PERU’ AL BALLOTTAGGIO

A una settimana dalle elezioni presidenziali, è ancora sfida aperta tra Castillo e Fujimori

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Ancora a cinque giorni dal ballottaggio in Perù tra Pedro Castillo e Keiko Fujimori, a spoglio concluso, non è possibile identificare il nuovo presidente. I risultati elettorali delle recenti presidenziali peruviane, rispecchiano la configurazione interna del paese, segnato da profonde disuguaglianze economiche e sociali. Se nelle aree rurali l’attivista di sinistra, Castillo, ha spopolato ottenendo in seggi il 100% dei voti, la candidata Keiko Fujimori, leader del partito di destra populista Forza popolare, ha potuto contare sul sostegno delle élite, in particolare nei quartieri centrali di Lima. Lo scarto tra i due candidati è relativamente risicato, con un 50,2% conquistato dal candidato del partito di ispirazione marxista Perù Libero, e un 49,8% ottenuto dalla Fujimori, figlia dell’ex presidente Alberto Fujimori, a capo di un governo autoritario dal 1990 al 2000; si parla di appena 60mila voti di differenza.

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Eppure, nonostante la promessa prestata da entrambi i candidati di rispettare la volontà espressa dal voto, garantendo la massima trasparenza e correttezza nel processo elettorale, dinnanzi ai risultati del ballottaggio, la candidata Fujimori ha rivendicato brogli che avrebbero turbato il voto. Sono stati contestati casi specifici di falsificazione di firme o parentela tra gli scrutinatori, smentiti dal fatto che le tre persone imputate nel seggio di Puno, città sul lago Titicaca, nel sud del paese, fossero in realtà omonimi. Le accuse di Fujimori mirano all’annullamento di 802 seggi, per un totale di 200mila schede, un evento che non si è mai registrato nella storia del Perù.

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In tutti i casi Fujimori è convinta a intraprendere la via legale, dinnanzi alla Giuria nazionale delle elezioni, il cui verdetto potrebbe ribaltare il risultato, sulla base di un’analisi approfondita delle schede contestate. Gli osservatori internazionali che hanno sorvegliato il processo, affermano di non aver riscontrato irregolarità, e per di più il capo della missione degli osservatori elettorali dell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA), Rubén Ramiréz, si è complimentato con le autorità elettorali peruviane per aver organizzato «un processo di enorme complessità» nel bel mezzo della pandemia da coronavirus e in un contesto di «grande polarizzazione politica». Sarà quindi la Giuria Nazionale per le Elezioni a stabilire se le accuse di possibili frodi sono fondate o sono semplicemente parte di una strategia politica.

Federica Scippa

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