Oltre 178mila i morti nel mondo. Oms: "Questo virus starà con noi per molto tempo"

25085 i morti in Italia. Le Foche:"Virus tende a spegnersi da solo"

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Sono più di 178.000 i morti nel mondo a causa della pandemia di coronavirus. I dati aggiornati della Johns Hopkins University, dopo le ultime notizie arrivate da Madrid, parlano di 178.096 decessi e 2.573.143 casi a livello globale.

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"La maggior parte delle epidemie in Europa occidentale sembrano essere stabili o in calo. Ma sebbene i numeri siano bassi, vediamo preoccupanti tendenze al rialzo in Africa, America centrale e meridionale, ed Europa orientale. La maggior parte dei Paesi è ancora nella prima fase dell’epidemia". Lo afferma Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), oggi in conferenza stampa a Ginevra.

I TEMPI

cms_17189/Coronavirus_24_3_2020.jpg"A livello globale - ha ricordato - abbiamo quasi 2,5 milioni di casi ora segnalati all’Oms e oltre 160.000 morti. Vediamo tendenze diverse nelle diverse regioni e persino all’interno delle regioni. E alcuni, colpiti all’inizio della pandemia, stanno iniziando a vedere un nuovo aumento dei casi. Non dobbiamo commettere errori: abbiamo ancora molta strada da fare". "Questo virus sarà con noi per molto tempo. Non c’è dubbio che lo stare a casa e altre misure di allontanamento fisico abbiano ridotto con successo la trasmissione in molti Paesi. Ma questo virus rimane estremamente pericoloso". "Le prime prove suggeriscono che la maggior parte della popolazione rimane suscettibile" al coronavirs. "Ciò significa che le epidemie possono facilmente riaccendersi".

IL CAMBIAMENTO - "Uno dei maggiori pericoli che affrontiamo ora è il compiacimento. Le persone nei paesi sotto lockdown sono comprensibilmente frustrate dall’essere confinate nelle loro case ormai da intere settimane. Le persone vogliono comprensibilmente andare avanti con la propria vita. Questo è quello che anche l’Oms vuole e per cui lavora per tutto il giorno, tutti i giorni"."Ma il mondo - ricorda - non tornerà più come prima. Ci deve essere una ’nuova normalità’, un mondo che sia più sano, più sicuro e meglio preparato".

L’EMERGENZA

cms_17189/emergenza.jpg"Abbiamo dichiarato il livello più alto di allarme su Covid-19 al momento giusto: lo scorso 30 gennaio quando, lo voglio ricordare, al di fuori della Cina c’erano solo 82 casi e non si era ancora verificata alcuna morte". "Voglio essere chiaro ancora una volta - ha aggiunto - abbiamo dichiarato l’emergenza sanitaria di rilevanza internazionale lo scorso 30 gennaio, quasi 3 mesi fa, sulla base del parere di esperti da tutto il mondo che hanno usato i criteri previsti per raccomandarmi di prendere questa decisione. Guardando indietro abbiamo dichiarato questa emergenza in tempo e abbiamo dato abbastanza tempo per rispondere: il tempo era sufficiente per agire e tagliare il problema alla base".

IL BLOCCO DEI FONDI

cms_17189/TRAMP.jpg"Spero che il congelamento dei finanziamenti" all’Oms deciso dal presidente Usa Trump, ha detto il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, "possa essere riconsiderato da parte degli Stati Uniti, in modo che si possa di nuovo lavorare insieme con il solo scopo di salvare vite". "Ho apprezzato molto il supporto che ci è arrivato in passato dagli Usa - ha aggiunto - e sottolineo che si tratta di un investimento importante non solo per gli altri, ma anche affinché gli Stati Uniti stessi siano sicuri. Quanto a me, negli ultimi tre anni ho lavorato molto cercando di trasformare la nostra organizzazione. Continuerò a farlo, a lavorare notte e giorno con il solo obiettivo di salvare anche solo una vita. Focalizzandomi, in questo momento, sull’emergenza legata a questa pandemia".

LA FASE 2

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Per la fase 2, ha detto Maria Van Kerkhove, responsabile tecnico per il coronavirus dell’Organizzazione mondiale della sanità, "non esiste un approccio ’one size fits all’, uguale per tutti, non possiamo dire quali misure possono essere rimosse e dove, devono essere i paesi a livello locale a tenere in considerazione i numerosi fattori necessari, considerare dove il virus è sotto controllo, a decidere". "Il controllo deve iniziare al livello amministrativo più basso possibile - ha aggiunto - ed è molto importante assicurarsi di poter individuare ogni nuovo caso per evitare nuove ondate. Vediamo che alcuni paesi che hanno avuto successo stanno avendo ora un ritorno di casi. Si può allentare la chiusura, ma in maniera controllata". "Se i paesi sapranno mettere in atto tutti i 6 punti principali che raccomandiamo, quindi trovare, isolare, testare e assistere ogni caso, tracciare e mettere in quarantena ogni contatto, formare e potenziare il personale", ha aggiunto Mike Ryan, capo del Programma di emergenze sanitarie dell’Oms, "tutti potranno arrivare al controllo e il movimento delle persone sarà via via più facile. Per questo l’Oms invita i paesi a discutere questi temi insieme".

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Nelle ultime 24 ore sono stati registrati 437 decessi, secondo i dati diffusi dalla Protezione Civile. Il totale dall’inizio dell’emergenza è 25085. Spicca il dato record di guariti: altri 2943, per una cifra complessiva di 54543.

I casi attualmente positivi sono 107699, con un lieve calo (-10) rispetto a ieri. Diminuiscono anche i ricoverati, che sono 23805 (-329) e i pazienti in terapia intensiva: sono 2384 (-87). In isolamento domiciliare sono segnalate 81510 persone (+406).

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"Questo virus, come gli altri coronavirus che abbiamo già conosciuto in passato, tende a spegnersi da solo. E’ così. E’ risaputo nell’ambito scientifico che i coronavirus tendono a dare delle pandemie e poi piano piano tendono a spegnersi. Soprattutto quando c’è una riduzione della loro entropia sociale. Grazie al lockdown questo virus non potendo contagiare le persone che sono chiuse in casa non ha più la carica di diffondersi e quindi tende ad autospegnersi, a vivere una sorta di morte programmata. Speriamo che questo avvenga rapidamente e sembrerebbe che i primi caldi possano essere d’aiuto". E’ quanto sostiene Francesco Le Foche, professore di immunologia, primario di immuno-infettivologia al day hospital del Policlinico Umberto I di Roma, intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format ’I Lunatici’.

"Adesso non possiamo dirlo con certezza, il lockdown ci impedisce di dirlo con certezza, certo il contagio si è ridotto molto e piano piano questo virus perderà di forza. Lo vedremo meglio con i primi caldi quando ci sarà anche una riduzione delle goccioline che si essiccheranno e quindi avranno meno possibilità di passare da una persona all’altra. Questo virus - sottolinea l’immunologo - non avrà più la forza che aveva, quella che ci ha messo in crisi, quella che ha portato tante persone contemporaneamente in ospedale con l’esigenza di essere trattate con una terapia intensiva".

"Questo virus ha avuto il massimo dell’esplosione con contagi anche intra-ospedalieri. Ha proliferato - continua - in ospedali mono-blocco, che non avevano la possibilità di isolare il covid nei padiglioni. Questo contagio enorme e contemporaneo ha stressato il nostro sistema sanitario, adesso c’è una decompressione importante data dal lockdown, decompressione che ci ha dato l’opportunità di iniziare una medicina del territorio che è fondamentale per la salute pubblica".

Secondo il professore, "per liberarci completamente dal virus dovremmo avere un vaccino. Sappiamo che ci sono vari studi di vaccini messi in campo, con potenzialità diverse. Il problema di questo vaccino è che non sappiamo se produrrà degli anticorpi immunizzanti o meno. Io ritengo che ad oggi noi dovremmo puntare su altre cose. Ecco, su quello che abbiamo detto. Le terapie immediate e la medicina sul territorio. Non credo sia così indispensabile tra un anno o un anno e mezzo questo vaccino. Poi, qualora ci fosse questa opportunità, ben venga". "Solo le vaccinazioni - prosegue Le Foche - riescono a far scomparire del tutto i virus dalla faccia della terra. Però se questo virus si comporta come la sars è destinato a scomparire. Essendo questo un coronavirus per l’ottanta percento identico a quello della sars dovrebbe aver avuto una fase pandemica che adesso si sta spegnendo. Sono ottimista e il mio ottimismo è basato sulla scienza".

Le Foche spiega poi che l’importanza della "salute pubblica che deve essere fatta sul territorio. Questo virus ci ha permesso di rivalutare meglio questo aspetto, ora c’è un rinascimento della sanità pubblica, si acquisiranno di nuovo delle valutazioni che avevamo un po’ perso. Tagli alla sanità e riduzione di personale e fondi hanno indotto a ridurre anche la medicina del territorio. Ora lo sappiamo. Riorganizzeremo la medicina del territorio, perché questo, lo ripeto, è un virus che non deve arrivare in ospedale. Ormai la cosa si è percepita come verità assoluta, tutti ne hanno preso atto. Anche il ministro della salute negli ultimi interventi ha parlato di ristrutturazione della salute del territorio". "Questo farà sì - continua - che si possa avere una osmosi attiva tra il territorio e gli ospedali che porterà ad una sanità pubblica di alto profilo. Adesso abbiamo interpretato che se riusciamo a trattare subito il paziente affetto da Coronavirus con pochi sintomi, il paziente nella stragrande maggioranza dei casi non ha bisogno di entrare in ospedale. Questa è una malattia infiammatoria e come tutte le malattie infiammatorie se trattate all’esordio non causa danni gravi".

Quanto al ritorno ad una vita più o meno normale, "non è da considerarsi così lontano. Dobbiamo attendere le prossime due settimane, se le cose continuano in questo modo entro le prime due settimane di maggio potremo uscire e riorganizzare la nostra società. Se questo virus si comporterà come dovrebbe e come la storia dei coronavirus ci fa pensare potremmo tornare alla nostra vita sociale. Non credo che dovremmo restringere molto la nostra libertà e la nostra autonomia sociale". Le Foche, tuttavia, non pensa che le vacanze estive possano essere fatte fuori dall’Italia, "ma credo che in Italia potremo andare in vacanza".

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