PAUL GAUGUIN

Esotico per necessità

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Paul Gauguin nacque a Parigi nel 1848 proprio a Montmartre. Per un pittore è il posto giusto al momento giusto.

Ironia della sorte, Paul troverà fama postuma per il suo esotismo e i suoi quadri che celebrano la vita primitiva in isole lontane.

Fin dall’infanzia la vita di Gauguin è un turbine di viaggi, lavori, spostamenti, cambi di rotta e vicende quasi rocambolesche.

L’unico periodo relativamente tranquillo fu la fanciullezza, dove le amorevoli cure materne costruirono un’agiatezza idilliaca per il piccolo Paul.

cms_26140/2v.jpgNegli studi Gauguin fu a dir poco deludente. Nemmeno aveva idea di “cosa fare da grande”. Bocciato all’esame d’Accademia Navale, si imbarcò come allievo su un mercantile e girò il mondo. Al suo ritorno in Francia non trovò più sua madre, morta durante il suo viaggio, ma la sanguinosa guerra franco-prussiana.

Paul combatté valorosamente per la patria. Gustavé Arosa, ultimo compagno della madre di Gauguin, era il tutore di Paul. Arosa era un pezzo grosso della finanza e un collezionista d’arte e raccomandò Paul presso l’agenzia di cambio Bertin che lo impiegò come commesso. Dopo 24 anni di tumulti esistenziali Gauguin conobbe un periodo di tranquillità borghese grazie al lavoro di “consulente finanziario”. Si sposò con una danese e mise su famiglia. Diventò collezionista d’arte investendo il suo denaro in opere degli impressionisti.

Di Gauguin pittore ancora nessuna traccia. Conoscendo Pissaro e Degas ecco il contagio. Imparò da loro i primi rudimenti e dipinse i primi quadri. Contrariamente al solito la critica lodò, tiepidamente, le opere in stile courbettiano di Gauguin.

Tanto bastò per portare l’autostima di Paul alle stelle: la sua vocazione era la pittura. La moglie lo mantenne all’ordine preservando l’impiego, ma il crollo dell’Union General causò il licenziamento di Gauguin.

cms_26140/4v.jpgGauguin decise allora di vivere vendendo i suoi quadri.

Il carattere di Paul era un misto di ingenuità, opportunismo e irresponsabilità: non aveva le idee chiare. Gioco forza che in breve si ritrovò con l’acqua alla gola.

Il precipitare dello stile di vita spinse la moglie a tornare alla casa paterna a Copenhagen. Gauguin pensò di sfruttare l’occasione e la seguì, ma di vendere quadri non se ne parlò. Tentò di commerciare in teli impermeabili, ma anche qui fallì.

Lasciò la Danimarca e, come detto, iniziò un periodo errabondo tra Parigi, Panama (come operaio sterratore), soggiorni nelle isole esotiche con mogli quattordicenni, in un giro vizioso con poco costrutto.

Persino il periodo passato con Van Gogh aveva ben poco di “pittorico”. Gauguin aveva accettato perché Theo, l’affettuosissimo fratello di Van Gogh, lo pagò molto bene.

Anche in pittura lo stile di Paul cambia secondo amicizie e convenienza. Attratto dal “cloisonnisme” ne assorbì le forme: zone di colore piatto diviso da contorni scuri ben marcati (tipo vetrate).

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L’ultimo periodo “polinesiano” ci ha regalato i quadri che più conosciamo, ricchi di colore e, per l’epoca, una novità attraente.

La notizia della morte di sua figlia Aline (avuta dalla prima moglie) e la morte, a solo un anno, della figlia avuta con l’ultima compagna quattordicenne Pahura distrussero il suo animo. Solo, stanco, inconcludente a tutto, tentò il suicidio con l’arsenico. Sbagliò dose e non gli riuscì nemmeno questo.

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Di questo periodo il monumentale quadro: “Da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo” di cm 140 per quasi 4 metri.

Trasferitosi alle isole Marchesi, tentò una rivolta fiscale dei nativi verso l’autorità coloniale che gli costò una condanna a 3 mesi di prigione.

Ma non scontò mai la pena. Fu ritrovato morto disteso nel suo letto stroncato dalla sifilide. La tomba fu dimenticata e ritrovata 20 anni dopo.

Eppure, con una vita simile, bisogna riconoscere a Gauguin uno slancio vitale inesauribile. La stessa vitalità ideale che ha depositato nei suoi quadri.

Andrea Giuseppe Fadini

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