PARTONO LE ASSUNZIONI PREVISTE DALLA RIFORMA RENZI, MA C’E’ CHI PENSA AL REFERENDUM ABROGATIVO
Dal 28 luglio è cominciato il piano di assunzione delle fasi B e C

I sindacati sono pronti a continuare la battaglia contro la Buona Scuola in maniera più incisiva sul fronte giudiziario. Flc.Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals e Gilda sottoporranno alla Corte Costituzionale, la questione della legittimità della legge approvata definitivamente dalla Camera il 9 luglio e firmata dal presidente della Repubblica Mattarella il 13.
La riforma, a loro giudizio, lede il principio della libertà d’insegnamento, viola i contratti e attribuisce al governo troppe deleghe. Inoltre condannano la chiamata diretta, l’estromissione del ruolo del sindacato e del contratto nazionale, i rapporti tra organi monocratici e gli organismi collegiali. C’è anche il fronte di chi si sta organizzando per il referendum abrogativo. Serviranno 500.000 firme per arrivare al referendum sulla Buona Scuola. E sono insegnanti, collaboratori scolastici e personale Ata, i protagonisti della raccolta delle firme.
Mentre la disputa sulla opportunità o meno del referendum impazza, il piano assunzioni previsto dalla Buona Scuola sta prendendo pieghe prevedibili, ma drammatiche, che richiederanno consapevolezza e mobilitazione articolata. Dopo la fase 0 e la fase A, che corrispondono all’annuale turn over, è cominciato il piano di assunzione delle fasi B e C. Dal 28 luglio e fino al 14 agosto i candidati potranno inviare le loro domande in via telematica sul sito del ministero dell’Istruzione per coprire 55.258 nuovi posti del potenziamento, di cui 6.446 destinati al rafforzamento del sostegno. E, per questi ultimi, si parla di mobilità forzata. Infatti, il sistema imposto dal Governo per le immissioni in ruolo con la Buona Scuola non solo è iniquo ma, per quelli che rientrano nella fase B del piano assunzionale, drammatico.
In tanti sono posti di fronte ad una scelta: compilare la famosa domanda entro il 14 agosto e conquistare l’agognato ruolo, a coronamento di anni o meglio decenni di sacrifici, in una regione del nord e subito dopo preparare la valigia e partire. Oppure, rinunciare a fare la domanda, mandare in fumo lo studio e i sacrifici degli anni passati. Molti saranno quindi i docenti che dovranno trasferirsi al nord. E questo perché non si è voluto progettare un piano di interventi nelle aree del mezzogiorno, soprattutto le più disagiate e a rischio. Un piano che puntasse a rafforzare la qualità e quantità dell’offerta formativa. Si profila così il rischio di una massiccia migrazione da una regione all’altra di precari, i quali, con gli stipendi che si ritrovano, difficilmente potranno mantenere un livello di vita simile a quello della propria sede di residenza.
Insomma, il caos assunzioni temuto alla vigilia, sta iniziando a prendere contorni ben precisi. Gli insegnanti saranno ancora chiamati dalle graduatorie di seconda fascia d’istituto, per supplenze annuali, tra settembre e ottobre, in grave ritardo rispetto all’inizio delle lezioni. Si avranno docenti costretti a fare i “tappabuchi”, a insegnare cioè su materie non proprie o a fare gli assistenti pomeridiani. E i dirigenti scolastici, dal canto loro, sono già in allarme perchè hanno compreso che saranno loro i parafulmini di tutto questo caos e degli effetti negativi della riforma. Inutile concludere che si prevede un anno scolastico all’insegna dell’assoluta confusione e incertezza.
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