PARITÀ SALARIALE E DIVERSITÀ DI GENERE

Qual è la strada che pregiudica il proseguimento verso il “progresso”?

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Già che siamo in periodo di Halloween… “dolcetto o scherzetto”? Anche se di pessimo gusto, sono poche le persone che avrebbero voluto fosse solo uno scherzo. Invece no, è nuovamente la cruda realtà che viene a rimarcare che il passato ancora non ha portato via tutti i suoi retaggi. Infatti le alte cariche statali, con 154 voti a favore e 131 contrari, hanno deciso che il DDL Zan si dissolverà in una nuvola di fumo. Mesi di lotte estenuanti vanificati nel discutibile giubilo dei senatori, esibitisi in un applauso che sa di scherno. Il disegno di legge, dalla Commissione di Giustizia, potrebbe non riemergere più. Paradossale come le forze politiche siano quasi costantemente divise e in lotta tra loro mentre si sono riunite sotto un unico vessillo per sragionare. Si è evitata una “porcata”, come è stata definita dal Senato, quando in realtà è stata commessa. “Chi per mesi, dopo l’approvazione alla Camera, ha seguito le sirene sovraniste che volevano affossare il DDL è il responsabile del voto al Senato – twitta, inviperito, Alessandro Zan – è stato tradito un patto politico che voleva far fare al Pese un passo di civiltà, le responsabilità sono chiare”.

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Da qualunque prospettiva la si guardi, non dargli ragione equivale a mistificare la realtà. Si parla tanto di “progresso”, ma appare più un’utopia che un obbiettivo davvero prefisso dai politici. Ciò che rimane sono delle contraddizioni, perché l’altro piatto della bilancia presenta invece l’approvazione della legge per la parità salariale. Stante il precedente obbligo per le aziende con più di 100 dipendenti di fare un rapporto periodico su assunzioni, retribuzioni, promozioni, mobilità e licenziamenti, tale adempimento si estende alle imprese con 50 e più dipendenti e diventa biennale. Inoltre verranno punite tutte le forme di discriminazione riguardati il sesso, l’età anagrafica e le esigenze familiari. Quindi una delle lotte per l’uguaglianza dei diritti sta dando i suoi frutti, visto che finalmente le donne saranno retribuite quanto gli uomini e potranno avere accesso alle medesime posizioni.

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Si è dovuto attendere l’Anno del Signore 2021 per abbattere una differenza senza ragione alcuna di esistere. E vedere che, su altri fronti, si agisce da cialabardoni fa sorgere una domanda: ha senso parlare di “progresso” se poi non si fa nulla di concreto per raggiungerlo veramente? Sì, si potrebbe obiettare che anche l’approvazione all’unanimità della legge sulla parità salariale presenti dei vantaggi per i politici, ma andando oltre i motivi ciò che conta è che sia stato fatto. Quindi, se assumiamo che i membri dei vari partiti non credano alle riforme che possono davvero proiettare il nostro Paese nel futuro, ancor di più determinate scelte non si spiegano. Anzi, vengono addirittura festeggiate. Quindi l’uguaglianza dei diritti di uomini e donne come lavoratori e lavoratrici suona quasi più come un contentino. Dato che l’Italia è una delle poche nazioni al mondo senza un qualcosa di concreto che la porti verso il domani, sorge una domanda, auspicandoci che non rimanga un rompicapo senza una soluzione: ci sarà, davvero, un futuro?

Francesco Bulzis

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