lavoro alternativo o si ha solo una forma di sfruttamento. La piattaforma è innanzitutto un social ben diverso dal resto del panorama, in primis dal punto di vista dei contenuti proposti e poi perché quest’ultimi sono a pagamento. Tra i creatori di contenuti ci sono coloro che hanno incassato, e incassano, parecchio, ma sono persone con seguito di fan già ben consolidato; per le persone cosiddette comuni OnlyFans resterà una piattaforma utile per arrotondare e non certo per arricchirsi definitivamente (un 20% circa degli abbonamenti è trattenuto dalla piattaforma). Accusata di non fare abbastanza per mettere in atto misure che impediscano ai minori di cogliere l’opportunità di guadagnare soldi e che prevengano anche lo sfruttamento minorile, alla lunga si pensa che OnlyFans diventerà noiosa e scontata, proprio come molte altre forme di intrattenimento che l’hanno preceduta.

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L’aver messo in stretta intimità le persone, in connessione diretta e senza filtri verso il loro oggetto del desidero (il sesso, il corpo in vetrina, porta a far emergere se sia possibile, oggi, parlare di libertà espressiva grazie all’esempio di OnlyFans. È opportuno aggiungere anche che OnlyFans ha monetizzato ogni vizio privato (ben 4,8 miliardi di dollari spesi dai suoi utenti solo nel 2021), ha sdoganato la figura del cosiddetto sex worker (facendone emergere opportunità, diritti ma anche rischi), ha arricchito molti content creator. Staccandosi dal generalismo e dal deja vu delle altre piattaforme, OnlyFans è la certificazione tangibile che vi sia un mercato del lavoro allargato al mondo digitale in cui oltre agli ormai affermati youtuber e influencer, vi siano ora anche creativi che, grazie la loro potere di condividere ciò che vogliono con i loro follower, vanno a costituire altrettante piccole imprese. La conferma viene dal moltiplicarsi negli ultimi tempi di numerose agenzie di marketing e di intermediari, specializzati nella gestione degli account creator più proficui, un vero e proprio nuovo e, al momento, inedito ecosistema che fra i suoi servizi offre piena assistenza ai produttori di contenuti, gestendo pubblicazione di foto e video, oltre alla gestione come community manager delle chat per conto dei creator stessi. Molti studiosi entusiasti di questi fenomeni social come OnlyFans e non solo dell’emergere di nuove forme di democratizzazione, proprio perché agevolano l’accesso alle tecnologie digitali e promuovono forme di contrasto all’illegalità, come nel caso della pornografia sul web. L’entusiasmo però si deve interfacciare con un sistema comunicativo-informativo condiviso basato su bisogni elementari dell’essere umano, come la diffusione di contenuti simil pornografici a cui si aggiunge, di conseguenza, una produzione e una parimenti diffusione di contenuti rischiosi di diventare una condanna ad essere sempre always sia per chi questi contenuti li produce sia per chi usufruisce di questi contenuti. Una gabbia dorata e una forma illusoria di libertà da lavori spesso umili e sottopagati, la strada verso un successo in cui l’esibizione del corpo è la moneta di scambio per un successo immediato seppur effimero.

Andrea Alessandrino

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