PARITÀ DI GENERE: SOLO “ROBA DA DONNE”?

Emma Watson presenta al Palazzo di Vetro una nuova prospettiva femminista

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Lo scorso 20 settembre, l’attrice britannica Emma Watson ha pronunciato un discorso sulla parità di genere all’assemblea generale delle Nazioni Unite (New York). Il 7 luglio 2014, infatti, la 26enne – famosa per i suoi ruoli in film come “Harry Potter” e “Noi siamo infinito”- era stata nominata Goodwill Ambassador, ambasciatore di buona volontà dell’ONU per le pari opportunità.

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Emma ha esordito spiegando che il femminismo, per sua naturale definizione, non è un movimento che “odia gli uomini”, ma il “credere che uomini e donne debbano avere uguali diritti e opportunità”. E, soprattutto, non si batte solo a favore delle donne: l’attrice sostiene di voler coinvolgere nella sua campagna HeForShe anche uomini e ragazzi, che ne trarrebbero vantaggio tanto quanto l’altra metà del cielo. Certo, si lotta ancora affinché le donne possano guadagnare quanto i loro colleghi maschi, essere padrone del loro corpo, essere maggiormente coinvolte in politica ed economia, ottenere in ogni singolo Paese del mondo lo stesso rispetto riservato agli uomini. Ma non è tutto. Queste le parole dell’attrice: “Uomini, vorrei sfruttare questa opportunità per farvi un invito formale. La parità di genere è anche un vostro problema. Perché ad oggi, ho visto il ruolo di genitore di mio padre essere svalutato, nonostante io avessi bisogno della sua presenza tanto quanto quella di mia madre. Ho visto giovani uomini soffrire di malattie mentali, incapaci di chiedere aiuto per paura che la cosa li facesse sembrare meno maschi - in Inghilterra, il suicidio è la più grande causa di mortalità per gli uomini tra i 20 e i 49 anni, superando gli incidenti stradali, il cancro e l’infarto - . Ho visto uomini resi fragili e insicuri da un’idea distorta di quello che significa successo per un maschio. Nemmeno gli uomini hanno la parità di genere.”

cms_4585/foto_3.jpgÈ forse la prima volta che, parlando di pari opportunità, si presta attenzione anche alla prospettiva maschile della questione. Paradossalmente, molti di coloro che si definiscono “femministi” finiscono per cadere nella banalità del luogo comune secondo cui la donna, debole e indifesa, è sempre vittima dell’uomo-carnefice, desideroso di imporre il suo predominio. D’altronde, questo è ciò che ci viene impartito fin dalla tenera età: le femmine devono essere sensibili e docili, giocare a fare la mamma e la casalinga; i maschi devono comportarsi da valorosi cavalieri, essere coraggiosi in ogni situazione per non essere etichettati come “femminucce”. Finché tale mentalità non sarà debellata, finché ciascuno di noi non potrà sentirsi libero di mostrare il proprio modo di essere e le proprie emozioni a prescindere dal sesso, la parità di genere rimarrà solo un’utopia.

“La realtà è che se non facciamo nulla, ci vorranno 75 anni, o per me di compierne 100, prima che una donna possa aspettarsi di essere pagata quanto un uomo. Nei prossimi 16 anni, ci saranno 15,5 milioni di spose bambine. E al ritmo attuale, ci vorrà fino al 2086 prima che le ragazze dell’Africa rurale possano avere accesso all’educazione secondaria.”, conclude la Watson.

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Un discorso, questo, che ha attirato le ire di molti. Qualche ora dopo il debutto al Palazzo di Vetro, la 26enne è stata minacciata dal sito Emmayouarenext.com (letteralmente: “Emmaseilaprossima.com”), che avrebbe divulgato in rete alcune sue foto hard nella notte tra il 23 e il 24 settembre. In realtà, l’intimidazione si è poi rivelata essere una burla di cattivo gusto, a opera del gruppo chiamato “SocialVevo” o “Swenzy”, conosciuto per i suoi scherzi di marketing virale. Il bluff ha raggiunto oltre 48 milioni di contatti sul web, 7 milioni di condivisioni su Facebook e 3 milioni di citazioni su Twitter, aggravando un’altra annosa questione, quella della violazione della privacy sul web. Sembra che il tempo della libertà e dell’uguaglianza non sia ancora giunto. È necessario combattere per difendere i diritti di ognuno di noi, ripetendo insieme all’attrice inglese: “se non ora, quando?”.

Federica Marocchino

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