ONU: AL VIA INDAGINI SU REPRESSIONE IN IRAN
Ma la Cina si oppone al provvedimento, difendendo Teheran

Le Nazioni Unite, per mezzo del Consiglio per i diritti umani, ha espresso il suo giudizio negativo in merito alle discriminazioni poste in essere dal governo iraniano, culminate con la morte di Mahsa Amina, che ha scosso gli animi di tutto il mondo. Al contempo, l’organizzazione ha dato mandato di eseguire delle indagini a seguito della lotta intrapresa dalla stessa popolazione iraniana, che si sta battendo strenuamente per difendere i propri diritti.
L’indagine è stata approvata positivamente da 47 Stati facenti parte dell’organizzazione ad eccezione dell’Iran e della Cina; quest’ultima, infatti, ha cercato di boicottare la votazione. Nonostante la resistenza di Pechino, la mozione è stata approvata e in aula si è sollevato un applauso generale alla proclamazione dei risultati che si sono attestati in 25 voti favorevoli, 16 astenuti e 6 contrari. Si precisa che i voti contrari sono stati espressi da Armenia, Cina, Cuba, Eritrea, Pakistan e Venezuela.
In una dichiarazione, Antony Blinken, segretario di Stato americano, ha affermato che dall’indagine approvata dal Consiglio si scopriranno alcuni risvolti di una politica nazionalista e discriminatrice che con la repressione non riconosce i diritti fondamentali ad un popolo tribolato, come quello iraniano, sottoposto da sempre a gravi ingiustizie e soprusi.
Promotrice della richiesta di voto è stata la Germania che, insieme all’Islanda e ad altri 50 stati, ha portato sul tavolo del Consiglio delle Nazioni Unite la storia della morte della giovane Mahsa Amini, dopo aver subito delle torture per non aver indossato correttamente il velo.
A seguito dell’uccisione della giovane, in tutto il Paese si sono sollevate accese proteste di manifestanti, che sono andati a costituire un vero e proprio esercito scagliatosi contro il governo di matrice religiosa a capo dell’Iran dal 1979.
Volker Turk, alto commissario per i diritti umani, ha dichiarato che quanto sta accadendo oggi in Iran non può essere più accettato e che si recherà prima possibile a Teheran per un incontro con i leader iraniani. Da un report pubblicato da Iran Human Right emerge, infatti, che le vittime sono circa 400 mentre quelle arrestate sono circa 14 mila.
Durante le manifestazioni sono state fermate anche figure molto influenti in Iran, tra cui il calciatore Voria Ghafouri. Nonostante tutto, però, la Cina, insieme al Pakistan e al Venezuela, prende le difese di Teheran comunicando che i diritti umani non devono essere usati come scusa per condizionare la politica interna dell’Iran.
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